Dal suo esordio con Carrie nel 1974 fino almeno ai primi anni 80 Stephen King sbaglia davvero pochissimo; anche i suoi titoli considerati non propriamente di primo piano, come questo Christine - La macchina infernale forse noto più per la versione cinematografica di John Carpenter che non per il libro del Re, offrono pagine e pagine di intrattenimento di gran livello cesellando intorno alla vicenda principale un ambiente e dei personaggi talmente credibili da far apprezzare la lettura del libro, paragrafo dopo paragrafo, anche in tutte quelle fasi interlocutorie dove apparentemente la vicenda principale non si sta sviluppando. In realtà la storia narrata da King è in costruzione continua, proprio in questo lo scrittore di Bangor è il Re, non solo nelle atmosfere da brivido ma anche in quella meticolosa ricostruzione d'ambiente della provincia americana, nella descrizione delle dinamiche familiari, in quel cogliere al meglio le età giovanili, i passaggi all'età adulta e quei rapporti umani, come l'amicizia, inevitabilmente destinati a cambiare, a evolversi e a mutare con il tempo e con i tempi. Al di là dei connotati orrorifici o sovrannaturali è tutto il resto che ogni volta mi convince di come King sia un grande scrittore che poco ha da invidiare ad altri nomi considerati dalla critica in misura maggiore, come se navigare all'interno del genere avesse meno dignità letteraria, annosa discriminazione che risale probabilmente all'alba dei tempi della letteratura moderna.
Dennis Guilder e Arnie Cunningham sono amici fin dai tempi delle elementari, i due non potrebbero essere più diversi: il primo è un bel ragazzo, atleta nella squadra di football delle superiori, un bravo studente e parecchio spigliato con il genere femminile; anche Arnie è molto bravo a scuola ma le similitudini tra i due finiscono qui. Arnie è quello che viene considerato un vero sfigato dai suoi coetanei: impacciato, la faccia devastata da un'acne impietosa, goffo e imbranato di fronte alle ragazze, incapace di avere una buona socialità con i suoi compagni. Eppure Dennis, che lo conosce bene e da tanto, ha modo di apprezzare le qualità nascoste di Arnie, un amico fedele, molto sciolto quando è con lui e capace di spiritosaggini davvero divertenti, tutte qualità che nel tempo hanno contribuito a creare un'amicizia profonda, tanto che non sono mancate a Dennis le occasioni per togliere Arnie dai guai di cui è spesso vittima a scuola. Durante una delle sortite sulla Duster del '75 di Dennis i due amici si imbattono in una vecchia Plymouth Fury del '58 abbandonata in un vialetto prospiciente una malconcia casetta unifamiliare. L'auto, quasi un completo rottame, appartiene a un vecchio militare ormai in pensione, Roland D. LeBay, un personaggio alquanto sgradevole che propone ad Arnie di acquistare la Fury che lui ha chiamato Christine. Per qualche strana ragione Arnie si innamora da subito dell'auto, Dennis cerca di far ragionare il suo amico più che convinto che il vecchio gli stia tirando un fregatura, purtroppo quella vecchia macchina diverrà per tutti ben più di una semplice fregatura economica, per Arnie Christine diverrà una vera e propria ossessione che metterà in discussione i rapporti del ragazzo con la sua famiglia, con l'amico Dennis e anche con Leight Cabot, una delle ragazze più belle della scuola che inspiegabilmente inizierà a provare una vera attrazione per Arnie.
Oltre che nel campo del sovrannaturale Stephen King ci accompagna in un momento di passaggio per un'amicizia storica destinata a incrinarsi, i due protagonisti sono all'ultimo anno del college, soprattutto in Dennis affiora a più riprese la preoccupazione per la fine di un'età spensierata che si paleserà nel più inquietante dei modi, l'affaccio al mondo degli adulti presenta numerose incognite, anche i legami più forti, quelli di una vita e quelli nati in momenti di estrema preoccupazione, subiranno scossoni ai quali difficilmente potranno resistere. King lavora benissimo sui rapporti, tratteggia bene le famiglie d'origine dei due ragazzi, il loro legame con i genitori, non mancano come in molti suoi romanzi i bulli e i delinquentelli a rendere la vita difficile ai protagonisti. Se dal punto di vista dei brividi e della tensione il re ha prodotto esiti più interessanti di questo Christine, sul piano meramente narrativo il libro corre che è una bellezza, pagina dopo pagina si costruisce un mondo che sembra essere sempre più vero e familiare, la prosa dello scrittore del Maine non lascia scampo, è una carta moschicida per lettori, King è uno di quegli autori al quale spesso ci si accosta durante gli anni dell'adolescenza e che poi, per un motivo o per l'altro, non si abbandona mai per davvero, perché tornare in quei paesini pieni di minacce striscianti e orrori quotidiani è un piacere al quale non è facile rinunciare.