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REVIEWSLE RECENSIONI
27/07/2021
Beartooth
Below
Qual è il suono di una persona divorata dai suoi demoni? Quanto grande è il coraggio che richiede il mostrarsi vulnerabili? Travagliato, potente e catartico, Below riporta la band di Caleb Shomo ai loro fasti, realizzando l’album che tutti i fan dei Beartooth aspettavano.

Disperati, aggressivi, tormentati e liberatori. Un suono a cavallo tra hardcore punk e metalcore, violento e al tempo stesso molto emotivo, capace di impetuose sfuriate, ma condite sempre da quel pizzico di attenzione alla melodia e alla catchiness. Insomma, quel tanto che basta per permettere ad ogni brano di risultare contemporaneamente brutale, emozionale e orecchiabile: il classico mix che fa urlare, cantare, sfogare e ballare allo stesso tempo, per espellere con ogni mezzo qualsiasi disagio si provi e uscirne più forte.

I Beartooth (nati nel 2012 come progetto personale di Caleb Shomo quando era ancora negli Attack Attack!), sono stati tutto questo e molto più per i loro fan sin dal 2014, quando hanno realizzato il loro album di debutto, Disgusting, indiscutibilmente il loro capolavoro e ancora oggi uno dei più riusciti dischi del genere. Con il successivo Aggressive, nel 2016, hanno ricevuto qualche critica in più, spostando la loro cifra stilistica verso una maggiore melodicità, pur mantenendo tutte le caratteristiche espresse nel precedente; l’album, in realtà, rimane comunque davvero ottimo e capace di notevoli heavy rotation nelle casse anche ad anni di distanza.

Il vero declino è arrivato, invece, con il successivo Disease (2018), in cui i tentativi di rendere la formula ancora più radiofonica e orecchiabile hanno snaturato completamente il senso del progetto e la qualità delle canzoni, rendendo brani che avrebbero potuto essere molto belli una paccottiglia di coretti degni dei più banali gruppi emocore.

Fortunatamente, il nuovo lavoro dei Beartooth si ridesta dall’ultima sfortunata parentesi e Shomo realizza uno dei migliori album che avrebbe potuto produrre. Below sintetizza in 12 brani e 44 minuti tutta l’aggressiva e disperata violenza degli esordi con la più sincera vulnerabilità emotiva e una più matura consapevolezza nella gestione degli elementi melodici, affermandosi senza dubbio come un successore più che degno di Disgusting e Aggressive.

Il quarto album della band di Columbus, Ohio, imbriglia il fuoco demoniaco che brucia l’anima di Caleb Shomo, il quale, pur avendo iniziato a scrivere nelle migliori condizioni emotive e mentali nel 2019, ha completato gran parte delle registrazioni durante il lockdown, sperimentando nuovamente un duro periodo di depressione, che l’ha trascinato nei più oscuri anfratti del suo animo.

I Beartooth sono stati da sempre specchio dei sentimenti più disperati di Shomo, ma in Below, una volta di più, i testi si sono rivelati un confessionale e un mezzo per trasporre tutta la sua vulnerabilità. Un crogiolo di fragilità che, come sempre, ha deciso di condividere con il proprio pubblico con sincerità e coraggio, permettendo ai fan di riconoscersi nel disagio e nelle paure che esprime con la più brutale onestà, di modo che, cantandone insieme entro un vorticoso e incalzante carosello di chitarre, pelli, piatti e urla, si potesse manifestare la catarsi e la reciproca liberazione da ogni distruttivo demone.

Consolante, tumultuoso, rabbioso e riflessivo, Below è il nuovo strumento con cui i Beartooth offrono a chiunque ne abbia bisogno la spalla e la comprensione di un amico, un mezzo per affrontare i propri inferni personali con la consapevolezza che “va bene ammettere di non stare bene”, fornendo al contempo il coraggio di reagire e la forza di combattere ogni negatività.

Ad ogni urlo, riff, passaggio di batteria, ritornello e breakdown, per quanto abrasivi o travagliati, grazie alla musica di Shomo e compagni, i livelli di oscurità si prosciugano, lo spirito si purifica e si lascia spazio ad un senso di acquisito vigore e di indomito ardimento con cui affrontare di nuovo ogni sfida della vita.

Beartooth, ben tornati, ci siete mancati.


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