Non ha poi tutta questa importanza se il piano sequenza di Birdman non è stato girato con un unico movimento continuo di camera (cavolo, sarebbe quasi impossibile da realizzare senza aiuti tecnici) e non ha nemmeno importanza che il suddetto movimento della macchina da presa di Iñárritu non rispecchi l'unità di tempo, la storia si svolge infatti in almeno tre giornate scandite dalle anteprime dello spettacolo in allestimento che è un po' il set nevralgico dell'intero film; quali che siano gli accorgimenti usati dal regista per portare a casa il lavoro, Birdman rimane tecnicamente uno degli esiti più belli e interessanti degli ultimi anni oltre a essere anche un film con diverse cose da dire, grande cinema o come ha detto qualcuno (anche) grande teatro. L'esperienza visiva qui è capace di lasciare lo spettatore talmente ammirato da surclassare anche una narrazione comunque molto, molto valida, in più in Birdman si è costruito un ottimo lavoro di sceneggiatura nella quale si sono riusciti a inserire un paio di giochi metatestuali non banali e divertenti, il primo è il parallelo tra la figura del protagonista Riggan Thomson, un attore in declino, e quella di Michael Keaton che qui lo interpreta, entrambi portati al grande successo dal ruolo di un supereroe, più in generale c'è il discorso che va a contrapporre il cinema di cassetta, nella fattispecie proprio il blockbuster con supereroi, al cinema o al teatro d'autore, un po' il discorso che qualche tempo fa sollevò Martin Scorsese scagliandosi contro i cinecomics, il tutto inserito in una vicenda che lascia aperti alcuni momenti di fascinosa ambiguità.
Riggan Thomson (Michael Keaton) è un attore famoso per il suo ruolo nella saga di Birdman, uno strano supereroe piumato, e che ora tenta di rilanciare la sua carriera producendo un adattamento teatrale dal libro Di cosa parliamo quando parliamo d'amore? dello scrittore Raymond Carver, il re del racconto breve. Riggan ha un matrimonio fallito alle spalle, un rapporto difficile se non proprio inesistente con la figlia Sam (Emma Stone), ex tossicodipendente che tenta con scarso successo di rientrare in carreggiata, e una carriera in declino dalla quale vorrebbe eludere la pesante eredità di Birdman a favore di prestazioni d'attore più profonde e convincenti, proprio per questo Riggan, con l'aiuto del suo agente Jake (Zach Galifianakis), si sta giocando davvero tutto per realizzare la sua trasposizione da Carver. Quando si rende necessaria una sostituzione nel cast a causa di un infortunio, l'attrice Lesley (Naomi Watts) propone il suo amante Mike Shiner (Edward Norton), giovane attore dalle grandi doti capace di elevare il tono della rappresentazione e di permettere anche a Riggan di esprimersi al meglio. Ma nonostante tutto l'impegno profuso nel progetto l'eredità di Birdman non vuole scomparire e Riggan inizia a sentire la voce dell'eroe pennuto insistentemente dentro la testa, una voce che porta anche nel mondo reale qualcosa di sovrannaturale (o forse no?).
Il pianosequenza di Iñárritu si muove dietro le quinte del teatro, per le strade, in aria, con lo scopo principale di far seguire allo spettatore da vicino i personaggi, permettergli di viverli e di capirli, di stare vicino a Riggan e di riflesso donargli un po' di quella profondità che l'attore anela da tempo, ma è davvero questo che interessa a Riggan? Vuole scrollarsi di dosso il peso di quell'uccellaccio una volta per tutte o ciò che vuole è solo una nuova popolarità, di basso contenuto ma di ampie proporzioni, quella più vicina al sentire della generazione di sua figlia Sam che alla sua? I contenuti di interesse in Birdman sono tanti, abbiamo già detto del lavoro fantastico a livello tecnico ma c'è tutto un discorso sulla popolarità davvero accattivante. Abbastanza autoironico il parallelo tra Riggan/Keaton e Birdman/Batman, due situazioni molto simili tra finzione e reale, così come non è da sottovalutare la riflessione sul successo smodato dei popcorn movies rispetto a opere più impegnate nel veicolare contenuti e stili decisamente più ricercati; tutti questi spunti sono inseriti nella narrazione in maniera molto intelligente da Iñárritu, si torna a vedere un Edward Norton finalmente in una parte e in una prestazione degna delle sue capacità, vedere recitare lui e Keaton che si adattano alle capacità recitative dei loro personaggi, anch'essi attori, è qualcosa di eccezionale, senza dimenticare un ottimo Galifianakis in un ruolo più dimesso rispetto a quelli ai quali l'attore ci ha abituati e decisamente convincente. Sotto la coltre lasciata depositare da tutti gli aspetti di un film riuscitissimo, tra i quali un gran ritmo e un uso della musica d'accompagnamento persistente, originale e indovinata, c'è in ultima analisi una confusione di sentimenti, un'incapacità di provarli e gestirli che scava a un livello ancora più profondo. Birdman è un film straripante e allo stesso tempo equilibrato, Oscar meritatissimo per un'opera che può vantarsi di assomigliare a poche cose viste in precedenza.