A volte la simmetria dei desideri si allinea magicamente davanti ai nostri occhi conducendoci a quelle strade che l’anima agognava di tracciare da tempo, per Diego è andata esattamente così. Un giorno di diversi anni fa, grazie all’incoraggiamento di un suo cugino più grande, si arma di coraggio e chiede ai genitori una tastiera e lezioni di pianoforte: sarà proprio questa circostanza ad arricchire la tela della sua esistenza con nuovi colori; ora infatti passerà intere giornate a suonare, studiare e scrivere, scoprendo con sorpresa che le sue poesie, animandosi parola dopo parola, assumeranno vita propria e si tramuteranno in canzoni. Ma il suo più grande sogno è quello di suonare il piano per esprimere se stesso in maniera più viscerale, comunicare con la parte con cui è più legato: la sua fragilità, così difficile per lui da raggiungere, da far sua nei rintocchi del quotidiano. “In te si fa il profumo anche il destino, batte la vita tua non mai vissuta dentro di me, tic tac di nessun tempo”, sentimento interiorizzato da Jorge Guillèn.
“La musica non ha mai smesso di credere in me, neanche quando io facevo fatica a crederci, a volte il momento giusto arriva quando tu meno te lo aspetti e ti accorgi che ogni passo, anche quello più difficile, ti ha condotto esattamente dove dovevi essere.”
Queste parole del pianista Brancaccio, guidate forse dal suo daimon (che Socrate visualizzava sottoforma di voce interiore che ci consiglia e che lo psicanalista post-jungiano Hillman ha invece interpretato come forza o guida nell’individuazione e nel processo della scoperta di sé e della propria anima. “Sono in balia della mia anima”, scrisse d’altronde Pavese) ci conducono al suo primo progetto solista Alone in the crowd, che vede la collaborazione della casa editrice Progetti Sonori. L’album si arricchisce infatti anche di un libro, composto dai nove spartiti originali dei brani, che trattano temi come la solitudine e le battaglie interiori vinte e perse, dove vi si respira l’intensità delle note di un pianoforte che funge da voce e narratore.
Soli tra la folla non è solo la traduzione dall’inglese dell’album ma molto di più: è la voglia di comunicare emozioni inesprimibili a parole, come lo stupore o l’angoscia; a volte il tempo andrebbe vissuto in larghezza, innamorandosi e, perché no, commettendo anche qualche sciocchezza, seguendo la propria stella polare che, per Durante detto Dante Alighieri, conduce sempre a glorioso porto.
“Il tempo è un pozzo nero e la magia che abbiamo in mano noi musicisti è quella di starci dentro, di dilatarlo e rubarlo”. Così la pensava il pianista Ezio Bosso e, se empatia vuol dire emigrare in stati d’animo altrui, allora l’incanto è già in atto fin dall’primo brano, “How We Used To Be”, dove le note assumono la forma di abbracci rubati, lacrime di gioia in corsa verso il sorriso di coloro che ci amano, attendendoci alla deriva dei nostri sogni.
“Lullaby For Olivia”, invece, è la ninnananna scritta prima della nascita della figlia, dal Diego padre alla sua dolce Olivia dai mille riccioli castani, il raggio di sole che squarcia le sue inquietudini tra risate e momenti che inondano d’amore l’oceano del suo sorprendersi. In “An Ordinary Friday” è il cuore a danzare roteando tra le note, volteggiando mano nella mano con la propria emotività, di luce vestita per l’occasione.
Con “A Mind of Magic” si giunge alla conclusione, ma non prima di aver rilegato tutto a doppio filo color dell’oro con le commoventi parole di Diego Brancaccio: “Ci sono persone che coltivano in segreto il dono di poter essere un luogo sicuro dove trovare pace, racchiudono dentro di sé il concetto di casa, permettendoti così di riconoscerti nei loro gesti come un essere speciale. Io dedico a te, Mariasole, questo libro, perché sei stata tu a insegnarmi la più grande lezione d’amore: la cura e la compassione”.