L’anno scorso di questo periodo mi trovavo al mare e una mattina presto scrissi il ReLoudd di Spara Juri (leggi qui), uno dei brani più iconici dei CCCP, ovvero, che volete che sia, uno dei gruppi più importanti della mia gioventù e di tutta la gioventù indie (anche se negli anni Ottanta il termine non era così in auge) che si riuniva, si pensava, per un unicum in occasione della mostra a loro dedicata, intitolata Felicitazioni! CCCP-Fedeli alla linea 1984-2024.
Come scrissi all’epoca (e qui confermo) Giovanni Lindo Ferretti ha sempre avuto la mia stima incondizionata, quindi ero curioso e allo stesso tempo rammaricato di non avere trovato il biglietto per il Gran Galà Punkettone in quel di Reggio nell’Emilia. Dal mio punto di vista sarebbe stato da un lato il doveroso riconoscimento a ciò che i CCCP sono stati, dall’altro la formidabile chiusura di un cerchio.
Per me valeva difatti quanto dichiarato anni orsono da Ferretti (mi pare a Rumore): “Nello specifico dei CCCP la presenza di Annarella e Fatur, un corpo femminile ed uno maschile nel loro incontenibile fulgore esistenziale, ne impediscono qualsiasi riesumazione. A meno di non immaginare una riscossa da parte della terza età, pantere grigie? RSA Tour/Emilia Paranoica al tempo del Covid? Il senno di poi rinvigorisce quello di allora”, risposta che, alla pari di molte delle dichiarazioni degli ultimi anni di Ferretti, fonde la teologia cattolica (uomo e donna li creò), con la pungente ironia dell’uomo nuovo, Oh battagliero!
Grazie alla tenacia del mio amico Alberto, però, alla fine al Gran Gala Punkettone sono andato, anche se la già annunciata replica del giorno successivo, mi disturbò immediatamente. Ma come, un evento unico viene ripetuto? Col senno del poi eravamo già alla (anticipata) logica di un tour ma, che volete che vi dica: andammo, vedemmo, apprezzammo.
Per Alberto avevamo partecipato ad un momento storico, io invece, forse complice il fatto di avere il rimorso (postumo?) di aver tolto del tempo alla mia famiglia per una Milano-Reggio Emilia-Milano, cominciai a nutrire dei dubbi; tant’è che all’uscita, alla domanda del solito reporter con telecamera, rimasi un attimo in silenzio (cosa che ultimamente, peraltro, mi capita spesso) e farfugliai qualcosa (col risultato ovvio di essere tagliato al momento del confezionamento del servizio).
Cosa non mi piacque? La "riesumazione dei corpi" (anche se Annarella rimane una bella donna) segnata nel tempo e dal tempo di Fatur? Il fatto che avendo sentito Ferretti in questi anni con il suo A Cuor Contento (2012) mi pareva lo stesso concerto con l’aggiunta (ovviamente non da poco e senza alcun senso di sminuirlo) della chitarra di Massimo Zamboni? I paramenti sovietici oggetto per alcuni di un culto solo nostalgico per altri una oramai solo esotica estetica vintage?
Non lo so ancora ora, tant’è che, smaltita la delusione, eccomi dopo qualche tempo a vedere la mostra Felicitazioni! CCCP-Fedeli alla linea 1984-2024 in un triste giorno dove la pioggia cadeva sui Chiostri di San Pietro di Regio Emilia e così, mentre la Trabant veniva coperta (per non rovinarsi), il pezzo di muro, i cavalli di frisia ed i megafoni a palo con il loop di un loro brano ricordavano veramente l’atmosfera rugginosa di Berlino Est.
Decisi così di non andare volutamente ai concerti, poi sempre più numerosi, dei rinati CCCP: perché? Perché quello che vidi a Reggio mi bastò? Per il prezzo (non proprio popolare) dei biglietti? Perché non hanno più niente di nuovo da dire (e allora cosa dire dei Cure che non fanno album da quasi vent’anni e raschiano il barile con operazioni come quella annunciata in questi giorni della pubblicazione di un acoustic hits contenuto già in un DVD)?
Alla fine, penso che la ragione più profonda sia relativa a uno dei problemi insoluti della nostra generazione di occidentali (di musicofili e di semplici esseri umani) ovvero per l’accusa sempre pronta e sempre da muovere (ovviamente sempre agli altri e mai a sé stessi, come se ognuno di noi non cambiasse mai) di incoerenza.
Incoerenza con il passato (sempre visto con l’ottica del rimpianto di quando eravamo giovani e liberi da tutto); incoerenza per quello affermato sopra da Ferretti; incoerenza verso una concezione di purezza (che non esisteva neanche in allora); incoerenza con la nostra idea di coerenza.
Che feticcio strano la coerenza, che non mi ha permesso di non vederli dal vivo, seppur per anni il desiderio fosse quello, e che al tempo stesso mi ha portato in una serata di un venerdì di fine giugno a sentire a Brianza Velenosa i Diaframma (ovviamente a gratis).
Mentre ascoltavo Federico Fiumani (lui sì sempre coerente col suo personaggio) tuttavia mi domandavo: ma come, ma perché lui sì ed i CCCP invece no?
Perché vai ad un concerto di un gruppo sì storico, ma che dopo il terzo album Boxe (1988) non hai più seguito con costanza, accusandolo (già nel 1989) di aver tradito la wave per diventare di fatto un cantautore, mentre non vai ad un concerto dei CCCP di cui hai amato TUTTO?
Quindi ti va bene andare ad un concerto (comunque bello) con una scaletta che ha snocciolato i pezzi migliori della sua intera discografia da "Gennaio", a "L’odore delle Rose", da "Siberia" a "Elena", passando per "Labbra Blu", la bellissima "Adoro Guardati" che, con "Amsterdam" e "Neogrigio", ha rinverdito i fasti della “nuova onda” (anche se, come sopra detto, i Diaframma oramai da molto tempo non possono essere considerati gli alfieri storici della wave italica) e non ti scandalizzi se il concerto viene annunciato come “35 anni di Gennaio” (mentre a dicembre suonerà “40 anni di Siberia”) quasi a congelare la creatura di Federico Fiumani alla genesi legata alla “nuova onda”.
La domanda rimaneva dunque ricorrente, perché per i CCCP vivi una sorta di tradimento e per i Diaframma no? Lasciamola per il momento aperta.
Altro concerto ed altro giro.
Giovedì 11 luglio eccomi al Punk Rock Raduno a sentire i Detroit Cobras, gruppo garage storico che, dopo la morte prematura della cantante Rachel Nagy (a dispetto di una nota guida di eventi online che ancora oggi indica come il gruppo sia capitanato da lei e dalla bassista Mary Ramirez) si è ricostituito per un ad memoriam tour con il cantante Marcus Durant degli Zen Guerrilla.
Anche in questo caso bellissimo concerto, che dopo due/tre pezzi per carburare, si è sviluppato con una carrellata dei loro più famosi successi come "Cha Cha Twist", "Bad Girl", "I’ll keep holding on" e chiuso con "I’m alive" uno dei pezzi presenti nell’ultimo EP editato qualche mese orsono, per me è il pezzo dell’estate.
Ma anche qui tornava la domanda, un po’ come i ricordi che si vogliono censurare ma che riemergono inesorabilmente: quindi a differenza dei CCCP, ti vanno bene i Detroit Cobras perché i componenti del gruppo rimanenti hanno fatto l’interessante (e forse unica coerente) scelta di sostituire la cantante con un nuovo cantante?
Dunque, anche qui una questione di coerenza?
Atto finale. 27 luglio 2024, i CCCP fanno tappa a Genova, mentre al Carroponte suonano i Cult, altra band passata alla storia degli anni Ottanta.
Anche in questa occasione alla mente sovviene una (la) domanda: ma come, uno dei gruppi storici della scena goth (anche se con loro - e per un certo verso con i Sisters Of Mercy - il goth perde la propria “purezza” (sinonimo di coerenza?) per ritornare verso lidi del rock seventies), arriva a Milano in occasione del loro tour Europa 8424 (la storia si ripete: CCCP Fedeli alla linea 1984-2024 – Europa tour 8424, ndt.) e tu, che hai all’epoca molto apprezzato il loro album Love (chi non si ricorda "Rain" e "She sells sanctuary"?) te ne vai in provincia di Bergamo per il Breambeat Festival a sentire Le Muffe (pure stavolta arrivato in ritardo anche se per colpe non mie), Miss Chain and the Broken Heels (comunque la cover della cover di "Walk of Life" dei Dire Straits apre sempre il cuore del pubblico – leggi intervista qui) e i Peawees (anche loro con un album in uscita dopo qualche anno di silenzio) con il contorno dei Faz Waltz?
Coerenza, sempre coerenza, nel partecipare ad un evento che, alla pari del Punk Rock Raduno, è totalmente gratuito e che vede una partecipazione di popolo che così può beneficiare di una serie significativa di concerti totalmente gratis?
Coerenza nel voler rimanere legato a un'immagine del rock che per esistere deve (attenzione, non può, ma deve) rimanere una cosa per pochi eletti? Coerenza nel non ammettere che il rock, come il mondo, come tutte le persone cambiano?
Coerenza nei confronti del giovane Stefano che non sopportava da ragazzo la retorica degli anni Sessanta, da "Bandiera Gialla", passando da una "Rotonda sul Mare", "Abbronzatissima" e via dicendo, esecrando la senilità di chi cantava da tempo immemore pezzi della sua gioventù solo per il vil denaro e per un pubblico agée, ora, che le scalette dei concerti a cui va incominciano a essere over trentennali, parli di classicità del rock? E la zeitgeist musicale dove la cerchi (se la cerchi ancora)?
Coerenza nei confronti di chi e per che cosa?
Alla fine, mi rimane l’amaro dubbio che credere che la coerenza sia un valore assoluto non mi permetta tutt’oggi di godere dal vivo un sacco di musica che merita comunque e, per tornare ai CCCP, ad uno dei gruppi più significativi della mia storia musicale e della storia del rock italico.
Quindi, la prossima volta che vi capiterà anche a Voi, fateci un pensiero sopra perché, come mi ha detto il mio amico Alberto, siete ancora in tempo per cambiare opinione.
Buone vacanze