Se ripenso ai suoi dischi fino a oggi pubblicati, sia come membro dei The Rascals e dei Last Shadow Puppets, sia come solista, ho sempre l’impressione che dalla penna di Miles Kane possa uscire qualcosa di buono e che il mio credito nei suoi confronti sia praticamente illimitato. Non è solo questione di essere fan, è semmai il lascito di una ponderata fiducia, quella che mi fa essere sicuro, prima ancora di schiacciare il tasto play per ascoltare questo nuovo Change The Show, che le mie orecchie saranno deliziate da brillanti melodie pop e il mio piede non smetterà un secondo solo di tenere il tempo. Perché (oddio, mi rendo conto di quanto sia personale questo giudizio), Kane non sarà forse mai in grado di cambiare il corso della musica, ma è sicuramente capace di conquistarti senza il minimo sforzo con la sua innata brillantezza e il suo stile unico. Quando poi Kane è Kane al 100%, lo sguardo lucido di nostalgia rivolto agli anni ’60, la foto dei Beatles tenuta con cura nel taschino della giacca e una geneticamente comprovata passionaccia per il mod revival, quello filtrato dalla lectio magistralis di sir Paul Weller, allora il gioco è fatto.
Parte piano, Change The Show, con la bella "Tears Are Falling", bigiotteria beatlesiana che si trasforma in gioiello perchè declinata con eleganza di nobile blasone. E nonostante le riflessioni esistenziali contenute nel testo, si capisce subito che la scaletta del disco sarà trainata da un surplus di vitalità, così potente da lambire i confini dell’euforia. La prova provata arriva con la successiva "Don't Let It Get You Down", irresistibile frenesia da dancefloor, il cui gancio pop entra in testa prima ancora di aver avuto il tempo di comprendere quanto siano incredibilmente brillanti gli arrangiamenti, seducente l’occhiolino strizzato alle sonorità sudamericane e semplicemente magica la linea melodica del ritornello. Funziona nello stesso modo "Nothing's Ever Gonna Be Good Enough", cantata in coppia con Corinne Bailey Rae, un up tempo che ti stende con un beat travolgente, quasi insolente nella sua sfacciata contagiosità e la cui incubazione dura il tempo di un unico ascolto.
In realtà, non c'è un solo momento durante Change The Show in cui Kane non abbia in pugno l’ascoltatore: a partire dal sornione canticchiare della citata "Tears Are Falling" fino alla ritmica travolgente del northern soul di "Tell Me What You're Feeling", al nostalgico divertissiment anni ’60 di "Caroline" o alle movenze sensuali della conclusiva "Adios", tutto, ma proprio tutto, suona deliberatamente accattivante.
Presentata come una raccolta di canzoni sulla sua vita e le sue esperienze, Change The Show è un album la cui briosa leggerezza è vera e propria manna dal cielo, che ci rinfranca dal grigiore di questi mesi di rassegnata tristezza. Per sua stessa ammissione, Kane dice di averci lavorato due anni, ma nonostante ciò questi brani suonano immediati, diretti e divertentissimi. Una sorta di vademecum su come scrivere la perfetta canzone pop: non un disco che sposterà gli equilibri, ma la cui contagiosa allegrezza è destinata a rendere migliori le nostre giornate.