Il verbo del funk attecchisce ovunque, dove meno te lo aspetti. Ho già avuto modo di parlare degli svizzeri Kind & Kinki Zoo, autori di un notevole album uscito lo scorso anno, ed è con piacere quindi che mi accingo a tornare con le mente e le orecchie nella terra del cioccolato e degli orologi a cucù. Svizzera ticinese questa volta, con un tocco di Italia dato dalla lingua comune.
Creata nel 2015 dal batterista Dario Milan e dal cantante Maqs Rossi coadiuvati da Francesca Morandi al basso e Mattia “Mad” Mantello alla chitarra, la band Italo-svizzera, dopo tre anni passati sui palchi di mezza Europa a randellare funk, compreso il prestigioso festival jazz di Montreaux, il jazz Ascona festival, e il Locarno Film Festival, hanno pensato bene nel Febbraio dello scorso anno di chiudersi in studio di registrazione, allargare l’organico a diciassette elementi e di incidere le dieci canzoni che hanno composto il loro album d’esordio, “Borderline”.
In linea con il verbo retro-soul ed ispirati dal padrino del soul e dai suoi discepoli, i Re:Funk macinano groove come se non ci fosse un domani. Il funk di fine anni Sessanta, con ben in testa la lezione dei Meters (grazie anche ad una potente sezione fiati di sei elementi) è il tratto stilistico che risalta nelle dieci tracce, arricchite dalla presenza di Pee Wee Ellis nella strumentale “Hot’n Sweat” e dalla voce della soul singer svizzera Ira May che duetta con Maqs Rossi in “Let Her Lead”.
La musica dei Re:Funk si nutre dell’immaginario da telefilm ambientati nelle highway americane percorse dalle Ford Mustang e dalle Chevy Camaro impegnate in sfrenati inseguimenti, da camicie aperte su petti villosi e pantaloni attillati a zampa d’elefante, catenine d’oro con crocifisso e stivaletti bianchi con tacchi alti; ascoltate ad esempio “Find My Way”, “Give It All”, la già citata “Hot’n Sweat” e poi ditemi. La crew si muove a suo agio anche nella musica da dancefloor, e ci accompagna alle ore piccole con “This Time” e “Keep On Dancin’”.
Groove che si muove con stile e richiede stile; non vedrete mai i ragazzi in tenuta da tamarri o con felpe improbabili, camice bianche, cravatte strette, giacche sartoriali e pantaloni strettissimi.
Groove che non fa sconti, che prima ti prende a pugni e poi diventa trascendenza romantica con “Say Goodbye”, pezzo che apre l’album.
Un bell’esordio quello dei Re:Funk, suonato bene e ben prodotto, con la speranza che al prossimo giro non abbiano bisogno di un crowfunding per pubblicare un nuovo lavoro, ma che qualche “illuminato” discografico butti nel cestino della monnezza l’ennesima scontata nuova sensazione da talent show e si concentri su chi la musica la fa sudando sette camice veramente.