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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
19/12/2023
Live Report
Calcutta, 18/12/2023, Mediolanum Forum Assago, Milano
Calcutta è ormai una realtà consolidata e lo show che ha regalato al Forum per la sua prima data milanese è bello e coinvolgente dall’inizio alla fine. Un palazzetto gremito dove cantavano tutti a squarciagola e una band decisamente più coinvolgente delle volte precedenti, dove il nuovo bellissimo disco, Relax, fa la parte del leone.

Musicalmente parlando, i momenti migliori del concerto sono quelli in cui vengono eseguite le canzoni più cupe, quasi disperate, di Relax: “SSD”, dedicata alla madre recentemente scomparsa, e “Tutti”, suonata come ultimo bis, a mandare tutti a casa con la inesorabile ammissione che “Siamo tutti falliti”. Una dissonanza cognitiva non da poco, accorgermi che, nonostante l’atmosfera sul palco avesse subito un cambio repentino, nel palazzetto gremito cantavano tutti a squarciagola come se nulla fosse successo.

Relax ha mostrato il lato più fragile di Edoardo d’Erme, arrivato a cinque anni di distanza dal precedente disco in studio, sull’onda di una serie di eventi personali drammatici, nonché di una volontà di staccarsi dalla logica perversa della produzione seriale di contenuti. È un disco che per la prima volta rinuncia a raccontare la vita in quel modo un po’ cazzone a cui ci aveva abituato, che inserisce i drammi in una cornice che è realmente drammatica, utilizzando un linguaggio più universale, meno figlio dell’It Pop e più di quel cantautorato “moderno” che la produzione di Giorgio Poi ha contribuito a mettere in evidenza.

Lontano dal folgorante impatto degli esordi, più omologato all’algoritmo ma non per questo meno affascinante, Relax ha ribadito essenzialmente che Calcutta è ancora in grado di scrivere canzoni; anche se forse, inevitabilmente, non le canterà più per lo stesso pubblico.

Già, il pubblico: ciò che si temeva alla vigilia, vale a dire che gli anni di assenza dalle scene fossero troppi perché ci fosse ancora qualcuno che si ricordasse di lui, è stato immediatamente fugato: il tour invernale nei palazzetti è andato sold out ancora prima che vi fosse anche solo un nuovo brano da ascoltare. Entrato al Forum, ho poi notato come l’età media dei presenti fosse ancora piuttosto bassa, più o meno in linea con quella del suo ultimo concerto milanese; un qualche ricambio generazionale pare dunque esserci stato, cosa senza dubbio interessante se ragioniamo in ottica futura.

 

Dicevamo di quei due pezzi tristi, che mi hanno fatto domandare se davvero chi era lì fosse al corrente di quel che stava succedendo. Probabilmente qualcuno se n’è accorto, ma in generale quello che si è notato di questa ora e quaranta di spettacolo, è che i fan di Calcutta erano lì soprattutto per mettere in scena un gigantesco karaoke. Un karaoke emozionale, certo, un rito dove la comunione tra artista e pubblico si rinnovava ad ogni brano, ma dove forse, più che le situazioni che venivano cantate, contava la botta energica delle melodie, unitamente al solito irrefrenabile bisogno egoriferito di esserci e di doverlo per forza di cosa certificare (non a caso non ho visto una sola persona  che non abbia vissuto tutto questo attraverso lo schermo del proprio telefonino).

Logico che in questa bolgia incandescente, ogni discorso su ciò che veniva cantato, sulla band che accompagnava l’artista, sulle scelte di arrangiamento e queste cose qui, passasse completamente inosservato. Calcutta come Vasco, insomma: era così nel 2015, lo è ancora di più adesso, che le venue in cui si esibisce sono cresciute di capienza.

 

Quel che rimane, alla fine, sono le canzoni, l’assoluta qualità di queste canzoni: al di là di quelle di Relax, che sono state eseguite tutte, e tutte accompagnate da enorme partecipazione, quando si vira sui vecchi classici succede il finimondo, ma bypassando il singalong assordante (assecondato spesso e volentieri dallo stesso Edoardo, che canta sì e no la metà di ogni brano, lasciando il resto ai presenti) appare evidente oggi più che mai che le varie “Cosa mi manchi a fare”, “Limonata”, “Gaetano”, “Frosinone”, “Pesto”, “Paracetamolo” abbiano non solo superato brillantemente la prova del tempo, ma che posseggano una  forza ed una personalità, tali da essere accostate a quelle dei decenni tanto celebrati dai soloni nostrani. Altro linguaggio, certo, altri mezzi espressivi, ma se questo qui non è uno che ha scritto grandi canzoni non so davvero chi potrebbe averlo fatto, nel panorama contemporaneo.

Della band non si è accorto nessuno ma magari a chi ci legge può interessare: a questo giro mi ha convinto decisamente di più delle volte scorse. Organico ridotto rispetto al tour di Evergreen, focus su tastiere e sintetizzatori, sezione ritmica adeguatamente spinta, una sola voce femminile a sostenere le linee vocali, al posto delle quattro della scorsa volta. Ne è scaturito un concerto molto più Pop, molto più dinamico, finalmente adatto ai grandi spazi, coi vari episodi, ballate comprese, che hanno beneficiato tutti di un arrangiamento corposo, a tratti anche robusto, impreziosito talvolta da code strumentali semplici ma di discreta efficacia.

Non è un caso che per tutto il tempo Edoardo non abbia mai toccato la chitarra e che si sia preoccupato solo di cantare, fatta eccezione per qualche sporadica incursione alla tastiera. Non è un caso che non ci sia stato nessun momento acustico e che anzi, di chitarre acustiche proprio non ce ne fossero (l’unica cosa che è andata un po’ in quella direzione è stata “Le barche”, comunque suonata full band), sostituite da una, a tratti due elettriche, dal tocco a metà tra Funk e Italodisco. Fatte così, queste canzoni hanno senso anche all’interno di un posto grande come il Forum e dunque, per la prima volta da quando ha iniziato, anche dal vivo è riuscito a convincermi.

Certo, come frontman deve ancora migliorare parecchio (ma quest’aria dimessa che da sempre lo caratterizza sospetto sia ormai parte del personaggio) ma se non altro si è visto uno show bello e coinvolgente dall’inizio alla fine.

 

Siamo in un contesto mainstream, ovvio: è evidente che i dischi usciti quest’anno di Non Voglio che Clara e Paolo Saporiti, per citare i primi che mi vengono in mente, siano totalmente di un’altra categoria. Sta di fatto che, ad otto anni dalla sua esplosione commerciale, Calcutta è ormai una realtà consolidata, un nome che, se anche sparisse tutto quello che lui stesso ha contribuito a generare, pare debba essere destinato a rimanere. Con buona pace dei soloni, ma anche di quest’epoca verranno ricordati i dischi.