Cerca

logo
REVIEWSLE RECENSIONI
04/03/2025
The Veils
Asphodels
Dualismi quotidiani, antiche radici, folklore e ombre tutto racchiuso nel nuovo onirico album dei The Veils.

Un limbo in cui i defunti non riescono ad essere giudicati vagando senza trovare pace, è dove i The Veils, con il settimo album Asphodels, accompagnano l’ascoltatore.

Andrews Finn e sodali, rimanendo fedeli alle sonorità del precedente ...And Out of the Void Came Love del 2023, indagano rimpianti e dualismi dell’animo umano partendo da un fiore l’Asfodelo, da cui il full-length prende il nome. Dell’Asfodelo si trova traccia negli antichi poemi greci, che lo presentano come il fiore dei defunti, sostentamento per quelle persone che, non essendo state in vita né buone né cattive, risultano pertanto ingiudicabili e condannate a vagare in una landa dove unica fonte di sostentamento era il tubero dell'Asfodelo.

Proprio partendo dal binomio bene/male si srotolano le nove tracce che compongono l’album, in cui trova spazio il dualismo vita/morte, tenebre/luce e l'amore per i due elementi da sempre sostentamento per la sopravvivenza dell’essere umano: la terra e l'acqua.

 

Testi malinconici, spesso sofferti, intrisi di lirismo magico e struggenti metafore vanno ad arricchire e completare un sound curatissimo, delicato, in cui protagonisti assoluti sono il pianoforte e gli archi di Victoria Kelly, da tempo importante elemento della band, capace di creare avvolgenti arrangiamenti onirici.

L’incedere suadente di Finn vira da delicate ballad a momenti jazzistici, toccando corde più folk in “Melancholy Moon”, a ricordare le origini della band neozelandese.

Tracce in cui riverberano echi di grandi numi tutelari, Nick Cave, Leonard Cohen e persino Tom Waits, si susseguono a volte più marcati altre solo accennati, omaggiandoli senza mai arrivare a fondersi e mantenendo costante il timbro naturale della band.

 

In un percorso costellato da una nebbiosa malinconia, canzoni come “The Sum” o “Mortal Wound” lasciano intravedere uno spiraglio di speranza: “Well, I'm alive with the beauty all around you/ And I'm alight with the color of spring/ And I'm in love with that feeling that surrounds you/ And I'm enthralled to the love that that brings” (Beh, sono vivo con la bellezza che ti circonda/ E sono acceso dal colore della primavera/ E sono innamorato di quel sentimento che ti circonda/ E sono incantato dall'amore che porta con sé).

“The Dream of life” si inserisce in un contesto jazzistico con una performance vocale votata alla corrente crooner, ottimamente modulata in modo da non risultare eccessiva anzi andando ad aumentare il pathos della canzone.

 

Conclude questo percorso tra malinconica oniricità, lirismo poetico e odierna instabilità “A Land Beyond”, dove il tema della speranza ritorna, ma vi aleggia intorno un senso di incompiutezza: “Ther?'s a path beyond this ragged ridge/ And I'll meet you there tomorrow/ In the land beyond this world we know/ In the land beyond this world below” (C'è un sentiero al di là di questo crinale accidentato/ E ti incontrerò lì domani/ Nella terra al di là di questo mondo che conosciamo/ Nella terra al di là di questo mondo sotterraneo).

Asphodels incanta e non lascia indifferente l’ascoltatore, porta con sé domande, immedesimazione, richieste e innalza i The Veils, confermandoli una delle band più a fuoco del momento.