L’idea del carrozzone musicale itinerante non è certo nuova: ci avevano già pensato, ad esempio, Bob Dylan con il Rolling Thunder Revue, che arrivò fin sopra la tomba di Kerouac, e i Beatles con il loro allucinato Magical Mistery Tour. Tuttavia, Big Easy Express, pellicola diretta da Emmett Malloy, già alla regia per The White Stripes Under Great White Northern Lights,) è di quelli che possiedono una freschezza e un’energia tali da renderli unici. Un treno, duemila miglia percorse nella primavera del 2011, un viaggio di dieci giorni da Oakland (California) fino a New Orleans, e tre band a dividersi il palco e le canzoni in giro per gli States. Protagonisti di questo eccellente rock on the road movie sono gli inglesi Mumford & Sons, una delle string band più cool in circolazione, qui fotografata nel momento in cui il loro singolo I Will Wait scalava le classifiche di mezzo mondo, gli Old Crown Medicine Show, storica band americana che, pur mantenendo una solida base ortodossa, ha ridipinto il tradizionale bluegrass con pennellate punk e rock, e i funambolici Edward Sharpe & Magnetic Zeros, combo statunitense di folk psichedelico, capitanato da Alex Ebert e dalla bella Jade Castrinos. Un viaggio, quello documentato con maestria da Emmett Malloy, che conduce le tre band attraverso suggestivi scenari degli Stati Uniti del Sud, in un contesto, quasi hippy, di condivisione (anche, e necessariamente, fisica) di speranze, di entusiasmi e soprattutto di musica. Che, ovviamente, è anche la principale protagonista del film: musica raccontata come ragione di vita, esperienza di condivisione, energia che congiunge in gioiosa alchimia l’uomo che flirta con la natura. Le belle canzoni che compongono la colonna sonora del viaggio (le tre band ci regalano il meglio del loro repertorio) ora si accendono dell’epica dell’on the road, ora di melanconico intimismo, ora della travolgente energia di jam sessions, in cui il talento di tutti i musicisti emerge cristallino, a dimostrarci che, anche un prodotto all’apparenza commerciale come quello dei Mumford & Sons, è in realtà figlio di solide basi tecniche. Un film emozionante e divertente, che vi rapirà fin dalle prime sequenze, grazie a un filotto di canzoni, reinterpretate per l’occasione in modo unico. Su tutte, segnaliamo l’accattivante melodia della celebre Home di Edward Sharpe & Magnetic Zeros, creata all'intreccio delle splendide voci di Ebert e della Castrinos, e lo sferragliante omaggio finale a Woody Guthrie, con una rilettura da caos organizzato di Bound For Glory. Uno dei migliori film musicali del 2012. Se ve lo siete perso, è assolutamente da recuperare.