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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
14/07/2017
Siouxsie & The Banshees
BANSHEEIANA – 1 (Edinburgh Clouds, 18 agosto 1978)
Viaggio in treno con un paio di tramezzini e quattro lattine di birra da una pinta ciascuna. Fa così freddo quando arrivo a destinazione che appena apre un pub nelle vicinanze della venue ordino insieme una cup of tea e un doppio scotch.
di Stefano Galli steg-speakerscorner.blogspot.com

Non tutti amano gli “occhi come piscine”[1].

Quello su Siouxsie and the Banshees è probabilmente uno dei due libri che non scriverò mai.

Dopo trentacinque anni, porsi l’interrogativo (che appunto qualcuno aveva nel 1977) se sia più carina Pauline Murray (dei Penetration) o Siouxsie Sioux, è sterile.

Quasi sempre conoscere i propri “idoli” (non nel senso nietzschiano del termine, ma dichiararli “dei”, non ne cambierebbe il destino: crepuscolo o caduta, importa?) è una pessima idea.

Vale anche per molto di quello che è argomento di Speaker’s Corner e anche di certi altri blog: artisti che si risolvono in personcine modeste, cui a un certo punto misuri tutto, poi li abbandoni come un fazzoletto di carta usato e ormai inutile e ti dici, una volta in più, che sarebbe stato meglio non andare oltre quello che hanno creato.

L’eccezione è questa band, anche – ma non solo – nella formazione del 1981in cui tale è il talento a fianco di The Banshees appaiono quello stesso anno The Creatures e poi, nel 1983, The Glove.

Questi erano, e sono, Siouxsie, Steven, Budgie e John.

Non aspettatevi sensazionalismi.

Non sarei arrivato ad avere la loro fiducia se non fossi una persona che vede, ascolta e non racconta. Parto da quello che avrebbe dovuto essere il mio secondo concerto, ma fu il primo di molti[2].

Agosto 1978. Ho superato l’esame di maturità con 49/60. Due settimane a Londra. Una bella – per un diciottenne che si è portato da leggere Fiesta di Ernest Hemingway, ma compra numeri arretrati di Zigzag in King’s Road – camera a mansarda al Vienna Hotel.

La sera, al Music Machine nella capitale, già suonano “Hong Kong Garden” di Siouxsie and the Banshees.

Infatti, si riuscirà a comprare il sette pollici prima della data di pubblicazione ufficiale, e al Virgin store di New Oxford Street avrò anche la fortuna di trovare una copia della prima edizione con copertina apribile ed etichette beige[3].

Leggo sul NME e/o sul MM che S&TB suoneranno un’unica data (sorta di promozione per il singolo di debutto) al Clouds di Edinburgh, il 18 di agosto, nell’ambito del festival che annualmente si celebra nella capitale di Scozia[4]. Una busta, l’importo del biglietto in contanti e il mio recapito dentro, spedisco il tutto. Così semplice che ricevo il biglietto per posta.

Viaggio in treno con un paio di tramezzini e quattro lattine di birra da una pinta ciascuna.

Fa così freddo quando arrivo a destinazione che appena apre un pub nelle vicinanze della venue[5] ordino insieme una cup of tea e un doppio scotch.

Adibisco la predetta casa pubblica a mio quartier generale sino a che comincia a formarsi una discreta coda per entrare. Per il folklore: si alternano canti di “John Travolta is a bastard” a strofe degli Sham 69, fra gli spettatori.

All’ingresso, la polizia selezione con un metodo molto semplice: farfugliano qualcosa, tu rispondi “what?” e se l’alito è troppo alcolico stai fuori a smaltire. I britannici spesso sacrificano al bere e alla compagnia momenti cruciali. Io sacrifico il bar e opto per una prima fila.

Gli Spizz Oil, un duo che nel corso degli anni cambierà pseudonimo con frequenza[6], amici dei Banshees e sotto medesimo management, aprono con un’esibizione concisa e veloce, con in testa due caschi di plastica da lavoro: notevoli.

Ma cominciano i problemi: evidentemente il locale non è uso ospitare concerti e così le transenne metalliche cominciano a cigolare, le travi di legno poste in perpendicolare per sostenerle emettono sinistri scricchiolii. Dopo poco, un annuncio: o la gente smette di spingere, o niente concerto. Miracolosamente il pushing and showing si arresta quasi completamente (tanto che riuscirò anche a scattare qualche fotografia in bianco e nero[7] con una Instamatic prestatami dal mio amico Sergio).

Quando si abbassano le luci su un palco davvero basso, entrano prima i Banshees, ma Kenny Morris ha un’acconciatura per cui, per un istante, quasi lo confondi[8] con un’improbabile Siouxsie senza trucco, e lei, buona ultima, dopo alcuni lunghi secondi calca le assi con i suoi sandali con tacchi a stiletto neri che risaltano per via dei calzini bianchi alla caviglia, pantaloni neri attillatissimi, una maglietta bianca con annodato ai fianchi un foulard nero, e quello spencer in raso/lurex dorato e ampi rever neri già apparso in altre occasioni[9].

La setlist del concerto è questa[10]: “The Staircase (Mystery)”, “Mirage”, “Nicotine Stain”, “Switch”, “Hong Kong Garden”, “Metal Postcard”, “Jigsaw Feeling”, “Suburban Relapse”, “Pure”, “The Lord’s Prayer”, “Helter Skelter”. In sostanza, il repertorio è già quello di The Scream[11]

Concerto avvincente e coinvolgente.

Ne uscirò con la mia camicia nera di Boy fradicia, posta ad asciugare sopra l’impermeabile che indosso a torso nudo come una cappa. Più o meno dormo alla stazione ferroviaria, la mattina, è sabato, parto per Londra, vado a Portobello[12], la sera sono al concerto degli Ultravox! al Marquee di Wardour Street.

Un’ultima cosa: “In Aberdeen.. No-one Can Hear You Scream”. A buon intenditor…

 

[1] “Make-Up To Break-Up” di Steven Severin (testo) e Siouxsie Sioux, Steven Severin, Kenny Morris, P. T. Fenton (musica). C’è da chiedersi se, dato che ormai i pettegolezzi sono noti, il verso non fosse una dedica di Steven a Siouxsie.

[2] A un certo punto, ho smesso di contarli, non aveva più molto senso.

[3] Davvero raro: solitamente, le etichette - sempre in plastica - erano argentate anche per le copie in gatefold sleeve.

[4] Probabilmente l’evento più noto è il Tattoo.

[5] Badate che allora gli orari di apertura erano letali, soprattutto nelle Higlands.

[6] Il loro più grande successo è il singolo “Where’s Captain Kirk” come Spizz Energi.

[7] Le foto sono piccole, sono leggermente mosse (scattavo con una mano sola), ma se le guardo mi paiono perfette e a colori.

[8] Faccio presente che all’epoca le fotografie di Mrs. Ballion che circolavano in Italia erano nell’ordine di tre.

[9] Usato anche da Steve Severin: il danaro non abbondava. Tanto che al Clouds la parte inferiore della manica sinistra era scucita.

[10] Mi affido alla mia registrazione che, però, è troncata durante “Helter Skelter”.

[11]  Che uscirà ufficialmente il 13 novembre 1978.

[12] Dove mi dà buca proprio uno che doveva portarmi delle registrazioni di S&TB.