A un primo ascolto, si potrebbe essere tratti in inganno e pensare che questo Awakening, complice anche il nome della band, sia stato partorito nella selvaggia fauna, magari infestata da coccodrilli, di qualche zona paludosa del sud degli Stati Uniti. Invece, questi cinque ragazzi (Bjørn Bølling Nyholm, voce, Jan Geert, chitarra, Thomas Roland, chitarra, Jeppe Birch Friis, basso, e Kim Langkjær Jensen, batteria), nelle cui vene scorre lo stesso sangue che corrobora il più duro hard rock di matrice sudista, arrivano, guarda un po’, dalla Danimarca.
Giunti al terzo album in studio, i Black Swamp Water ribadiscono di essere una delle band più cazzute provenienti dal Nord Europa, da tempo vera e propria fucina di suoni estremi. Il disco parte a cento all’ora con la cazzutissima "Roll Over", bordata ai confini del metal, che reclama la paternità dei leggendari Corrosion Of Comformity, con un pizzico di melodia in più. Una partenza a razzo, seguita dal riff alla Guns di "Showdown" e dalla sventagliata thrash metal dell’inquietante "Endless War". I Black Swamp Water sanno, però, rallentare anche il passo, e scrivere una ballata southern intrisa di blues e testosterone come l’ottima "Send Me Away".
E’ una breve pausa per rifiatare, prima che il piede pigi ulteriormente l’acceleratore con "Better Days", in quota punk rock, e col groove sferragliante dell’ottima "Disappoint Me", brano che, ancora una volta, richiama alla memoria il sound della band capitanata da Mike Dean.
Che i cinque danesi guardino anche all’hard rock anni ’70 è del tutto evidente, come lo è il fatto che sappiano anche maneggiarlo con cura filologica e appassionata dedizione. Ecco, allora, la splendida cover di "Children Of The Grave", oscuro doom metal targato Black Sabbath e pescato dal mitico Master Of Reality (1971), che i cinque ragazzi gestiscono con baldanzosa autorevolezza.
Chiudono due brani, forse i migliori del lotto, in cui si capisce quanto i Black Swamp Water, siano in grado di costruire groove irresistibili: "Now That I Know" e, soprattutto, la conclusiva "Hammer You Down", aggressivo hard rock blues, che sfocia in un finale a chitarre spiegate, che dal vivo potrebbe srotolarsi in una sbrigliata jam.
Questi ragazzi danesi non mettono certo nell’occhiello il fiore della creatività, eppure compensano con un arsenale di fuoco che ha ben poco da invidiare a band più titolate. Pertanto, se amate dischi ruggenti e senza fronzoli, e vi piace il tiro alzo zero delle chitarre elettriche, questo Awakening fa decisamente al caso vostro.