Che si tratti di dischi nuovi o di live pescati dai suoi infiniti archivi, Neil Young è una sorta di macchina da guerra delle pubblicazioni. Ovviamente, noi non ce ne lamentiamo; anzi, vista la qualità delle ultime uscite (andate a rivedere quali meraviglie sono state rilasciate nel 2021), vorremmo, per il vecchio Zio Neil, il dono dell’immortalità.
L’anno appena passato si è chiuso alla grande con la pubblicazione di Barn, un disco che testimonia l’ottimo stato di forma del vecchio rocker canadese.
Messi insieme, gli ultimi due album di Neil Young (Colorado del 2019 e ora Barn) indicano esattamente la strada intrapresa, dove e come sono stati realizzati: in Colorado e, nello specifico, all’interno di un fienile recentemente affittato. In gran parte registrati dal vivo, ed entrambi con i leggendari Crazy Horse, a fare da potente contrappunto all’indomito songwriter.
Barn, rispetto al pur buono predecessore, è di gran lunga superiore ed è probabilmente il miglior album di Young dai tempi di Psichedelic Pill (2012): dieci canzoni incredibilmente convincenti, che parlano d’amore e di vita, del passato e del futuro che abbiamo davanti a noi, e tutte suonate con esuberanza, trasporto emotivo, consapevolezza, senza rinnegare, in alcuni momenti decisivi, una giusta dose di rabbia elettrica. Un disco, quindi, in cui la grinta rumorista dei Crazy Horse è bilanciata perfettamente con un impianto melodico scintillante.
Gli Horse hanno, ovviamente, cambiato volto negli ultimi tempi: il fedele chitarrista Frank "Poncho" Sampedro si è ritirato dopo Psychedelic Pill e, come in Colorado, il suo posto è stato occupato da Nils Lofgren, che ha suonato con i Crazy Horse nei primi anni '70, prima di diventare un pilastro della E Street Band di Bruce Springsteen. La presenza di Lofgren è fondamentale, sia quando alza il volume dell’amplificatore per quelle scorribande elettriche tanto care ai Crazy Horse, come avviene nel ringhio oscillante dell’autobiografica "Canerican" o nel tiro furioso dell’ambientalista "Human Race", sia quando suona il pianoforte o l’armonica, conferendo al disco tocchi di bellezza agreste che attenuano l’odore pungente della cordite.
Non solo, dunque, fuoco e fiamme in scaletta, ma anche un pugno di canzoni agrodolci, velate appena di malinconia, come l’iniziale "Song Of The Seasons", levigata nel connubio vellutato fra armonica e fisarmonica, o la nostalgica "Heading West" (brano sul divorzio dei genitori di Young, raccontato qui come un viaggio in macchina verso ovest insieme alla madre) in cui il ringhio della chitarra del canadese è ammorbidito dal contrappunto pianistico di Lofgren.
A settantasei anni, Young è tutto fuorchè un musicista che si sente arrivato, che vive sui vecchi allori o nel ricordo dei giorni di gloria; pur continuando a concepire la propria musica attraverso uno stile consolidato e pressoché immutabile, zio Neil sembra che stia vivendo, infatti, una seconda giovinezza, in cui nulla è scontato, dall’amore per la moglie, attrice e ambientalista Daryl Hannah, omaggiata dalla leggerezza sgangherata di "Shape Of You" o nella conclusiva, morbidissima, "Don’t Forget Love", e dallo sguardo sul futuro, che pare velato, nonostante la veneranda età, da un senso di profonda, forse esistenziale incertezza. In tal senso, la lenta combustione del quadretto domestico di "They Must Be Lost", parla dei tempi che inesorabilmente cambiano e di una gioventù che, metaforicamente, si sta perdendo. Una canzone, questa, confezionata con un eleganza formale sbalorditiva (la calda armonica di Young, il tocco morbido di Lofgren, l’incedere indolente della sezione ritmica), che è però anche lo specchio in cui si riflette il volto di un musicista che è saputo invecchiare molto bene a fianco della propria musica, che sa avvolgerti nel caldo e famigliare abbraccio di un vecchio amico, ma che riesce anche a guardare verso l’incerto futuro, consapevole di aver sempre cose importanti da dire. Perché se è vero che Barn è quasi un archetipo di ciò che sono i dischi con i Crazy Horse, e che non c'è niente di sorprendente in queste canzoni, bisogna dare atto a Neil Young che, nell'autunno dell'ottavo decennio della sua vita, continua a mostrare una vitalità senza cedimenti.