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REVIEWSLE RECENSIONI
20/08/2017
Chris Bergson Band
Better Midnight
Bitter Midnight è, infatti, un disco suonato benissimo da un gruppo di virtuosi che condivide lo stesso amore e che viaggia nella stessa direzione

Artista di culto della scena rock blues a stelle e strisce, Chris Bergson calca i palchi newyorkesi (la Grande Mela è anche la città che gli ha dato i natali) ormai da più di un ventennio. Lontano dagli accecanti riflettori dello star system, negli anni il chitarrista si è creato una nicchia di fan irriducibili e si è costruito una fama artistica che gli è valsa il costante apprezzamento della critica specializzata. Grazie a una tecnica sopraffina e a un approccio filologico alla materia, accompagnate, però, dalla capacità di maneggiare con eleganza generi diversi (jazz, folk, soul, funky, etc.), Bergson è stato paragonato, di volta in volta, a grandi virtuosi dello strumento, da Duane Allman a B.B. King, da Warren Haynes a Muddy Waters. Una progressiva beatificazione, questa, che l’ha portato nel febbraio del 2015 a essere inserito nella New York Blues Hall Of Fame e che, nel corso della carriera, l’ha portato a condividere il palco con artisti del calibro di Levon Helm, B.B. King, Norah Jones, John Hammond, Etta James, and Betty LaVette, solo per citarne alcuni. A parte varie collaborazioni su dischi altrui, questo Bitter Midnight è il nono album della sua discografia e precede quelle che, a oggi, sono considerate le sue prove migliori, Imitate The Sun del 2011 e Live At Jazz Standard del 2014, celebrate dalla rivista Mojo come due tra i migliori dischi blues dell’anno. Registrato presso i Mighty Toad Recording Studio di Brooklyn (NY), Bitter Midnight è stato suonato da Chris con il contributo di un parterre di musicisti da capogiro: il soul singer Ellis Hooks (Steve Cropper), il sassofonista Jay Collins (Gregg Allman), il trombettista Steven Bernstein (Levon Helm), i batteristi Aaron Comess (Spin Doctors) e Tony Mason (Darlene Love), i bassisti Andy Hess (Gov't Mule), Richard Hammond (Joan Osborne) e Matt Clohesy (Patti Austin), e il tastierista e sassofonista Craig Dreyer (Dispatch). Una band straordinaria, assemblata per realizzare un desiderio che Bergson coltivava da anni: “E’ stato grandioso registrare il disco con alcuni dei miei musicisti preferiti – racconta il chitarrista newyorkese – Con alcuni di loro, come Richard Hammond, Aaron Comess, and Tony Mason, avevo suonato per anni ma non avevo mai registrato nulla…”. Un’intesa, dunque, nata sui palchi e che portata in studio produce un risultato di livello qualitativo eccelso. Bitter Midnight è, infatti, un disco suonato benissimo da un gruppo di virtuosi che condivide lo stesso amore e che viaggia nella stessa direzione, quella, cioè, di un blues strutturato e cangiante, che viene declinato in tutte le sue forme e che sa vestirsi, di quando in quando, anche di accessori funky, soul e jazz. Oltre a un solido songwriting, Bergson esibisce anche un’invidiabile tecnica chitarristica, concisa e ficcante, lontana da esibizionismi e inutili orpelli, e un cantato robusto e verace. Gli amanti della chitarra e del blues sono avvertiti.