Lungo l’arco della sua vita musicale, Sarah Assbring ha lambito territori musicali tra loro molto diversi. Dal 2005, anno della sua prima pubblicazione con Look! It's El Perro del Mar!, ha subito vinto premi, è stata citata da David Bowie e ha effettuato tournée internazionali; la sua musica ha abbracciato il doo-wop redux, le ballate mistiche, la dance elettronica, i lamenti dei solitari, le canzoni d'amore estatiche, le colonne sonore dei film, le colonne sonore della danza, il pop globale, il pop politico, il pop esistenziale e altro ancora.
Ora, dopo un lungo silenzio (l'ultimo LP, KoKoro, è del 2016), interrotto dalla pubblicazione di alcuni EP (We Are History nel 2018 e Free Land nel 2020), torna con Big Anonymous, un album composto da 10 tracce, originariamente commissionate dal Royal Dramatic Theatre di Stoccolma, realizzate insieme ad Jacob Haage (suo partner di lunga data) e Petter Granberg.
Le tracce, dopo essere state inizialmente registrate dal vivo con un setup minimale, sono state rielaborate ed ora vengono riproposte dalla celebre label City Slang Records.
Big Anonymous affronta le questioni esistenziali che circondano la vita e la morte. La genesi dell’album è difatti collegata alla perdita, nel corso degli ultimi anni, di alcuni famigliari, circostanza che ha fortemente colpito l’artista svedese.
Il sound dell’album è difatti stato pesantemente influenzato da questo drammatico sentimento di perdita, modulandosi per l’intera sua durata su sonorità austere e malinconiche.
L’introduzione di “Underworld” mette subito in risalto il mood del disco tra fluttuazioni elettroniche ed il suono di archi classici.
Il pezzo successivo, “Suburban dreams”, si pone subito come uno delle perle nascoste dell’album, con un ritmo che richiama il battito del cuore, per poi aprirsi e richiudersi proprio come un movimento sistolico e diastolico, su cui “galleggia” il canto evocativo della cantante.
Anche il brano seguente, “Cold dark pond”, si basa su di un arpeggio su cui si libra la voce, talvolta mesta, altre volte densa di profondità, di Sarah, che risalta anche nel successivo “In silence”.
“The truth the Dead Know” richia invece alla mente quei brevi intermezzi solo musicali che univano i diversi pezzi di quelli che possiamo considerare uno dei vertici della celebre label 4AD, ovvero i tre dischi del super-gruppo This Mortal Coil, che funge da meditativo apripista ad un altro brano, nonchè singolo: “Between You and Me nothing”, da cui è tratto l’orginale video posto in calce alla presente recensione.
“Please Stay” si snoda su un cantato crooner che, anche per effetto del suono, strizza l’occhio al suono fifties e può essere considerato come una ballad moderna col cuore rivolto al passato.
Con “One more time”, invece, ci si catapulta nuovamente nella dimensione crepuscolare che permea l’intera opera, come emerge soprattutto nell’intermezzo centrale del brano.
Il penultimo brano, “Wipe me off This Earth”, con il suo drumming sofficemente cadenzato crea il tappeto sonoro ideale per la voce ora suadente ora maggiormente robusta di Sarah.
Ed infine “Kiss of Death”, momento conclusivo dell’album, dove la musica viene a lambire inizialmente un terreno vicino all’industrial per poi improvvisamente trasformarsi nel brano più pop di tutto il disco, con i suoi ritornelli quasi orchestrali.
In conclusione, Big Anonymus è un disco da ascoltare in quei momenti dove alla musica si chiede di aiutarci a raccogliere il senso delle cose che passano, senza avere paura di gettare uno sguardo anche negli angoli più nascosti delle pieghe del nostro cuore.