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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
11/04/2023
Live Report
Billy Nomates, 27/03/2023, Circolo Magnolia, Milano
Un concerto davvero di tutto rispetto quello di Billy Nomates al Circolo Magnolia, prova di un progetto decisamente solido e consistente.

Tor Maries, racconta la leggenda, avrebbe deciso di iniziare a scrivere canzoni dopo avere assistito ad un concerto degli Sleaford Mods. Concerto al quale, tra l’altro, avrebbe ricevuto anche il nome del suo progetto artistico, quel “Billy Nomates” con il quale (“no mates”, vale a dire “senza amici”) stando a quanto lei stessa racconta, è stata apostrofata da un conoscente presente allo show.

L’impatto che Jason Williamson e Simon Parfrement hanno avuto su di lei è stato talmente forte che da quel giorno ha deciso di mettere da parte le proprie insicurezze, di fregarsene della propria solitudine, per scrivere qualcosa di altrettanto potente.

Sembra la sceneggiatura di un film e lo è anche per l’immancabile lieto fine: Billy Nomates, il disco d’esordio, esce nell’estate del 2020 per la Invada Records di Geoff Barrow e, nonostante la pandemia, ottiene ottimi consensi di pubblico e viene notato dalla critica al punto tale che la ragazza di Bristol comincia ad essere guardata come la next big thing di quel movimento musicale dallo spettro largo, da Kae Tempest ai Fontaines DC, che sembra aver riportato l’Inghilterra sul tetto del mondo.

 

Cacti, pubblicato a inizio anno, si è un po’ discostato dalla formula iniziale “basi elettroniche + voce in simil spoken word” per utilizzare un insieme più largo di ingredienti, da chitarre di impronta Wave a Synth anni Ottanta, unitamente ad un approccio vocale più canonico, che ne valorizza le doti decisamente elevate. Una formula in parte adottata già dall’EP Emergency Telephone (marzo 2021) e che avrebbe lasciato intuire una svolta anche in sede live, con l’adozione di una vera e propria band.

Non è successo, di conseguenza il nuovo tour vede ancora una volta lei da sola sul palco, con l’intera parte musicale affidata alle basi preregistrate. L’unica concessione al “suonato” è l’iniziale “Fawner”, una ballata in tono minore che Tor interpreta da sola alla chitarra acustica; ottima resa, con un po’ di amaro in bocca per non avere ascoltato di più in questa modalità.

Il resto del set, se si esclude un piatto percosso durante “Roundabout Sadness”, è interamente incentrato sulle basi.

Non va così male, bisogna dire. Certamente il non vedere nessuno oltre a lei sul palco (non c’è neppure una consolle, il tutto viene controllato dal mixer) incide un po’ sulla dinamicità dell’insieme, per non parlare poi del tiro che una batteria vera e propria avrebbe dato. Allo stesso tempo, la Maries sul palco è una vera forza della natura e sembra confermare in pieno la regola non scritta di ogni performance: per quanti mezzi si abbiano a disposizione, alla fine sono carisma e presenza i fattori che realmente contano. Il punto, in sintesi, è se c’è o meno la “scintilla”: ne sanno qualcosa gli Sleaford Mods, che on stage portano un laptop e un microfono, e ciononostante spaccano come se avessero cinque chitarre e tre batterie.

E lei, fedele alla lezione del duo di Nottingham, fa esattamente la stessa cosa: un palco spoglio, qualche luce e zero orpelli, una ragazza a piedi nudi che salta e balla con enorme intensità, vivendo ogni singola canzone parola per parola, andando a riempire gli spazi vuoti mettendoci di fatto l’energia di un’intera band. Stando così le cose, ci si concentra su di lei, che oltretutto canta benissimo e offre un’ora di concerto energico e a tratti divertente.

 

Una scaletta tirata tutta d’un fiato, coi brani in sequenza uno dopo l’altro, tanto che a malapena fa in tempo a dire due parole di saluto o anche solo a bere un sorso d’acqua (lo ha certamente deciso lei ma è un meccanismo che a volte sfugge al suo controllo; l’attacco di “Right Behind You”, ad esempio, la coglie completamente di sorpresa).

Il pubblico non è numeroso (il palco del Magnolia utilizzato è quello piccolo) ma è entusiasta e partecipa parecchio, canta alcuni ritornelli, balla e non fa mancare il proprio supporto.

La setlist, come c’era da aspettarsi, punta sui brani di Cacti, eseguito quasi per intero, tra i brani più ritmati come “Black Curtains in the Bag” e “Balance is Gone”, e quelli più lenti e scuri come “Roundabout Sadness” e “Saboteur Forcefield”. Non molti gli episodi del primo disco, ma quelli che vengono eseguiti, “No” e “Hippy Elite”, colpiscono senza dubbio nel segno. Funziona anche Emergency Telephone, con “Heels” e “Petrol Fumes” ben amalgamate col nuovo materiale.

A chiudere arriva la tiratissima “Spite”, tra le cose migliori di Cacti, vero e proprio tributo ad un certo Rock da stadio di stampo ottantiano, anche se ovviamente eseguito e declinato alla maniera di Billy Nomates.

Rimango convinto che se iniziasse a portarsi dietro una band il livello salirebbe notevolmente; tuttavia, anche in una veste scarna come questa, il concerto a cui abbiamo assistito è stato davvero di tutto rispetto, prova di un progetto decisamente solido e consistente.

 

Photo courtesy: Lino Brunetti