Due geni (Eric Clapton e Steve Winwood), un solo disco, sei mesi di vita. La storia di uno dei più noti supergruppi di sempre potrebbe essere riassunta più o meno così. Se non fosse che l’unico album rilasciato dalla band è tanto bello da essere entrato nella leggenda. Un merito, questo, che va attribuito non solo a un filotto di canzoni strabilianti, ma anche a una infuocata querelle a proposito della copertina originale del disco. Veniamo ai fatti. E’ il 1969. Clapton molla i Cream e Winwood dà l’addio ai Traffic. I due si stimano e decidono di collaborare. Entrano negli studi Morgan di Londra, e insieme a Ginger Baker (batterista dei disciolti Cream) e Rick Grech (bassista dei Family), iniziano a provare nuovi pezzi, dando vita peraltro a lunghe ed emozionanti jam (le jam di quelle sedute di registrazione le trovate nella versione deluxe dell’album, uscita nel 2001). Dopo un paio di mesi di tournè, a settembre del 1969 esce il disco e, a dicembre, un Clapton sempre più svogliato e già pronto per nuove avventure, saluta tutti e abbandona il progetto, decretando ufficialmente la fine della band. Tra le cose migliori in scaletta (le canzoni, a dire il vero, sono una più bella dell’altra), meritano una menzione Precence Of The Lord, partorita da Slowhand e senza dubbio una delle sue composizioni più riuscite di sempre, e soprattutto, Can’t Find My Way Home, classico intramontabile a firma Winwood. Quest’ultima è una ballata acustica dagli accenti quasi country, impreziosita dal drumming inusuale di Baker e dalla voce morbida di Winwood intrecciata magicamente con gli arpeggi acustici di Clapton (nell’edizione deluxe del 2001 è presente anche una versione elettrica del brano). Stupisce, quindi, che di fronte a un livello compositivo così alto (Can’t Find My Way Home, nel corso degli anni, è entrata nell’immaginario collettivo ed è stata reinterpretata con devozione da decine di artisti, tra cui- addirittura- i Black Label Society) il primo e unico album dei Blind Faith sia divenuto celebre anche, e forse soprattutto, a causa della copertina. Quando esce il disco, infatti, si grida immediatamente allo scandalo: la cover del vinile raffigura una ragazzina a seno nudo che tiene in mano un modellino di areoplano di forma chiaramente fallica. Si sprecano le accuse di pedofilia nei confronti della band e la copertina è censurata tanto in America che in Inghilterra. La scelta di una cover tanto scandalosa aveva ovviamente solo fini commerciali e nacque da un’intuizione del fotografo Bob Seidelman, che convinse una studentessa di undici anni (previo consenso dei genitori) a posare nuda in cambio di un pony. Tuttavia, come spesso succede in questi casi, la letteratura rock si arricchì di numerose leggende, alcune delle quali davvero astruse. Come quella, ad esempio, che la giovinetta ritratta sull’album fosse una groupie dei Blind Faith ridotta in schiavitù dai membri della band.