Per due musicisti come Bruno Mars e Anderson .Paak, che, a prescindere dai meriti artistici, hanno vestito di perfezionismo i loro album solisti, questa collaborazione, anche se estemporanea, rappresenta una svolta quasi naturale, tanto i due talenti sembrano incredibilmente sincronizzati. Da quando è stato pubblicato il primo singolo, "Leave The Door Open", è stato, infatti, chiaro che i due musicisti formassero una squadra affiatata, il cui collante, oltra a un’evidente e reciproca ammirazione, fosse determinato, soprattutto, dalla comune passione per sonorità retrò.
Un’alchimia istintiva, corroborata da una visione comune e da un’evidente voglia di divertissement, che ha spinto i due musicisti a guardarsi alle spalle, a rielaborare con gusto personale sonorità vintage, come avviene, ad esempio, nella canzone poc’anzi citata, i cui arrangiamenti sinfonici si rifanno al mainstream dei primi anni ’70, evocando con gusto il sound di certi gruppi soul di Philadelphia.
C’è, però, in questo breve, ma scintillante album, un’attenzione minuziosa ai dettagli e alla scrittura, con cui i due si tengono ben lontani dalla riproposizione pedissequa di un suono, tanto che le nove coloratissime tracce in scaletta comunicano, soprattutto, un’inaspettata freschezza, grazie ad armonie lussureggianti, ritornelli levigati da sensibilità pop e schegge di modernissimo hip hop.
Un lavoro certosino, di minuziosa levigatura, che ha visto il duo scartare decine di take per piccole sbavature che inficiavano il risultato finale sperato. D’altra parte, non poteva che essere così, visto che il progetto, realizzato solo nel 2021, ha avuto una lunga gestazione. Tutto è iniziato quando .Paak ha aperto i concerti di Mars durante le tappe europee del suo tour 24K Magic, nella primavera del 2017. La coppia si è trovata a sperimentare e suonare in studio fin da subito, concordando che, prima o poi, avrebbero realizzato un disco insieme. Nessuna dead line, però, ma l’idea che la calma e la pazienza sarebbero state in grado di dare forma e sostanza organiche alla nascente collaborazione. Quando il tour è terminato, i due artisti hanno continuato con le loro rispettive vite, fino a quando non si sono ricollegati all'inizio del 2020, dopo che Mars ha ascoltato di nuovo i demo che avevano realizzato in tour, tre anni prima.
An Evening With Silk Sonic è, dunque, un album realizzato con una cura straordinaria, che cerca di evitare trappole nostalgiche mirando semmai all'atemporalità e che, nonostante la maniacale attenzione ai dettagli, esprime comunque un’appassionata esuberanza. La sfavillante apertura "Silk Sonic Intro" presenta, particolare non di poco conto, l'ospite principale del disco, il leggendario membro dei Parliament-Funkadelic e signore del funk, Bootsy Collins, che riappare nella maggior parte delle canzoni, dando un segno tangibile della propria presenza, che è evidentemente grande fonte di ispirazione per i due giovani artisti.
I quali, in evidente stato di grazia, hanno messo in piedi una scaletta in cui le gemme si sprecano, a partire dalla spavalda "Fly As Me", un groove tipicamente funky, di orgogliosa stravaganza e ricchezza, o da "777", altro esplosivo funky declinato, però con ringhio rockista, entrambe vertici di un disco che palesa, senza soluzione di continuità, classe, stile e personalità infinite.
In An Evening With Silk Sonic, la magia sta principalmente nel modo in cui la musica si muove: le canzoni sono radiose e traboccanti di gioia, leggere e acchiappone, create dalla sinergia eccitante di due menti in fluente trip creativo. Una piccola gemma, dunque, frutto del piacere semplice, ma insostituibile, di lavorare insieme a qualcuno di cui ti fidi, e che suona, quindi, avvolgente e gratificante come un rapporto di amicizia di vecchia data, in cui basta il lampo di uno sguardo per intendersi.