A sessantadue anni suonati, Ice-T continua a mulinare la durlindana con rinnovato furore, senza mostrare cedimenti di fronte al tempo che passa o cedere alle lusinghe delle mode. Una musica risoluta e senza compromessi, quella dei Body Count, dai toni violenti e sfrontati, capaci di coniugare l'hip hop più estremo e politicizzato, di cui Ice –T straordinario interprete in dischi come Rhyme Pays (1987) e O.G. Original Gangster (1991), a un metal feroce di derivazione thrash e speed, portato in eredità dal sodale di sempre, il chitarrista Ernie C.
Un crossover dirompente, che abbina perfettamente una potenza di tiro pazzesca a testi al vetriolo, cinici e irriverenti, talvolta declinati ai limiti del codice penale (la celeberrima Cop Killer, tratta dal loro album d’esordio del 1992, scatenò negli States un vero e proprio casus belli), ma capaci anche di tratteggiare con intelligenza temi politici e sociali.
Il nuovo Carnivore (titolo che ammicca a una precedente querelle innescata con vegani e vegetariani) ripercorre con efficacia la strada già battuta dai due precedenti e ottimi Manslaughter (2014) e Bloodlust (2017), senza che l’attitudine della band a non fare prigionieri venga meno. Si potrà dire che il canovaccio è un po' frusto, che le idee sono più o meno le stesse di sempre, che l’impatto sonoro è tanto sferragliante quanto prevedibile. Tutte considerazioni, queste, che non farebbero una grinza, se non fosse che con i Body Count riescono comunque a centrare il bersaglio, grazie a una buona dose di sincerità, che rende questi assalti all’arma bianca credibili ed esplosivi.
Chitarre abrasive, ritmica brutale, ospiti di livello (Jello Biafra, Dave Lombardo, Will Putney, Jamey Jasta, Amy Lee e Riley Gale) e il rap sventagliato ad altezza uomo di Ice-T sono tutto ciò che serve alla band per sigillare un disco che si ascolta e riascolta volentieri, regolando il volume dello stereo sul massimo possibile. La brevità della scaletta (solo trentasei minuti) contribuisce, poi, a dare maggior efficacia alle dieci canzoni che compongo il disco: una buona cover di un classico come Ace Of Spades dei Motorhead, una rilettura in chiave moderna di un classico di Ice-T (Colors 2020), le consuete randellate sugli stinchi sferrate sotto le insegne di un thrash metal di derivazione Slayer (Point The Finger e Thee Critical Beatdown) e qualche brano in cui prevale invece la metrica rap (Another Level).
Strano a dirsi, c’è anche spazio per spiccioli di melodia, si far per dire, con la mesta When I’m Gone, disarmata riflessione sulla perdita delle persone care, dedicata al rapper Nipsey Hussle, assassinato a Los Angeles lo scorso anno, e interpretata in duetto con Amy Lee, cantante degli Evanescence.