Cerca

logo
SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
16/04/2025
Live Report
Arooj Aftab, 15/04/2025, Teatro Triennale, Milano
Arooj Aftab presenta il suo progetto nella bella cornice del Teatro della Triennale, in occasone dell'ultimo appuntamento del Fog Performing Arts Festival, con un live superlativo, tra un New Jazz sofisticato e notturno e shottini di liquore.

La prima volta che ho visto dal vivo Arooj Aftab era il 2021, eravamo ancora in piena pandemia ma sembrava che si aprisse qualche spiraglio per i concerti in piedi, tanto che al Fabrique di Milano era stata organizzata una serata gratuita con lei e i Sons of Kemet a dividere il palco.

Vulture Prince era uscito da poco, si era presentata assieme a un’arpista e l’esibizione sarebbe stata magnifica, se la maggior parte dei presenti non avesse pensato solo a chiacchierare a voce altissima e a fare avanti e indietro dal bar. Erano i primi giorni di libera uscita e già noi non brilliamo per educazione e attenzione durante questo tipo di serate, figuratevi se sarebbe potuto succedere diversamente…

Tutto questo per dire che, quattro anni dopo, il ritorno di Arooj Aftab avviene finalmente all’interno di una cornice degna della proposta. Il Teatro della Triennale, già sede principale del JazzMi, oltre a tutta una serie di altri eventi, è piccolo e dotato di un’ottima acustica, l’ideale per un’esibizione non semplice che tanto chiede all’implicazione individuale dello spettatore.

Nel frattempo anche lei è cresciuta: Night Reign ha segnato un punto di non ritorno nel suo itinerario creativo, con le meditazioni etereee dell’esordio che hanno lasciato il posto ad un New Jazz sofisticato e notturno, una diversa gamma di strumenti implicati e anche un maggior numero di brani cantati in inglese, a rendere per certi versi più accessibile la proposta. Non è un caso che proprio con questo disco siano arrivati i primi riconoscimenti importanti e che la cantante pakistana sia passata rapidamente dall’essere apprezzata solo all’interno di una nicchia di ben informati, a divenire un nome sulla bocca di tutti gli appassionati di musica, per lo meno quella che, a partire dal Jazz, si contamina nelle maniere più disparate.

 

La formazione con cui Aftab si presenta rispecchia in pieno l’evoluzione stilistica avvenuta: si tratta di un trio composto da chitarra (Perry Smith, che ha preso il posto di Gyan Riley in questa nuova leg), contrabbasso (Petros Klampanis) e batteria (Engin Gunaydin), funzionale alla riproposizione dei nuovi brani ma che funziona benissimo anche con gli episodi più datati, che assumono un vestito completamente diverso.

In effetti il concerto comincia con una versione piuttosto stravolta della vecchia “Suroor”, che ci immette subito in quello che sarà il mood della serata: canzoni che si appoggiano su una base fantasiosa e continuamente cangiante, con le strutture dilatate da assoli e improvvisazioni varie, a mettere in luce la bravura dei musicisti. Da questo punto di vista, per quanto Aftab sia straordinaria in quanto a tenuta vocale ed interpretazione, per quanto siano credibili e sostanziosi i pezzi, il vero valore aggiunto sono proprio i suoi tre compagni d’avventura.

Smith è assolutamente pazzesco alla chitarra classica, soprattutto quando si lancia in assoli funambolici ma allo stesso tempo ricchi di espressività, il drumming di Gunyadin è minimale ma anche intricatissimo e in particolare su “Last Night” lascia letteralmente tutti a bocca aperta. Stessa cosa per Klapmanis, che con il suo contrabbasso movimenta le dinamiche e riempie a meraviglia gli spazi, sopperendo in un certo senso alla mancanza del pianoforte, che in queste nuove date è stato lasciato fuori; per non parlare del momento in cui, durante l’esecuzione di “Aey Nehin” si produce in un assolo “fischiato” davvero sorprendente.

 

La protagonista della serata, da parte sua, si dimostra allegra e comunicativa in una maniera molto diversa da quello che le sue canzoni lascerebbero intendere: è lei stessa in effetti che scherza dicendo che, mentre i brani di Vulture Prince erano ispirati ad un mood malinconico e depressivo, quelli di Night Reign, al contrario, sarebbero gioiosi e addirittura ballabili. È un qualcosa su cui insisterà a più riprese (ad un certo punto indossa anche degli occhiali da sole, per entrare meglio in modalità “party”) e fa decisamente sorridere perché questo suo nuovo disco, a chiunque lo abbia ascoltato con attenzione, appare tutto tranne che solare (del resto, titolo e concept generale direbbero già tutto).

Splendido poi quando, prima dell’esecuzione di “Whiskey” e poi più avanti nel corso del set, offrirà degli shottini di questo liquore ai presenti, con tanto di carrello colmo di bicchieri di carta portato in platea da un suo collaboratore (non tutti, ovviamente, hanno potuto bere e, diciamocelo, la qualità non era granché ma è il pensiero che conta).

Finale affidato ad una versione totalmente riarrangiata di “Bolo Na”, che cambia i connotati anche per l’assenza di Moor Mother e Joel Ross, presenti nella registrazione in studio): a tal proposito racconta che si tratta di un pezzo scritto quando aveva 15 anni e che risentiva dunque molto della passione per il Metal che aveva all’epoca (“Potreste anche far partire un mosh pit” esclama tra le risate dei presenti). In effetti il riff portante ha un che di sabbathiano, mentre l’intenzione generale risulta molto diversa e complessivamente più carica degli altri episodi in scaletta.

 

I quattro salutano, ringraziano, ma è evidente che torneranno per i bis. “Faremo due brani – dice Arooj col tono scherzoso che ha tenuto per tutta la sera – il primo è tratto dal primo album e credo non interessi a nessuno, mentre il secondo è la hit che state tutti aspettando”.

Preceduto dall’altrettanto valida “Aey Na Balam”, esecuzione pregevole ad ulteriore prova della valorizzazione dei brani di Vulture Prince operata dalla band, ecco dunque arrivare “Mohabbat”, il brano da 7 milioni di stream, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti e che ha contribuito più di tutti a spalancarle le porte del successo. Gode anch’esso di una resa invidiabile, ultima occasione per ammirare dal vivo l’interazione di un trio decisamente fuori dal comune.

Peccato solo per l’assenza di “Autumn Leaves” ma direi che quanto ascoltato è stato talmente superlativo che davvero non ci si può proprio lamentare. Appuntamento a Milano Marittima il 9 luglio e a Torino l’11, nell’ambito della nuovissima rassegna curata da Gianluca Gozzi, già direttore artistico del TOdays Festival. Non si può mancare.