Arrivano dalla fredda Toronto, Canada, una città in cui, in questo periodo, si registrano temperature che scendono sotto lo zero anche di venti gradi. A dispetto del gelo invernale, però, la musica proposta dai Bywater Call è un concentrato bollentissimo di southern soul, traditional blues, funky e rock, in grado di scaldare anche i cuori più algidi.
Formatisi nel 2017 e composti dalla cantante Meghan Parnell e dal chitarrista Dave Barnes (membri fondatori), a cui si sono aggiunti, poi, Bruce McCarthy alla batteria, Mike Meusel al basso, Alan Zemaitis alle tastiere, Stephen Dyte alla tromba e Julian Nalli al sax tenore, i Bywater Call hanno pubblicato da poco questo disco d’esordio, che ha avuto ottimi riscontri di vendita anche in Europa, dove, fin da subito, in Belgio e Olanda è volato nella zona alta delle classifiche di genere, ed è valso al gruppo una nomination come Best New Artist ai Maple Blues Award.
Un successo strameritato, visto che questo debutto, una miscela ribollente che s’ispira a Duane Allman, Aretha Franklin, Delany & Bonnie, Elmore James, Otis Redding, Tina e Ike Turner e molti altri, è suonato meravigliosamente bene da una band affiatatissima, capace di appassionati slanci strumentali da jam band che assecondano la voce grintosa, potente e ricca di sfumature di Meghan Parnell.
Un disco molto classico, che alterna momenti incandescenti a ballate intense, il tutto esaltato da un suono scintillante che mette in luce le grandi doti tecniche del combo. Arizona apre il disco palesando tutte le doti dei Bywater Call: la sapienza di amalgamare black music e rock, il tiro potentissimo della sezione ritmica, la punteggiatura vibrante dei fiati, l’amalgama corposa di chitarra e tastiere, la voce graffiante della Parnell. Un’apripista scintillante, a cui seguono in filotto di canzoni tutte di livello, a partire dai r’n’b galoppanti di Forgive e Talking Backwards, entrambe tirate e sanguigne, acceleratore pigiato a tavoletta e irrefrenabile voglia di divertimento.
Tra funky scalcianti, ma ben centrati nell’impianto melodico (Over And Over) e mid tempo soul (Silver Lining), in cui alla vellutata esecuzione fa da contrasto la voce graffiante ed espressiva della Parnell, spuntano anche un paio di ballate da capogiro: la dolcezza trasognata di Bring Me Down, con una performance vocale da brividi, e gli echi roots della conclusiva Swing Low, che lentamente si gonfia in un finale ricco di soul, grazie allo straordinario intreccio melodico fra pianoforte e fiati, e alla voce intensa della Parnell, che dispensa brividi senza soluzione di continuità.
Per il 2020, la band ha in previsione un lungo tour europeo che, purtroppo, come spesso accade, non toccherà l’Italia. Però, segnatevi le date dal loro sito: se siete in giro per Spagna, Germania, Francia o Svizzera, non perderei l’occasione per vederli suonare dal vivo. Visto questo ottimo esordio, e la rilevanza tecnica del gruppo, i concerti si preannunciano palpitanti.