Non dev'essere stato semplice per nessuno lavorare a questo Wakanda forever dopo la prematura scomparsa di Chadwick Boseman, l'interprete nei film precedenti del personaggio di Pantera Nera.
La Pantera è morta, l'eroe ci ha lasciati sul serio questa volta, non come accade nei fumetti dove i lettori sanno che tanto, prima o poi, in un modo o nell'altro, i loro beniamini torneranno. In alcuni passaggi del film la commozione arriva forte anche allo spettatore, sui titoli di testa, verso il finale, ci sono momenti in cui il ricordo del re del Wakanda si concretizza in un silenzio quasi totale, come se si volesse offrire il classico minuto (è molto meno in realtà) di raccoglimento per un uomo che per il cast, per il regista, per le maestranze è stato un amico e un collega con il quale si sono divise tante ore di lavoro, delle belle esperienze e il successo di grandi proporzioni che era stato il primo Black Panther.
Questo sentimento di perdita ci accompagna per l'intera durata di questo Wakanda forever grazie al personaggio di Shuri che non riesce a venire a patti con la morte del fratello, un dolore purtroppo reale e che ben traspare nel riversarsi dalla realtà alla finzione.
Tanti meriti anche a una produzione che ha dovuto cambiar rotta e ricostruire l'intero progetto, riuscendo a dare un senso profondo a questo sequel a parere di chi scrive superiore anche al grande successo del suo predecessore. Felici (per modo di dire, credo le avrebbe evitate volentieri) le scelte di Ryan Coogler che riesce a dare ancora una volta significato e profondità a un film che avrebbe potuto essere un'opera di semplice intrattenimento.
Re T'Challa (Chadwick Boseman) è morto, la sorella Shuri, nonostante tutta la tecnologia del Wakanda e le sue ampie conoscenze scientifiche, non è riuscita a trovare una cura per la malattia dell'amato fratello. Il Paese inoltre, retto dalla regina Ramonda (Angela Bassett) continua a subire incursioni da fazioni avverse in cerca del segreto del vibranio, prezioso metallo disponibile solo nella piccola ma potente nazione africana.
Nonostante i ripetuti attacchi la regina Ramonda si mostra dura ma ancora paziente nei confronti dei paesi occidentali, intanto gli Stati Uniti, tramite un apparecchio progettato dalla giovane studentessa Riri Williams (Dominique Thorne), trovano un giacimento di vibranio sepolto in fondo al mare, nel tentativo di recuperarlo infastidiscono il regno di Talocan e il suo sovrano, il principe Namor (Tenoch Huerta) che prontamente contrattacca.
Seppur potenzialmente uniti da una comune avversione per i paesi stranieri interessati alle loro risorse, il regno di Talocan e il Wakanda si troveranno a doversi fronteggiare a causa di visioni opposte in ambito di politica internazionale e soprattutto in merito alle sorti della giovane Riri, inconsapevole motore dei guai passati dalla gente di Namor.
Quando la situazione inizia a farsi pesante il Wakanda si trova coinvolto in una guerra contro un nemico formidabile, la principessa Shuri medierà la sua passione per le tecnologie moderne con le per lei vetuste tradizioni del Wakanda. Una nuova Pantera sta per nascere?
Arduo il compito di Coogler che si trova a dover rifondare un personaggio che, grazie al successo del primo Black Panther, era assurto a rango di simbolo per il pubblico afroamericano, che era stato legato al movimento Black Lives Matter e che era un po' l'emblema dell'orgoglio nero in un momento politicamente difficile negli U.S.A., Paese che si (ri)scopriva profondamente razzista e spietato nei confronti delle minoranze.
Il regista di Oakland dirige una narrazione che per due ore fa a meno del suo simbolo principale, della Pantera, si concede tutto il tempo che ci vuole per mostrare il dolore e la sofferenza e intanto costruisce. Costruisce uno scenario profondamente femminista, profondamente nero.
La regina Ramonda, una fortissima Angela Bassett, è protagonista di una sequenza bellissima dove con coraggio umilia il comportamento delle nazioni occidentali ponendo una questione rilevante: a parti invertite come avrebbero sfruttato i paesi occidentali la potenza del vibranio? Negli occhi dei premier stranieri può solo passare un (falso) velo di vergogna. Si rincara la dose con il discorso sulla predazione delle risorse, sempre attiva (anche oggi) nei confronti dei paesi in via di sviluppo.
I personaggi femminili sono centrali, positivi, forti come non sono quasi mai quelli maschili, abbiamo qui l'esordio di un potentissimo Namor, uomo però fallace e troppo incline alla violenza, ben bilanciato però dall'esordio dell'ennesima eroina positiva, quella Riri Williams destinata anche in futuro a vestire i panni (l'armatura in realtà) tagliati su tecnologia Stark.
Lo scenario è politico, ci sono nazioni in guerra, potenze alle loro spalle ad attendere di avvantaggiarsi della situazione, c'è l'attenzione alle minoranze; il discorso sul "popolo nero" è implicito e Coogler, come già fatto in misura minore con Creed, riesce a veicolarlo molto bene anche attraverso un film di supereroi e si conferma, insieme ad altri autori come Jordan Peel ad esempio, una delle voci più attente alla questione razziale.
Sul piano puramente action il film è più che piacevole, interessante la versione data di Namor che però potrebbe fare un po' storcere il naso ai vecchi fan di casa Marvel (non è davvero necessario fare un qualche tipo di swap proprio per tutti i personaggi, alla fine rispettare la tradizione non sempre è una cosa su cui sputarci su), nel complesso Black Panther: Wakanda Forever è un ottimo antidoto per dimenticarci l'inguardabile ultimo Thor.