Il disco dal vivo Camminando camminando è la diretta conseguenza di tale intensa attività e include i due bellissimi inediti in studio “Piccola canzone dei contrari” e “L’apprendista stregone”, (inizio della collaborazione per i testi con Giorgio Faletti) posti strategicamente all’inizio e alla fine, come ad aprire e chiudere metaforicamente le porte allo spettacolo live, offrendo materiale di nuova composizione perfettamente integrabile al repertorio scelto per lo show.
Eleganza, buongusto, rispetto per la tradizione, predilezione per l’antico, glorificazione del barocco sono tutte caratteristiche che troviamo all’interno dell’arte del “violinista” nato a Cuggiono, ma genovese d’adozione, essendosi trasferito dopo pochi mesi di vita nel capoluogo ligure. E la sua forza permane quella di trasportare tali referenze nel presente per confezionare un prodotto completamente nuovo, ricco delle più svariate influenze.
Il mito del “Il dono del cervo”, l’iconica “Cogli la prima mela” e quel capolavoro fiabesco intitolato “Alla fiera dell’est” fungono da fulgido esempio per quanto affermato, tra continui cambi di tempo, ritmiche coinvolgenti con languori ancestrali e arrangiamenti finemente studiati per sbalordire nell’esecuzione dal vivo, dando l’idea della voglia di continuo cambiamento del cantastorie virtuoso del violino; nelle performance sul palco di “Il Signore di Baux”, “Vanità di vanità” e “Il violinista di Dooney” egli rinnova il suo sguardo al passato con gli occhi spalancati sulla musica odierna come carte assorbenti, rimanendo uno degli autori italiani più amati all’estero.
Una parte di Camminando camminando è infatti registrata in Germania, dove Branduardi mantiene un consistente numero di hardcore fan. L’inizio della performance lo evidenzia con il suo saluto, sussurrato e orgoglioso: «Guten abend and willkommen», appena dopo aver terminato una straordinaria esecuzione della title track di uno dei suoi primi album, “La Luna” (1975), realizzato con la collaborazione di Maurizio Fabrizio. E proprio quest’ultimo, alle chitarre, pianoforte e tastiere, è uno dei raffinati ed esperti musicisti che accompagnano Angelo in questa lunga tournée: Ellade Bandini alla batteria e percussioni e il “jolly” Claudio Guidetti (basso, stick, chitarre e tastiere) completano il quartetto.
La seconda frazione del concerto è dedicata ai successi dell’ultimo (di allora) riuscitissimo lavoro, il già citato Domenica e lunedì, non prima della splendida resa di un suo classico, “Ballo in fa diesis minore”, apocalittica descrizione di uno scenario improbabile fino al 2020, e assolutamente preveggente di quanto avvenuto con la pandemia, con tutte le sue paure e contraddizioni. Scorrono poi, appunto, la dolcissima speranzosa “Domenica e lunedì”, candido invito a cogliere l’attimo prima che la vita ingoi la speranza, e la romantica ed enigmatica “Fou de Love”, tentativo di dare un differente linguaggio alla propria musica con l’aiuto del noto paroliere Pasquale Panella, compagno inseparabile della nuova fase post Mogol di Battisti e ispiratore del nuovo corso lirico di Zucchero.
Meritano una menzione speciale l’affascinante, incantata “Le dodici lune” e “I Santi”, meravigliosa cavalcata violinistica di quasi sei minuti a cui si deve il titolo del disco, “e camminando e camminando stanno arrivando, stanno arrivando”, altre due vette dell’allora recente opera pubblicata.
«“La pulce d’acqua” è una poesia degli indiani d’America tramandata oralmente, in cui si parla di un uomo diventato infermo a causa di una pulce d’acqua che ha rubato la sua ombra, ma la musica lo salva, perchè l’insetto riconosce la sua voce e gli riporta l’ombra…»
L’opera si conclude in bellezza con una delle più belle composizioni del menestrello che ama farsi chiamare trovatore, sostantivo (secondo il suo sentire) più consono al proprio modo d’essere. “La pulce d’acqua” non solo ha un significato didascalico, ma incarna perfettamente l’immagine del cantastorie, felice di stampare sorriso e stupore sui volti degli spettatori, mentre racconta favole ed esalta il potere taumaturgico della musica.
Un’appassionata versione di “Si può fare” chiude definitivamente i giochi e rimembra le doti di polistrumentista del Nostro, abile a districarsi tra chitarre, violino, armonica e pianoforte.
Angelo Branduardi ha proseguito brillantemente la sua carriera fino ad oggi tra deliziosi lavori autografi, un magnifico concept album dedicato a San Francesco (L’infinitamente piccolo) e una serie di otto lavori dedicati alla musica antica. Non è mai mancata un’intensa attività live, degna prosecuzione di quanto testimoniato da Camminando camminando.
Un artista devoto al suo progetto che, parafrasando proprio il titolo degli otto dischi dedicati alla musica antica, trae la sua essenza dall’unione di due parole, solo apparentemente contrastanti: Futuro antico. Ossia creare una musica che superi le barriere del tempo, dello spazio e unisca le civiltà facendo conoscere le tradizioni, attingendo dal passato per non dimenticare e costruendo nel presente le fondamenta per un domani pieno di speranza.
«La mia canzone preferita è “Alla fiera dell’est”, perché viene sussurrata da tutte le mamme per far dormire i figli, viene insegnata nelle scuole materne ed elementari. I bambini la imparano e la cantano senza sapere chi è Branduardi. Questo significa che il brano non mi appartiene più, è diventato patrimonio popolare ed è un’ambizione enorme che io avevo poiché ti dà un pizzico di immortalità».