“Marsiglia non è una città per turisti. Non c'è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c'è da vedere si lascia vedere. E allora è troppo tardi, si è già in pieno dramma. Un dramma antico dove l'eroe è la morte. A Marsiglia, anche per perdere bisogna sapersi battere.”
Jean-Claude Izzo è nato a Marsiglia nel 1945, da padre italiano (originario di Castel San Giorgio) e da madre francese, di origini spagnole. È morto giovane, a soli 55 anni, sempre a Marsiglia, città che ha amato per tutta la vita e che ha saputo raccontare come pochi, attraverso lo sguardo appassionato e al contempo malinconico e disilluso di Fabio Montale, suo alter ego e protagonista della “Trilogia marsigliese”, che comprende, oltre a Casino Totale (1995), Chourmo (1996) e Solea (1998).
Sulla vita privata di Izzo non si sa molto, perché era un uomo particolarmente schivo e riservato, ma quel che è certo, però, è che la sua essenza, il suo pensiero, la sua indole e le sue passioni sono fortemente proiettate su Fabio Montale.
Entrambi amano il buon cibo, i vini pregiati e naturalmente il Pastis de Marseille, l’aperitivo francese per eccellenza, al sapore d’anice. Il cibo, in particolare, riveste un ruolo molto importante nei romanzi di Izzo, perché anche quello del cibo è un linguaggio, un modo per entrare in contatto con l’altro. Per Montale è puro piacere, è il suo modo per rifocillarsi e curare le ferite che gli vengono inferte dalla vita. Che a cucinare sia lui oppure Honorine, la sua vicina di casa, affettuosa e materna, sono tante le pagine che non solo si leggono, ma si assaporano e si annusano. Un vero e proprio viaggio nel gusto, tra ingredienti, spezie, erbe aromatiche e ricette contaminate, che profumano di Mediterraneo e contribuiscono a forgiare l’immagine del melting pot culturale che caratterizza la Marsiglia descritta da Izzo. Una città che sembra non avere regole, rude e indisciplinata, fatta di contrasti netti, in cui convivono tutti i tipi di persone, di tutte le etnie, unite, però, da un elemento comune, il mare. “Quella mattina mi ero messo a cucinare presto, ascoltando del vecchio blues di Lightnin’ Hopkins. Dopo aver pulito la spigola, l’aveva farcita con il finocchio, e condita con olio d’oliva.”
Un altro punto di contatto tra Izzo e Montale è l’idolatria per le donne. Izzo le tratteggia con grande intensità, passione, sensualità e poesia. Donne che Montale ha amato e perduto; donne che lo hanno amato e che lui sente di aver tradito e deluso, a causa di quel senso di inadeguatezza che non lo abbandona mai. Donne accudenti, spregiudicate, sopra le righe o “normali”. Sante o puttane. Poco importa, perché il suo modo di vederle, non contempla alcun pregiudizio. Ciò che conta non è quel che fanno, ma ciò che sono. Ciò che hanno dentro.
“Facemmo l’amore come se fosse stata la prima volta. Con pudore. Con passione. E senza preconcetti. […] Quando la lasciai, era solo una puttana. E io, come sempre, nient’altro che uno sbirro.”
E poi ci sono la letteratura e la musica. Tutti i titoli della trilogia si rifanno, in qualche modo, alla musica: Casino totale e Chourmo, citano due band marsigliesi, rispettivamente gli IAM e i Massilia Sound System, mentre Solea è il titolo di un bellissimo pezzo di Miles Davis, che inizia con un assolo di tromba caldo, malinconico e rassegnato...
Compagno fedele di entrambi è il mare. Quello stesso mare che ha accolto e custodisce le ceneri di Izzo, che in Chourmo ha scritto “Di fronte al mare la felicità è un’idea semplice”, solo che lui si limitava a contemplarlo, perché pare che lo soffrisse molto, mentre Montale lo vive, è il suo rifugio, gli appartiene, gli sta dentro e lo fa sentire in pace, perché quel blu cobalto sembra avere il potere di inghiottirsi tutto, anche le cose più brutte.
Innegabile, poi, che anche l’interiorità di Izzo e quella di Montale siano sovrapponibili, perché appartiene a entrambi il senso di giustizia, la perseveranza, la lucidità di pensiero e quel modo di guardare la vita dritto negli occhi, sapendone cogliere la vera essenza, senza inganni o illusioni. E poi, c’è l’assenza di felicità. Felicità che Montale non sa cosa sia, non gli appartiene. L’ha assaporata, certo, ma non gli è mai rimasta accanto sufficientemente a lungo, perché l’ha sempre tradito. E Izzo, dal canto suo, è sempre stato un uomo fortemente malinconico e solitario, dotato di un’empatia devastante.
Casino Totale è un noir, per la precisione un “noir mediterraneo”, genere di cui Izzo è considerato da molti il fondatore. Fabio, Ugo e Manu sono cresciuti insieme, in una Marsiglia che non aveva molto da offrire. Hanno condiviso le prime esperienze, quelle che contribuiscono a creare legami affettivi indissolubili, e anche il desiderio di una vita che potesse essere, in qualche modo, più appagante della loro infanzia, segnata dalla povertà e da piccoli furti commessi un po’ per noia e un po’ per necessità. Oltre a questo, ciò che ha unito i tre ragazzi, anche dopo, quando le loro strade si sono definitivamente separate (Fabio è diventato un poliziotto, mentre Ugo e Manu sono diventati due malviventi di tutto rispetto), è stato l’amore per Lole. Quando Ugo viene a sapere che Manu è stato assassinato, torna a Marsiglia per vendicarlo. Anche Fabio, però, è determinato a scoprire chi ha ucciso il suo amico e inizia ad indagare, e lo fa a modo suo, perché Montale non è uno sbirro come gli altri. Lui è uno che bazzica i bassifondi, i quartieri difficili, e non si limita a punire chi sbaglia, ma cerca, a modo suo, di capire, educare e offrire, a chi lo merita, uno spiraglio di luce, e magari, una seconda possibilità. L’indagine sarà tutt’altro che semplice e Fabio si ritroverà a pagare un prezzo altissimo.
Ma Casino Totale è molto altro. È un libro che coinvolge tutti i sensi e riesce a condurre il lettore ben oltre i confini delle pagine ruvide e porose su cui le parole si muovono agili e poetiche. Pulite ed essenziali. Una scrittura asciutta e cesellata, che rapisce e incanta. Sangue, amore, rabbia, innocenza, dolore, speranza, musica, morte, tramonti, mare, umanità, violenza, profumi, sesso, colori, vendetta, cibo, amicizia e molto altro, si mescolano e si alternano, all’interno di una narrazione che non offre alcuna via di scampo, perché l’unico risultato possibile è quello di innamorarsi di Izzo e di Montale, come fossero una cosa sola.
“Fuori, il sole mi inondò il viso. L’impressione di tornare alla vita. La vera vita. Dove la felicità è un insieme di piccoli fatti insignificanti. Un raggio di sole, un sorriso, la biancheria stesa a una finestra, un bambino che gioca a calcio con una scatola di conserva, un’aria di Vincent Scotto, un leggero colpo di vento sotto la gonna di una donna…”.
Un libro potente, che è anche, e soprattutto, una dichiarazione d’amore a Marsiglia e alle sue contraddizioni, a quella città a cui, proprio nell’ultima riga, dedica il suo ultimo pensiero, definendola “in armonia con i nostri cuori”.