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REVIEWSLE RECENSIONI
08/06/2021
STR4TA
Aspects
Io non sapevo sinceramente chi fossero questi STR4TA, come molti altri del resto, infatti per un po’ si ebbe solo un nome, un singolo, Aspects, e un bell’alone di mistero attorno. Bastò sentire i primi 30 secondi di quella canzone, con l’ingresso di una batteria molto afro-funk e un basso “trascina-folle”, per esserne completamente rapito e incuriosito.

Fu solo con l’uscita dell’album che incominciai ad approfondire il sound di questa prima pubblicazione degli STR4TA, band o progetto che finalmente si svelò lasciandomi a bocca aperta. La cosa che mi ha stupito è che mi aspettavo ascoltare una nuova band inglese che stava emergendo dalle torbide acque del brit-funk, non credevo di scoprire che dietro a questo progetto ci fossero due lupi di mare che queste acque le navigavano da un pezzo.

Il progetto STR4TA, infatti, è composto da Gilles Peterson, dj, producer e discografico della Brownswood Recordings, e Jean-Paul “Bluey” Maunick, storico fondatore e leader degli Incognito. Insomma, non si può certo dire che a questi due personaggi manchi dell’esperienza nel genere, e questo permette anche di capire da dove viene tutta la maestria che si sente fin dalle prime tracce del disco.

Aspects è un bel viaggio nel brit-funk e nell’acid-jazz, genere che riuscì ad emergere nelle classifiche tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, e di cui gli Incognito furono i porta bandiera. Per questo, col senno di poi, sono evidenti tutti i richiami alla musica degli Incognito, a partire proprio da quel sound funk e afrobeat che entra con il primo brano e che non se ne va più via.

Il disco, inoltre, presenta anche tante altre sfaccettature di questa medaglia: dai toni acid jazz di “Dance Desire”, al mood disco funk di “After The Rain” e “Give In to What is Real”, fino ai travolgenti toni afro funk di “Vision 9”, che però non disdegna di presentare influenze di un certo tipo di jazz di cui Pat Metheny e Al Jareau sono stati sicuramente due esponenti.

Il motivo per cui questo album merita davvero di essere ascoltato è che non rappresenta semplicemente un’operazione nostalgia, un esercizio di stile di due personaggi desiderosi di ripercorrere un genere, il brit funk, che ormai non è più molto presente nelle sale da tè inglesi.

Aspects è l’evidente atto d’amore di due personaggi verso un certo tipo di musica, totalmente black, e se da un lato l’esperienza di “Bluey” nella scrittura risulta delle parti e degli arrangiamenti già dal primo ascolto evidente, è quando si finisce di ascoltare il disco che ci si rende conto dell’importante ruolo che ha giocato Gilles Peterson. Sarebbe molto facile su un genere come questo cadere nell’errore di fare solamente un esercizio di stile, mentre invece il dj-producer sa bene cosa conta veramente, e cioè far ballare la gente e farla stare bene.

Se cercate la vera prova del nove di questo disco, la troverete nel fatto che ci fa ballare dal primo all’ultimo pezzo, e per questo, non possiamo che ringraziare.


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