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REVIEWSLE RECENSIONI
18/11/2019
Laura Cox
Burning Bright
Se vi piace il rock e la chitarra elettrica, se avete bisogno di uno scossone per svegliarvi al mattino o una generosa carica di adrenalina per caricarvi in vista della serata, segnatevi il nome di Laura Cox e ascoltate questo disco.

Se vi piacciono il rock e la chitarra elettrica, se avete bisogno di uno scossone per svegliarvi al mattino o una generosa carica di adrenalina per caricarvi in vista della serata, segnatevi il nome di Laura Cox e ascoltate questo disco. Vi esorto a farlo, non perché me ne venga in tasca qualcosa, ma perché Burning Bright è pronto per essere la new sensation rock del 2019 e Laura Cox uno dei nomi di cui ci si ricorderà in futuro. 

Non è un caso, infatti, che questa ragazza parigina, nonostante si muova in un circuito lontano da quello anglosassone, sia riuscita a far circolare con insistenza il suo nome fra gli appassionati, guadagnandosi milioni di visualizzazioni sul suo canale Youtube e vendendo con il suo esordio, Hard Blues Rock del 2017, più di diecimila copie nella sola Francia. Ora la Cox, con un paio di anni in più di concerti ed esperienza sulle spalle, si prepara al grande salto, complice anche una band di musicisti cazzuti assai: Mathieu Alblac alla chitarra, François C. Delacoudre al basso e Antonin Guérin alla batteria, tutti bravissimi a corroborare l’istinto feroce della giovane cantante e chitarrista.

Le dieci canzoni di Burning Bright racchiudono le passioni musicali di Laura, la quale definisce il proprio stile come Southern Hard Blues: il piatto forte della casa è composto da classic rock, hard rock e blues, le cui fonti di ispirazione, non serve sbattersi troppo, sono facilmente individuabili. Eppure, la Cox, nonostante siano evidenti i rimandi stilistici, possiede una freschezza forgiata nell’acciaio inossidabile della giovinezza e della gagliardia. Questa, infatti, è musica arrembante, che guarda dritta negli occhi l’ascoltatore prima di prenderlo a sportellate. Non è un disco di suoni estremi, certo, ma l’impatto sonoro resta devastante. Rock in purezza, verrebbe da dire, potente e diretto, che si ispira ai grandi classici, ma che sa picchiare duro con un arsenale nuovo di zecca.

Non mancano anche momenti più rilassati, e ballate come Just Another Game, dagli afrori sudisti, o la conclusiva, più ruvida, Letters To The Otherside, dimostrano che la Cox, sotto la scorza da rocker, conosce anche il sapore della dolcezza. Il meglio, però, la giovane e bella francesina lo dà quando pigia il piede sull’acceleratore, sgommando senza ritegno. La rincorsa dell’iniziale Fire è un bel biglietto da visita: riff urticante, voce che graffia, ritornello a presa immediata e un assolo da far strabuzzare gli occhi. La successiva Bad Luck Blues getta nuova benzina al fuoco, grazie a un riff zeppeliniano e a continue, vibranti ripartenze. E a parte i due brani citati prima, è davvero poco il tempo concesso all’ascoltatore per rifiatare: si fila via dritti come fusi attraverso il groove funky di Freaking Out Loud, al caracollante hard rock blues di As I Am, devastata nel finale da una furia cieca e incontenibile, o alle ruvidezze southern dell’intensa River.

Prodotto da Howie Weinberg (Aerosmith, Oasis, The White Stripes), Burning Bright è un disco di grande impatto fisico, pervaso da una vitalità a tratti debordante, e possiede tutte le carte in regola per ravvivare quel sacro fuoco del rock che, oggi, spesso, sembra aver perso il calore di un tempo. Chapeau!


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