Quando per i Four Year Strong è arrivato il momento di preparare quello che sarebbe diventato il loro sesto album, Analysis Paralysis, sono stati davvero, finalmente, spiazzati. I vocalist/chitarristi Dan O'Connor e Alan Day si sono presentati nello studio del produttore Will Putney il primo giorno di registrazione senza una sola canzone finita, in netto contrasto con le circa 40 idee che avevano portato in tavola per Brain Pain del 2020.
I due hanno trascorso quei primi giorni in una camera da letto a casa di Putney parlando e ascoltando musica, alla disperata ricerca di una scintilla di ispirazione. L'hanno trovata guardando al passato: a ciò che ha reso Brain Pain un successo e persino alla genesi dei Four Year Strong come band, mentre cavalcavano il loro sound caratteristico (energia pop-punk, riffage abile e caustico spirito hardcore) fino a raggiungere la vetta dell'underground alla fine degli anni Ottanta.
Nel giro di un mese hanno completato quasi l'80% dell'album, come l'inquietante “aftermath / afterthought”, dal sapore metal e industriale. Hanno fuso ritmi hardcore infiammabili con la beatitudine melodica dell'alt-rock anni '90 (“uncooked”), si sono dilettati con un reggae ruvido (“out of touch”) e hanno oscillato tra synth vibranti e breakdown fragorosi (“STFIL”).
Il risultato è un album che espande il loro suono classico in modi entusiasmanti, ma che è inconfondibilmente loro: le voci distintive di O'Connor e Day, in cima all'abilità della sezione ritmica, il batterista Jake Massucco e il bassista Joe Weiss. A questo punto della loro carriera, non c'è davvero nulla che non suoni come i Four Year Strong con questi quattro coinvolti.
Tracklisting:
1. aftermath / afterthought
2. bad habit
3. maybe it’s me
4. uncooked
5. out of touch
6. daddy of mine
7. dead end friend
8. paranoia
9. STFIL
10. rollercoaster
11. better get better
12. how do i let you go?