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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
11/11/2024
Boulevard
Blvd
L'album d'esordio dei canadesi Boulevard, gioiello Aor dimenticato di una band che è durata il tempo di un respiro, lasciando ai posteri, però, grandi canzoni.

Un buon successo nella natia Canada, qualche passaggio radiofonico negli Stati Uniti e in Europa (Italia compresa) quattro video nella programmazione MTV e poco più. Questa, per sommi capi, la parabola dei Boulevard, band originaria di Calgary, composta dal sassofonista Mark Holden, membro fondatore del progetto, dal cantante David Forbes, da Rabdy Gould (chitarra), Andrew Johns (Tastiere), Randy Burgess (basso) e Jerry Adolphe (batteria).

Due soli album, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 (ci sarà anche un terzo album in studio nel 2017), che però non riuscirono ad aggredire il mercato discografico, inducendo il gruppo, nel 1991, a rompere le righe per manifesto insuccesso. Eppure, nonostante la brevissima carriera, il nome dei Boulevard, nel tempo, è stato giustamente riabilitato, tanto che oggi, il loro secondo album, Into The Street (1990), è considerato uno dei dischi meglio riusciti e più rappresentativi del movimento Aor.

Se l’esordio, intitolato semplicemente Blvd (1988), al tempo dell’uscita, ebbe maggiori riscontri commerciali del successivo lavoro, col tempo è caduto nell’oblio, dimenticato anche da coloro che, a posteriori, hanno riconosciuto la grandezza di Into the Street. Peccato, perché le dieci canzoni in scaletta, ancorchè figlie di un gruppo esordiente, denotano già una maturità compositiva di alto lignaggio. Il genere, come detto, è riconducibile all’Aor, con alcuni passaggi vicini al synth pop, tanto che l’accostamento a grandi band come i Toto o i Glass Tiger viene quasi immediato.

Eppure, basta ascoltare in sequenza i due dischi pubblicati a cavallo dei decenni poco sopra indicati, per comprendere la classe e l’eleganza di una band che, se avesse avuto modo di continuare a suonare, sarebbe stata pronta a diventare essa stessa un nome di riferimento del genere.

Blvd è un disco riuscitissimo, traboccante di idee e di belle melodie, il cui unico difetto, forse, è il suono clamorosamente figlio degli anni ’80, tanto che, se non siete amanti del decennio, le dieci canzoni in scaletta potrebbero suonare datate e anacroniste. Chi scrive, però, non ha intenti passatisti né vuole giustificare il recupero dell’album, titillando le corde della nostalgia. Blvd è un album che va recuperato semplicemente perché inanella un filotto di canzoni che, a prescindere dalla veste formale, hanno resistito alle ingiurie del tempo, grazie a melodie uncinanti e al bagaglio tecnico di una band consapevole dei propri mezzi e delle proprie idee.

Sono pochi i momenti deboli in un disco in cui tutto fila liscio, a partire dall’iniziale "Dream On", esempio appassionato di come Aor e synth pop fossero in grado di percorrere lo stesso binario per giungere a destinazione. Le tastiere di "Far From Over" sono un vero sollucchero per le orecchie, così come l’assolo di sax di Holden, vero maestro nell’innalzare il livello di tensione di ogni singolo brano. "Western Skies" è un gioiellino melodico che esibisce un coloratissimo interplay fra chitarre aperte e tastiere, mentre "Never Give Up" (ancora il sax di Holden in evidenza) risucchia verso il dancefloor con inusuale spavalderia.

Se "In The Twilight" patisce un eccesso di zuccheri (altrove tenuti brillantemente a bada) e si veste di arrangiamenti un po’ pomposi, con "Where The Lights Go Down" i Boulevard ritrovano la misura con una gemma Aor dal ritmo serrato. "Under The Moonlight" è una canzone leggiadra, sprizza di colori pop e allegrezza, "You And I" è una ballata con effetti sitar e dalla melodia non immediata, "Missing Persons" è una meraviglia che gira dalle parti degli Yes di "90125" e "You’re For Me" chiude il disco spingendo al massimo sul ritmo e sulla spensieratezza.

Blvd non è un disco epocale, certo, ma è uno di quei gioielli nascosti che ci riconnette con il nostro passato, in quegli anni in cui forse i Boulevard ci sono passati davanti, mentre guardavamo MTV, ma non ce ne siamo accorti. Peccato, perché avrebbero meritato ben altra sorte di quel parziale oblio a cui la storia li ha relegati: qui ci sono ottime canzoni, alcune strepitose ("Missing Persons" e "Never Give Up"), e una classe infinita. Il disco lo trovate su Spotify, ma se siete dei boomer come il sottoscritto, il supporto cd costa poco e sono soldi ben spesi. Garantito.