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Born Horses
Mercury Rev
2024  (Bella Union)
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04/09/2024
Mercury Rev
Born Horses
La leggendaria rock band americana Mercury Rev pubblica il nuovo album "Born Horses" il 6 settembre per Bella Union, via SpinGo. La nuova raccolta dell'iconica band è una scintillante ricerca psych-jazz-folk-baroque-ambient che mette in risalto la sofisticata strumentazione del gruppo, offrendo al contempo una nuova prospettiva poetica.
di La Redazione

Nell'Upstate di New York, tra le Catskill Mountains e la Hudson Valley, emerge un suono ricco e incantato, che si gonfia e scorre come il fiume Esopus Creek, o come la corrente del più grande Hudson, trasportando i resti delle nostre speranze, sogni e paure. Un suono composto da organico ed elettronico; chitarre, tastiere, ottoni, archi, fiati, tamburi e una voce incantata che attinge a flussi di coscienza che allo stesso modo si agitano e scorrono.

Spiritualmente, letteralmente, psico-geograficamente: da dove altro può scaturire il nono album dei Mercury Rev, Born Horses? L'album è caratterizzato da un suono con accordi essenziali e ondate di auto-riflessione, che vivono grazie alle nozioni e ai movimenti del tempo e della realtà, in qualche modo legati al loro esaltato passato e allo stesso tempo del tutto diversi da qualsiasi cosa abbiano creato prima.

Grasshopper: “Quando Jonathan e io ci siamo incontrati per la prima volta, una cosa che ci ha legato è stata Blade Runner, sia il film di Ridley Scott che la colonna sonora di Vangelis: quella sensazione di passato e di futuro, l'atmosfera noir ossessionante e il romanticismo del futuro... Born Horses attinge a un po' di tutto questo. Guardiamo all'infanzia, alle melodie di Broadway, al blues solitario, a Chet Baker, a Sketches Of Spain di Miles Davis, ai dischi che ascoltavano i nostri genitori, ma ci mettiamo un tocco di futuro. Fin dall'inizio, i Mercury Rev erano in bilico tra analogico e digitale, hi-fi e lo-fi allo stesso tempo. Era come Brecht o Weill: le parole suggerivano le immagini e le immagini suggerivano gli stati d'animo. In questo disco abbiamo anche pensato molto al deserto e al deserto urbano”.

Il titolo dell'album, che prende il nome dalla maestosa sesta traccia “Born Horses”, è stato scelto perché le sue parole risuonano nell'intero disco, racchiudendo l'idea del volo (“I dreamed we were born horses waiting for wings”) e la frase “You and I” che compare in diversi punti dell'album. Non si tratta del concetto di due persone separate, ma di due parti di se stessi.

Jonathan Donahue: "Quando ho aperto la mia voce per cantare su questo disco, questo è stato l'uccello che ha cantato: una voce più bassa e frusciante, che ha sorpreso me come altri. Non so da dove sia venuto quell'uccello, ma ora è lì e non lo metto in discussione. È solo l'uccello che vuole cantare".

Born Horses si apre con "Mood Swings". Una tromba, che evoca il mariachi bohémien e il terreno battuto dal vento della prateria desertica, si apre a un panorama sonoro dinamico, che vaga e avvolge la recitazione intima di Jonathan, confondendo ricordi e confessioni di sentimenti intrappolati e non. Il brano stabilisce il tono di vulnerabilità e stupore di Born Horses, con un piccolo brivido di paura, a testimonianza della fragilità dell'esperienza umana, sballottata dalle correnti che ci circondano. La volubilità dei sentimenti è ulteriormente esplorata dalla metafora dell'uccello, soprattutto in "Bird Of No Address" e nel finale pulsante dell'album "There Has Always Been A Bird In Me".

 

Commentando il brano "Patterns" i Mercury Rev affermano: “Quando di notte guardiamo le stelle nel cielo, le luci tremolanti sembrano casuali. Se potessimo fare uno zoom e vedere tutte le galassie che ruotano l'una intorno all'altra, vedremmo l'ordine. Ci sono solo modelli su modelli...”.

Commentando il brano "Ancient Love", invece, i Mercury Rev dicono: "Ciò che siamo oggi deriva dai nostri pensieri e dalle nostre percezioni di ieri, e i nostri pensieri attuali costruiscono la nostra vita per il domani. La nostra vita è la creazione della nostra mente che ha origine da un amore antico".

 

 

Un'ulteriore ispirazione è stata fornita dagli spiriti del minimalista dell'arte Tony Conrad e del poeta beat Robert Creeley, accoliti del pensiero e dell'azione progressista che hanno entrambi insegnato all'Università di Buffalo, la città in cui la band si è formata. Tra le altre credenziali, Conrad era un membro dei Dream Syndicate di LaMonte Young insieme a John Cale e un amico intimo dei Velvet Underground. Creeley è stato uno dei più importanti e influenti poeti americani del XX secolo, nonché collaboratore di Jack Kerouac, Allen Ginsberg e dei poeti della Black Mountain.

 

Jonathan: "Sin dai nostri inizi a metà degli anni '80 con David Baker fino alla registrazione di Born Horses con i nuovi membri fissi, il pianista Jesse Chandler, originario di Woodstock, e la tastierista Marion Genser, austriaca di nascita, abbiamo celebrato questa tacita fiducia nella 'statua già dentro il marmo'. Non abbiamo creato Born Horses gettando argilla su argilla; abbiamo permesso al Tempo di rivelare ciò che era sempre stato lì".

Da quando si sono formati nel 1989, i Mercury Rev hanno fatto carriera esplorando audacemente i margini della percezione artistica, incanalando colori, suoni e visioni che sembrano sempre al di là della nostra portata mortale.

Il Guardian ha definito il gruppo "una rarità nell'indie rock: una band che ha continuamente evoluto il proprio sound, spingendosi ai confini di ciò che la musica rock significa in realtà nel corso di 25 anni, prendendo in prestito dal jazz, dal funk, dal doo-wop, dalla techno, dal folk e altro ancora", mentre Rolling Stone ha elogiato il loro "caos maestoso".

Il debutto della band del 1991, Yerself Is Steam, è stato inserito da Pitchfork nella classifica dei migliori album shoegaze di tutti i tempi, mentre il loro successo del 1998, Deserter's Songs, è stato nominato album dell'anno da NME alla sua uscita. Le esibizioni in festival e televisioni di tutto il mondo hanno consolidato il loro status di gruppo raro capace di stare a cavallo tra l'appeal mainstream e la sperimentazione musicale e tecnologica progressiva.

 

 

Tracklist

  1. Mood Swings
  2. Ancient Love
  3. Your Hammer, My Heart
  4. Patterns
  5. A Bird Of No Address
  1. Born Horses
  2. Everything I Thought I Had Lost
  3. There’s Always Been A Bird In Me