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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
04/10/2023
Live Report
Bar Italia + Lowinsky, 01/10/2023, Biko, Milano
I Bar Italia sono una band che merita tutte le attenzioni che sta ricevendo, se in sede live ancora non convincono del tutto non è un problema, almeno per ora. La data al Biko è andata sold out e in apertura abbiamo pure avuto modo di sentire Lowinsky.

Avrei dovuto vederli al Primavera Sound lo scorso giugno, dove arrivavano freschi di pubblicazione di Tracey Denim, il primo full length dopo due EP promettenti ma non ancora sufficienti a saggiarne davvero le capacità. Il disco, anche grazie all’ottimo lavoro di Marta Salogni in sede di produzione, li ha invece posti in primo piano tra le band emergenti, in quelle settimane erano sulla bocca di tutti e in parecchi, il pomeriggio dell'ultima giornata di festival, avevano puntato sulla loro esibizione.

Io invece lasciai perdere, per recuperare i giovani jazzisti Domi & JD Beck, altro nome caldo che non avevo ancora avuto modo di sondare in sede live. Fu una mezza delusione, motivo che ha ovviamente aumentato la mia delusione e di conseguenza la voglia di recuperare il terzetto inglese. 

 

La data milanese arriva al termine di un mini tour nel nostro paese che ha toccato anche Roma, Bologna, Conegliano e Torino, le origini italiane della cantante Nina Cristante possono senza dubbio avere influito sulla decisione. 

Il pubblico, di suo, ha risposto bene: sarà che con quel monicker attirano per forza l’attenzione, sarà che il loro sound è un concentrato della musica indipendente degli ultimi trent’anni, e che incidono per una label di culto come la Matador, fatto sta che il Biko questa sera è sold out. 

Purtroppo è il giorno in cui occorre rinnovare la Tessera Arci per la stagione 2023-24 e questo comporta una serie di operazioni burocratiche che faranno inevitabilmente slittare in avanti l'orario d'inizio. Ora, perdonatemi ma due considerazioni mi sento di doverle fare: già al Biko si comincia a suonare più tardi rispetto alla media milanese; in più è domenica sera, il pubblico non è composto solo da universitari che il giorno dopo possono stare a casa a dormire e ho visto coi miei stessi occhi più della metà della gente presentarsi alla porta ben dopo che il gruppo di apertura aveva già finito di suonare. Dico umilmente la mia: cazzi loro. I ritardatari andavano tranquillamente lasciati in coda col concerto in corso. Gli orari erano stati pubblicati, chi arriva dieci minuti prima non può penalizzare tutti gli altri. Perdonate lo sfogo ma ho una certa età e, con questo andazzo, andare a vedere concerti durante la settimana diventerà sempre più difficile. 

 

Ma occupiamoci della musica perché quella, per fortuna, non è mancata ed ha regalato soddisfazioni. In apertura ci sono i Lowinsky, che Carlo Pinchetti ha di recente risuscitato e che pubblicheranno prossimamente nuova musica. Nel frattempo sono stati ristampati i due EP da tempo esauriti, quello d'esordio e quello con la cover di “Divan” degli Smudge; in aggiunta è poi arrivato uno split con Drew McConnell (Babyshambles, Helsinki, nonché bassista nella band di Liam Gallagher) dove la quota partecipativa dell'act bergamasco è costituita dall'inedito “Doppio gioco”. 

Stasera sono in versione trio, con Carlo, come sempre voce e chitarra, affiancato dalla moglie Lisa Gandolfi alle seconde voci e dal chitarrista Davide Tassetti, che era presente anche nella prima line up. 

Il set è come sempre un mix tra il repertorio solista di Carlo (“Lacrime”, “Recriminare”), i vecchi brani dei Lowinsky (per l'occasione viene suonata “Lei”, direttamente dal primo EP, oltre che la già citata e bellissima “Doppio gioco”) e una sporadica incursione nel vecchio progetto Finistère (“Pronti alla rivolta”). 

Prova convincente, valorizzata da un'ottima resa sonora (il Biko da questo punto di vista è una garanzia) e da un pubblico che, seppure non ancora numeroso, risulta tuttavia attento e partecipe. Se lavorassero di più nel differenziare le parti di chitarra sarebbero senza dubbio più efficaci ma anche in questa veste acustica ci sono piaciuti molto. 

 

Dopo il cambio palco infinito di cui si è detto, ecco che, alle soglie delle 23.30, quando persino i più giovani tra il pubblico cominciavano a mostrare segni di impazienza, i Bar Italia salgono sul palco. Dal vivo sono in cinque, con Nina Cristante, Jezmi Tarik Fehnmi e Sam Fenton affiancati da un batterista e da una bassista di cui non ho scoperto il nome. 

Per il gruppo di Londra è un periodo particolare: Tracey Denim è uscito da poco più di sei mesi e già hanno annunciato un nuovo disco, The Twits, che uscirà a novembre, così che questo tour verrebbe ad essere potenzialmente una sorta di spartiacque tra questi due lavori. Non sarà così: la setlist è incentrata sulle canzoni già pubblicate, la maggior parte dal disco ma anche qualcosa dai due EP, tra cui quella “Skylinny” che è stata un po’ il loro primo classico. 

Non una grande performance, la loro: molto ingessati, pause lunghe tra un pezzo e l'altro, nessun tipo di interazione col pubblico (a vederli, presumo più per timidezza che per supponenza), esecuzioni non sempre precise, penalizzate peraltro da arrangiamenti eccessivamente lineari. 

Per fortuna ci sono i brani, che hanno un livello di scrittura altissimo, un gusto sopraffino nelle melodie vocali e uno stile che mescola alla perfezione Indie, Alt Folk, Pop, Post Punk e New Wave, sintetizzandoli in un prodotto fresco e per certi versi addirittura innovativo, come potrebbe esserlo un improbabile matrimonio tra Pavement e Young Marble Giant. 

È per le varie “Nurse!”, “Punkt”, “Missus Morality”, “Changer” che il concerto alla fine decolla, nonostante sia fin troppo evidente che, almeno per il momento, siano un gruppo non particolarmente interessato a curare la dimensione live (peraltro l’immagine è quella giusta, la stessa Nina Cristante avrebbe tutte le potenzialità per divorare il palco, se solo volesse). 

Dura la miseria di quaranta minuti ma, per quanto possa sembrare strano, è stato esaustivo (almeno per me, perché poi qualche brusio di disapprovazione lo si è sentito). E poi al pubblico milanese è stato fatto il regalo di un bis, cosa che, a leggere le selitst delle altre date, non era mai avvenuta.

Insomma, i Bar Italia sono una band che merita tutte le attenzioni che sta ricevendo, se in sede live ancora non convincono del tutto non è un problema, almeno per ora. La priorità, adesso, è cercare di capire se confermeranno quanto sentito di buono su Tracey Denim.