In occasione del Record Store Day e per celebrare il venticinquesimo anniversario dell’uscita di She’s the One, la Tom Petty Legacy (guidata con ritrovata armonia dalle figlie Adria e AnnaKim e dalla vedova Dana) ha pubblicato Angel Dream, il capitolo finale del progetto di ristampe dedicate a Wildflowers, il capolavoro del 1994 riportato alle intenzioni originali del suo autore lo scorso anno con l’uscita del cofanetto Wildflowers & All the Rest.
Come i fan sanno bene, Songs and Music from “She’s the One” (questo il titolo completo) è un album particolare. Sulla carta era la colonna sonora dell’omonimo film di Ed Burns, una commedia romantica con Jennifer Aniston e Cameron Diaz (conosciuta in Italia con il titolo Il senso dell’amore), ma nella sostanza può essere considerato un album degli Heartbreakers, tanto che l’ascoltatore più distratto può godersi tranquillamente il disco senza aver visto neanche un secondo del film.
Al momento della sua uscita, però, She’s the One rimase vittima di questo equivoco (album o colonna sonora?) e non andò benissimo, spingendosi al massimo al quindicesimo posto della Billboard 200, molto al di sotto degli standard di Tom Petty e del precedente e fortunato Wildflowers. Questo ha lasciato a lungo il rocker di Gainsville con l’amaro in bocca e per certi versi ha deprezzato il valore del disco, finito ben presto nel dimenticatoio. Nonostante le oltre cinquecentomila copie vendute, la produzione di Rick Rubin e il buon successo del singolo “Walls (Circus)”, infatti, She’s the One è l’unico album ignorato nel monumentale documentario che Peter Bogdanovich ha dedicato agli Heartbreakers (Runnin’ Down a Dream).
Pubblicato nel pieno dei cosiddetti Clinton Years, negli Stati Uniti della rivoluzione Grunge, delle camice di flanella, di Seinfeld e Friends, in She’s the One convivevano sia pezzi composti appositamente per il film sia brani esclusi da Wildflowers. Ma dal momento che in Wildflowers & All The Rest è stata ripristinata la scaletta originale di quel disco (che nelle intenzioni di Petty doveva essere doppio e di cui ora fanno parte anche canzoni come “Climb That Hill”, “California”, “Hope You Never” e “Hung Up and Overdue”), è chiaro che anche su She’s the One era necessaria un’operazione di revisione.
Questo, infatti, è proprio quello che Tom Petty ha fatto negli ultimi anni della sua vita, quando assieme a Ryan Ulyate (il produttore che dal 2005 gestisce l’archivio degli Heartbreakers) ha dato via al progetto di riedizione di Wildflowers. Il risultato è appunto Angel Dream, che, con una nuova copertina e un nuovo missaggio (a cura dello stesso Ulyate) si pone l’obiettivo di scogliere una volta per tutte l’equivoco che venticinque anni fa ha frenato le sorti di She’s the One, presentando l’album come un disco di Tom Petty & the Heartbreakers a tutti gli effetti.
Delle quindici canzoni che componevano la tracklist originale di She’s the One, in Angel Dream ne sono rimaste otto. Oltre alle già citate “Climb That Hill”, “California”, “Hope You Never” e “Hung Up and Overdue”, sono state cassate sia quelle che nell’album si ripetevano con un arrangiamento diverso (“Walls (Circus)” e “Angel Dream (No. 4)”) sia i due brevi brani strumentali “Hope on Board” e “Airport”. Al loro posto sono stati inseriti quattro pezzi inediti, grossomodo risalenti allo stesso periodo: due sono degli originali firmati da Tom Petty (“105 Degrees” e “One of Life’s Little Mysteries”), uno è una cover di JJ Cale (“Thirteen Days”), mentre l’ultimo è uno strumentale che si ricollega alla title track (“French Disconnection”). A queste va aggiunta una versione estesa di “Supernatural Radio”, che presenta ora circa trenta secondi di musica in più.
Il risultato finale è forse un disco meno psichedelico dell’originale (mancano infatti le melodie circolari di “Walls (Circus)”, con il meraviglioso cameo vocale di Lindsey Buckingham), ma molto più orientato verso il garage e il rock and roll, come dimostrano pezzi come “Zero from Outer Space” (che sfiora la surf music), “Change the Locks” e “105 Degrees”, con gli Heartbreakers lanciati a briglia sciolta. E non scherza nemmeno il jazz di “One of Life Little Mysteries”, un esperimento dove fa capolino il batterista Stan Lynch, che di lì a poco sarà sostituito in via definitiva da Steve Ferrone (nel resto del disco suona però Curt Bisquera).
Come ha ricordato il tastierista Benmont Tench, i giorni passati a lavorare a She’s the One furono all’insegna della calma e del relax, con la band intenta a catturare la spontaneità del momento, senza troppe sovrastrutture: «è stato interessante provare a registrare delle cover per un disco invece di limitarci a impararle solo per i concerti. Abbiamo realizzato una bella versione di “Asshole” di Beck e ho sempre adorato quella di “Change the Locks” di Lucinda Williams». Anche il chitarrista Mike Campbell è dello stesso avviso: «C’è del bel materiale nell’album, cose che non abbiamo mai fatto prima, come la cover di “Thirteen Days” di JJ Cale. Ci siamo divertiti tantissimo a suonarla dal vivo in studio e ne è venuta fuori una bellissima registrazione. Così come “Supernatural Radio”, dove viene esaltato l’interplay tra i musicisti della band: ne sono davvero molto orgoglioso».
Alla fin fine, investigare tra le pieghe dei dettagli, notare le differenze tra il missaggio originale e quello nuovo, e mettersi a scovare tutte le variazioni nella tracklist fa parte del divertimento di operazioni come queste. Ma quello che rende veramente unico un disco come Angel Dream, al di là di tutto, è poter ascoltare ancora una volta suonare assieme Tom Petty, Mike Campbell, Benmont Tench e Howie Epstein, il cui talento risuona in ogni singola nota.