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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
April 5th
Talk Talk
1986  (EMI)
ALTERNATIVE POP
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23/07/2018
Talk Talk
April 5th
Ascoltatela assieme al ticchettio della pioggia sui vetri…

Il primo respiro colorato della primavera spazza via il grigio inverno e porta la rinascita (o la resurrezione); la musica si spoglia e ostenta una bellezza ascetica: non abita più le note, diventa un soffio di libertà che s’insinua tra le note, e da fuori le accarezza, le fa rinascere nella percezione rigogliosa e verdeggiante dell’essenziale. La musica si colora dei colori della Natura a primavera. Può sembrare un’astrazione: non lo è.

Vi basterà dedicare 5 minuti e 50 secondi della vostra vita a questa canzone, escludendo completamente tutto il resto, per vederli, quei colori, e rendervi conto che Rinascita, Bellezza e Libertà sono stati d’animo assai meno astratti di quanto abbiate sempre creduto; 5 minuti e 50 secondi in cui non dovete fare altro che abbandonarvi totalmente all’ascolto di “April 5th”, una delle più belle e misconosciute canzoni dei Talk Talk.

La carriera di Mark Hollis, Lee Harris e Paul Webb era iniziata all’insegna di quel tanto vituperato synth-pop che fu una delle cifre stilistiche che più contrassegnò gli anni Ottanta e che ancora oggi viene presa ottusamente ad esempio per denigrarli. Perfettamente in linea col genere, The Party’s Over, album di debutto del 1982, conteneva tuttavia una manciata di grandi canzoni, forse un po’ troppo “plastificate”, non invecchiate benissimo ma senz’altro qualitativamente eccellenti anche se non presaghe della futura genialità. Due anni dopo arriva il grande successo commerciale, soprattutto in Europa: il singolo “Such A Shame” è oggi un brano simbolo degli anni Ottanta (almeno dalle nostre parti) e l’album It’s My Life, assieme all’omonima title-track, si piazzò piuttosto bene nelle classifiche diversi Paesi, mostrando una maturità compositiva e una ricchezza di arrangiamenti sorprendenti.

Quando nel gennaio del 1986 i Talk Talk pubblicano il primo estratto dal nuovo lavoro, l’irrequieta e lussureggiante “Life’s What You Make It”, l’impressione è quella di trovarsi di fronte a un lavoro ambizioso e meno (synth-)pop, dove forma e sostanza si fondono con un’intelligenza musicale di rara eleganza e profondità. The Colour Of Spring prende spunto dal jazz avanguardistico, dall’ambient e da certe sperimentazioni astratte (Vini Reilly in primis, ma anche certo John Martyn) per costruire una musica destinata non solo a durare ma a prefigurare gli scenari futuri di tantissimi artisti e gruppi che fluiranno nell’alveo del cosiddetto post-rock; sotto questo aspetto, “April 5th” è forse la prima canzone che possa definirsi tale.

Tim Friese-Greene, produttore e membro fantasma della band, gioca un ruolo fondamentale, lavorando per sottrazione e suggerendo a Hollis di trattare la propria voce, intima e introspettiva, non in senso canonico, ma come se fosse uno strumento “altro”. Il risultato è un capolavoro di malinconia minimalista: con la voce Hollis qui “suona” una melodia appena udibile e parole quasi indecifrabili, riuscendo mirabilmente a riempire lo spazio sonoro, a incorporare in esso il silenzio, permettendo all’ascoltatore di percepirne la bellezza attraverso la trama e non grazie alla saturazione del suono.                            

Ascoltatela assieme al ticchettio della pioggia sui vetri…