Che gli svedesi Blues Pills avessero talento da vendere era chiaro fin dai due primi album, l’omonimo esordio e Lady In Gold, pubblicati rispettivamente nel 2014 e nel 2016. Poi, Holy Moly!, uscito nel 2020, in piena pandemia, aveva confermato l’ottima impressione suscitata dai suoi predecessori, e anche se era passato un po’ in sordina, a causa della drammaticità di quei giorni oscuri, l’album era un vero gioiello, il vertice di una breve, ma entusiasmante carriera.
Il nuovo Birthday è anche meglio, è un disco dalla vitalità sfrenata, intenso e divertente, ricco di groove e di ottime idee che ne fanno uno dei migliori album pop rock dell’anno. È stato detto che questo lavoro potrebbe essere interpretato come un nuovo inizio per una band che non pubblica niente da quattro anni, e tutto sommato non è una riflessione sbagliata. Dopotutto, i Blues Pills erano conosciuti soprattutto per un mix retrò di rock-blues e psichedelia, perfetto per la loro precedente casa discografica, la Nuclear Blast, che si trovava a veicolare quella musica verso un pubblico amante del metal e dell’hard rock.
Birthday, dunque, si discosta dai lavori precedenti, anche se non ci sono vere e proprie rivoluzioni. Semmai, questo disco sembra più l’evoluzione naturale di un suono, plasmato da una consapevole maturità: le influenze derivanti dagli anni ’70 ci sono ancora, ma mancano la patina oscura e gli accenti fortemente vintage, il suono è più mainstream e solare, e c’è una maggior attenzione alla costruzione delle canzoni e a irresistibili hook dal sapore radiofonico. Non è un caso che il loro nuovo produttore, Freddy Alexander, abbia dato una svolta decisiva al corso della band, accentuandone l’energia, lucidandone i ritornelli e aggiornandone il suono.
Grandi canzoni, quindi, ma anche un gruppo più in palla che mai, guidato dalla vibrante voce di Erin Larsson, e spinto dalla propulsione della sezione ritmica composta del bassista André Kvarnström e del batterista Kristoffer Schander. Da segnalare, ovviamente, anche lo straordinario lavoro alla sei corde di Zack Anderson, che evita lunghi e prepotenti assoli in favore di un tocco più misurato e colorato.
Una scaletta, dicevamo, composta da undici canzoni, tutte sotto i quattro minuti di durata, che non ha un momento di cedimento, a partire dalla title track, un grintosa tirata rock dal ritornello uncinante, una di quelle canzoni da ascoltare a ripetizione con rinnovato piacere.
Pura adrenalina è anche la successiva "Don't You Love It," trainata da una linea di basso spacca sassi e dal consueto hook melodico irresistibile, mentre "Top Of The Sky" è una lectio magistralis su come costruire una ballata emotivamente irresistibile a ritmo di valzer. Un altro aspetto importante dell’album è la versatilità della band e la volontà di esplorare diverse direzioni musicali. Ecco allora spuntare un mid tempo anello di congiunzione fra pop e rock quale "Like A Drug", la cui costruzione lenta ribolle di passione, la frivolezza divertita di "Piggyback Ride" (con un assolo al fulmicotone di Zack Anderson), la furente "Holding Me Back", scattante come una molla, che, poi, derapa nel blues in crescendo di "Somebody Better", in cui Erin Larsson dà vita a una performance stellare.
C’è ancora spazio per un blues cadenzato e cupo, trafitto da coltellate slide, ("Shadows"), per i grumi di fosca malinconia che punteggiano "I Don't Wanna Get Back On That Horse Again" (altro assolo spettacolare di Anderson) e gli echi sixties di "What Has This Life Done To You", ballata che chiude la scaletta con volute di romanticismo agro dolce.
C’è una raffinata arte musicale in Birthday, in cui nessuna nota, nessuna parola, nessun assolo risulta sprecato. I Blues Pills hanno davvero realizzato il loro disco migliore, e su questo non ci piove, ma sono anche riusciti a mantenere intatta la propria riconoscibilità, pur imboccando strade diverse, immagino nel tentativo di raggiungere un pubblico più ampio. Non so se alla fine riusciranno nell’intento, ma quel che è certo è che Birthday è un album che si fa ascoltare a ripetizione, grazie a canzoni scintillanti, alcune delle quali, vi assicuro, resteranno in heavy rotation nel vostro stereo per parecchio tempo.