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MAKING MOVIESAL CINEMA
Avengers: Endgame
Anthony e Joe Russo
2019 
FANTASCIENZA AZIONE
all MAKING MOVIES
30/04/2019
Anthony e Joe Russo
Avengers: Endgame
Se tra corsi e ricorsi gli eroi Marvel che vivono tra le pagine dei fumetti hanno occasione di evolvere, mutare, anche morire, per poi ritornare forti di nuove idee e nuove incarnazioni grazie all'apporto di autori sempre diversi, così non sarà per le loro versioni cinematografiche.

Con Avengers: Endgame si conclude quella che è stata definita la fase tre del progetto Marvel Cinematic Universe. In realtà ci sarà ancora una coda con l'imminente Spider-Man: far from home ma credo che il succo non cambierà di molto. La vera novità è che con Endgame, oltre al senso di continuità che i Marvel Studios hanno sapientemente creato ad arte ormai da tempo, si avverte forte una sensazione di chiusura, un sapore da "fine di un ciclo", un ciclo che si rigenera continuamente, film dopo film, da ormai ben undici anni. Il Marvel Cinematic Universe non morirà certo qui, anzi, sembra essere più vivo che mai e proprio Endgame probabilmente diventerà uno dei maggiori incassi della storia del Cinema in assoluto, per i fan non c'è quindi nulla da temere. Se non altro però qualcosa dovrà cambiare. Se tra corsi e ricorsi gli eroi Marvel che vivono tra le pagine dei fumetti hanno occasione di evolvere, mutare, anche morire, per poi ritornare forti di nuove idee e nuove incarnazioni grazie all'apporto di autori sempre diversi, così non sarà per le loro versioni cinematografiche. Perché a parte qualche cambio di rotta avvenuto nei primissimi film targati Marvel Studios (il primo Hulk ad esempio era interpretato da Edward Norton), i vari personaggi, soprattutto quelli di primo piano, sono legati ormai indissolubilmente agli attori che li interpretano, attori che invecchieranno o che semplicemente a un certo punto avranno voglia di dedicarsi ad altro. Non sarà così facile sostituirli. Ve lo immaginate un Iron Man interpretato da qualcuno che non sia Robert Downey Jr.? Un Cap senza il volto di Chris Evans, una Vedova Nera senza il broncio della Johansson? Sinceramente io no, e probabilmente questo cruccio gira da diverso tempo anche nelle teste pensanti di casa Disney. Senza entrare nei risvolti della trama di Endgame, cosa che non necessita fare per portare avanti due o tre riflessioni scatenate dal film, per diversi aspetti con la conclusione di questo lungo capitolo la sensazione che prevale è proprio quella di un futuro incerto, di un cambiamento che dovrà portare i Marvel Studios a guardare sempre più a progetti nuovi, a personaggi minori dalle potenzialità tutte da scoprire (in produzione Shang-Chi e The Eternals, alzi la mano -astenersi Marvel nerds - chi li conosce) e affidarsi meno ai grossi calibri che prima o poi non potranno più contare sui volti che finora li hanno caratterizzati. Constatazione che sarà triste per qualcuno, ma così è; a dimostrarlo il fatto che al momento per la fase quattro non ci siano in produzione nuovi capitoli per Iron Man, Thor, Capitan America o Hulk, quelli che sono i pilastri della famiglia dei Vendicatori, mentre sembra ancora lontana la possibilità di inserimento nel Marvel Cinematic Universe dei personaggi da poco ritornati all'ovile (causa acquisizione diritti cinematografici) come i Fantastici Quattro o tutto il parco characters legato agli X-Men, un potenziale pressoché sterminato ma non così semplice da gestire. L'assetto generale della Marvel al cinema potrebbe quindi cambiare nei prossimi anni con la possibilità di riservare moltissime sorprese ma anche con il rischio di perdere un poco il focus su ciò che finora ha attirato in sala milioni di fan.

Sul film in sé non c'è troppo da dire se non per fare alcune osservazioni: come era più che lecito supporre uno degli scopi di Endgame era quello di andare a riparare la situazione drammatica venutasi a creare sul finale di Infinity War, almeno in larga parte, e aprire nuovi scenari, alcuni realmente interessanti come dimostrano le battute finali del film. Compito assolto in maniera egregia dai fratelli Russo, tra i migliori direttori Marvel, che confezionano tre ore e passa di film che scivolano via senza pesantezza alcuna. Qualche difetto è presente, deludente la chiusura della gestione Thanos, tirata via in fretta per dedicarsi poi ad altro, non male la costruzione dei momenti più epici e di quelli ironici, ancora una volta plauso a Chris Hemsworth, un debosciato davvero con i fiocchi, sarebbe un perfetto Lebowski dei nostri tempi. Nel complesso il dittico funziona bene, infarcito forse da troppi scontri e da troppi minuti ma capace di non annoiare, vista la durata eterna non è cosa da poco. Agganciandoci a questo l'uscita di Endgame offre lo spunto per un'altra riflessione: l'esperienza del Cinema al cinema (e non solo) e come essa stia cambiando negli anni. Qui entriamo un poco nel personale, ma in fondo ogni passione, Cinema compreso, per ognuno di noi lo è.

Digressione. Sempre più spesso è possibile assistere al cinema non solo a un film ma a veri e propri eventi. Si moltiplicano le uscite che hanno una tenitura in sala di un solo giorno, legate magari ad anniversari importanti, così come è sempre più facile trovare eventi come quello messo in piedi per l'uscita di Endgame con una maratona degli ultimi due film degli Avengers destinata a concludersi alle 03.00 del mattino passate (per la cronaca... si, ce l'abbiamo fatta in scioltezza ); altri prodotti ancora fanno un passaggio veloce in sala per atterrare subito dopo su Netflix o simili, poi ci sono i concerti nei multiplex, tutta la nuova corrente dedicata ai musei e all'arte su grande schermo e così via, insomma il cinema (inteso come luogo fisico) non è più il cinema di una volta. È in atto un cambiamento forse inevitabile, che tende a contrastare l'uso sempre più massivo, soprattutto da parte delle nuove generazioni, delle piattaforme streaming che mettono a disposizione contenuti per migliaia di ore rendendo l'azione dell'uscire di casa per andare al cinema sempre meno sentita e necessaria. Allora ben vengano anche queste occasioni, che sicuramente non sono pane per i denti del vero cinefilo, ma si rivelano spesso occasioni divertenti per tornare in sala, un modo per recuperare su grande schermo film cult magari mai visti al Cinema per questioni anagrafiche, e la via per gli esercenti di far cassa in attesa che questa crisi della sala trovi il modo di venir superata. Personalmente ho assistito alla Maratona Avengers e posso dire che non mi capitava di vedere una sala così gremita da anni (e parliamo di una sala enorme), solitamente a questi eventi c'è una maggiore dose di euforia, c'è quel sapore di esperienza realmente condivisa, per carità, c'è anche più rumore di fondo ma ci sono anche occasioni di divertimento che esulano dalla mera visione dell'opera. È questo il modo di fruizione per cui il Cinema è stato concepito? Sicuramente no, però questo c'è ai giorni nostri ed è con ogni probabilità uno dei modi per tenere in piedi la baracca. Il rovescio della medaglia, ed è un rovescio pesantissimo, è che rischiamo di perderci nelle sale il Cinema d'autore, quello di contenuto, quello che magari presenta un'idea nuova, anche valida, e che esula da franchise, sequel, grandi saghe e dai grossi imperi dell'intrattenimento (si, ho proprio detto Disney, avete capito bene). Probabilmente il Cinema, quello veramente interessante capace in qualche modo di arricchirti, ce lo guarderemo a casa sul divano, ammetto di essere il primo a seguire questa nuova tendenza. Poi c'è ancora da dire che tutte queste riflessioni scaturiscono dalla visione di Endgame, allora chi ha ragione?


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