Il cambio di rotta voluto da Post Malone nel nuovo album si intravede già ascoltando la prima traccia: “Don’t understand”, in cui la voce trema e il celebre cantante diventa solo una persona: Austin. Austin è infatti il nome di battesimo di Post Malone che, in questo modo, ha voluto dare al suo pubblico un segnale inequivocabile: in questa nuova raccolta di brani gli ascoltatori troveranno la narrazione vera del cantante, un dialogo con se stesso che prima aveva fatto emergere solo a tratti.
In “Don’t understand”, infatti, Post Malone non nasconde tutta la propria fragilità. Con voce tremante, e quasi parlando, il cantante sussurra all’orecchio di chi ascolta:
“I don’t understand why you like me so much
‘Cause I don’t like myself.”
Ma non solo: un altro indizio lasciato per rivelare la nuova direzione è la scelta di non inserire nessun featuring; nessun altro artista è coinvolto nella costruzione dell’album, ci sono solo Austin, la sua chitarra e una strumentazione live, prodotta insieme ai suoi collaboratori di lunga data Louis Bell e Andrew Watt.
La volontà di abbandonare le vesti precedenti e di indossarne di nuove, o, meglio, di non indossarne nessuna, corrisponde in Post Malone anche ad un cambio di sonorità e di genere: il cantante statunitense sembra abbandonare l’hip hop per darsi ad un ritmo più armonico, mai spigoloso.
Ascoltando la successione di tracce tutta d’un fiato si intuiscono i temi ricorrenti, al centro della vita di Austin: l’amore, la dipendenza dalle sostanze, il desiderio di guardarsi dentro.
Post Malone non ha mai voluto farsi inquadrare in una rigida categoria. Il suo nome inizia a farsi spazio nel 2015 con una discografia in cui i generi si mescolavano ed è stata proprio questa la chiave del suo successo, che lo ha portato a raggiungere vette inimmaginabili, come quelle conquistate con il suo quarto album, Twelve Carat Tootache, che ha confermato la qualità della sua arte e lo ha portato ad un tour importantissimo, in cui ha conquistato a mani basse le arene in cui si è esibito.
Le tracce di Austin sono accompagnate da alcuni video dall’ottima la regia: protagonista assoluto il cantante, che guarda dritto in camera. Anche questi riflettono la semplicità che caratterizza la musica di questo ultimo lavoro: al centro della scena c’è solo Austin, con il suo microfono e la sua voce, in diverse ambientazioni. Nell’official live performance di “Something real”, Post Malone si muove sul tetto di un’abitazione; il video di “Chemical” inizia con una sigaretta accesa e lo troviamo seduto sul sedile di un pick-up; in “Mourning”, invece, combatte con un gigantesco cubo di ghiaccio che, alla fine, diventa parte del suo drink.
Al netto delle apprezzabili sfaccettature personali che Post Malone ha voluto rendere più vivide e dirette con le scarne scelte armoniche messe in campo, però, Austin ha una sostanziale pecca: la monotonia. Forse il desiderio di raccontarsi senza filtri ha lasciato poco spazio alla sperimentazione nella produzione e alla ricerca di suoni nuovi? È l’inizio di un nuovo percorso o una parentesi necessaria per mettere i puntini sulle i alla propria storia? Solo il tempo ce lo dirà. Nel frattempo, comprensibile il focus intimista, ma a patto che Austin non ceda ad un eccessivo appiattimento dal punto di vista musicale, poiché rinuncerebbe proprio a ciò che rende grande il nome di Post Malone.