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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
30/08/2017
The Soudtrack Of Our Lives
Behind The Music
Per chi ama le cose semplici e crede che la passione, la genuinità degli anni d’oro del Rock possa ogni tanto manifestarsi anche in tempi più recenti, Behind The Music non può mancare nella sua collezione.
di Giorgio Cocco

Il 2001 è un anno particolarmente fertile per le vicende del Rock, esce White Blood Cells dei White Stripes, esordiscono i Black Rebel Motorcycle Club e gli Strokes: copertine sui tabloid, successo di vendite, critica entusiasta. Indie e Alternative escono dalle loro camerette disadorne per ritrovare il pubblico voglioso di chitarre elettriche e soprattutto chiassose. Tornano di moda, una volta di più, Velvet, Television, T-Rex, Jesus & Mary Chain, il Blues e il Punk. Anche per gli svedesi Soundtrack Of Our Lives avrebbe potuto essere l’anno della svolta in prospettiva commerciale e Behind The Music l’album della consacrazione. La band infatti veniva spesso annoverata tra le più eccitanti del vecchio continente con due splendidi lavori già all’attivo (Welcome To The Infant Freebase del 1996 e Expanded Revelation For The Psychic Weaklings Of Western Civilization del 1998) e per la precedente esperienza di alcuni membri del gruppo (il cantante Ebbot Lundberg e il chitarrista Ian Person) nei seminali Union Carbide Productions. Così non fu, nonostante il buon successo ottenuto dal disco in patria e l’interessamento della Universal che lo distribuì per mezzo mondo, per i Soundtrack Of Our Lives il posticino al sole fu rappresentato soltanto da qualche passaggio su MTV e da una candidatura ai Grammy nella categoria Best Alternative Album. Un’occasione mancata che comunque non intaccherà il loro ruolo di portabandiera della scena Garage/Psych europea. Sfighe commerciali a parte, Behind The Music rimane un grande album, uno dei capolavori più fulgidi di tutti gli anni zero con una sequenza di brani indimenticabili che non sfigurerebbero nei lavori migliori delle band storiche dei ’60 e dei ’70. Brani all’apparenza di facile ascolto che nascondono invece incredibili capacità compositive ed esecutive, come l’accattivante e solare Infra Riot, la canzone deputata ad aprire la scaletta, perfezione Pop dal fascinoso incedere orientaleggiante. La successiva, Sister Surround, è ancora meglio, la magia del suo riff è la stessa cercata dai ragazzi negli scantinati, l’illuminazione geniale che arriva esercitandosi per intere nottate districandosi tra una cover e l’altra, il chitarrista che sbaglia l’accordo di You Really Got Me e intanto reinventa la sua penicillina R’n’R. Se questi due brani iniziali valgono da soli il prezzo del biglietto, da qui in poi ci viene regalato tutto il caleidoscopio sonoro della band. Tra i loro modelli Stones, Love, Open Mind riattualizzati in chiave moderna con uno stile ricco e inventivo, come dimostrano alternando momenti più introspettivi, Broken Imaginary Time (non sarebbe dispiaciuta al Robert Wyatt di Shleep), Tonight e In Your Veins (brividi per voce, piano e grande orchestrazione), a pezzi incalzanti come 21st Century Rip Off, Independent Luxury e The Flood che in seguito non mancheranno mai dalle setlists dei loro concerti. Per chi ama le cose semplici e crede che la passione, la genuinità degli anni d’oro del Rock possa ogni tanto manifestarsi anche in tempi più recenti, Behind The Music non può mancare nella sua collezione. Riascoltato oggi restituisce intatta la sensazione di abbagliante splendore che ci catturò alla sua uscita.