Per il resto Black Widow è un buon tassello di quel mosaico che è il Marvel Cinematic Universe, un action ben girato, capace di intrattenere senza smuovere molto l'universo cinematografico della Marvel che negli ultimi mesi è stato relegato alla serialità televisiva, diciamo pure che come prodotto il film stand alone dedicato alla storia della Vedova Nera si avvicina più alla tradizione di The Falcon and the Winter Soldier che non alle deviazioni sperimentali (e più interessanti) di WandaVision e Loki. Al Team Marvel si aggiunge un'altra regista, l'australiana Cate Shortland che porta a casa un buon lavoro senza lasciare però traccia di stile, omologandosi a ciò che Disney richiede per il suo universo supereroico. Rispetto al recente Wonder Woman 84 della Distinta Concorrenza, come si soleva chiamare la DC Comics ai tempi di Stan, siamo di nuovo avanti, qui ci sono almeno una sceneggiatura coerente e scene action ben dirette e coinvolgenti, personaggi alla loro prima apparizione che catturano da subito l'attenzione del pubblico, già con il loro spessore e che si avrebbe voglia di vedere di nuovo in azione. Si può fare l'appunto a questo film di non emergere da una media che per il genere inizia a essere un po' troppo affollata, ad ogni modo l'origin story della Vedova si lascia guardare volentieri graziata anche da un cast di tutto rispetto.
Prologo datato 1995, in Ohio la giovane Natasha (Eva Anderson) vive insieme alla sorellina più piccola Yelena (Violet McGraw), alla madre Melina (Rachel Weisz) e al padre Alexei (David Harbour). In realtà i due adulti sono agenti russi infiltrati in occidente agli ordini di Dreykov (Ray Winstone), il direttore della Stanza Rossa, un'organizzazione che mira ad addestrare giovani ragazze per diventare spie al soldo della madre Russia. L'azione si sposta poi all'epoca del dopo Civil War, Natasha (Scarlett Johansson) è in fuga dal governo degli Stati Uniti a causa degli avvenimenti in Sokovia, gli Avengers sono divisi, nel frattempo una Yelena (Florence Pugh) ormai cresciuta riesce a liberarsi dal controllo della Stanza Rossa e coinvolge Natasha in una missione volta a liberare le altre potenziali Vedove dal controllo di Dreykov, per farlo alle due ragazze non rimarrà che riunire la loro problematica e raccogliticcia famiglia, prima tappa liberare di prigione Alexei, il famigerato Red Guardian.
Rispetto alla vera storia di Natasha Romanoff, quella narrata anni fa nei fumetti, Black Widow si prende parecchie libertà inserendo diversi personaggi all'interno di un nucleo familiare, seppur fittizio, che in realtà non è mai esistito, creando così un background tutto sommato funzionale allo sviluppo del MCU. Black Widow in realtà non è un film strettamente necessario nell'economia dei progetti futuri della Marvel al cinema se non per l'introduzione di Yelena, ha invece il sapore di un doveroso omaggio al contributo di Scarlett Johansson a questa saga infinita, il suo personaggio meritava qualcosa di più rispetto al ruolo di comprimario sexy che finora ha per lo più ricoperto, visto il probabilissimo abbandono dell'attrice questo spazio a lei dedicato risulta più che doveroso; si presenta così un possibile sostituto, la Yelena Belova interpretata da Florence Pugh, attrice capace di gestire al meglio sia il registro più ironico che quello puramente action, ottima scelta in ottica futura, si spiega il mistero della missione di Budapest più volte citata dal Natasha e da Occhio di Falco, e si discute sulle pose della bellissima spia. Ancora una volta, come sempre più spesso accade, cinema quasi tutto al femminile, la liberazione delle vedove dal giogo dell'oppressore è rivelatrice in questo senso, ancora una volta un film che si inserisce nel solco di rotte già tracciate. Si guarda agli incassi e va bene così, non bisogna però dimenticare di come il fumetto, anche quello Marvel, sia stato reso grande da tanti guizzi d'autore, probabilmente sarebbe ora di tentare questa strada anche all'interno del Marvel Cinematic Universe, perché se è vero che la qualità media è sempre sopra il livello di guardia, spesso anche di parecchio, il rischio di appiattimento è dietro l'angolo, la sovraesposizione quasi certa, qualche deviazione necessaria.