Non è facile atteggiarsi a band post-punk alternativa e fare musica sfacciata e divertente. Far ballare e riflettere simultaneamente è una formula di cui solo pochi gruppi conoscono l’ingrediente segreto. A lasciare secchi sotto il palco gli ascoltatori con mandate di distorsione, urla e cattiverie sonore sono capaci tutti, mentre comporre ordinate confezioni di suoni dal packaging alternativo e pronto per il dance-floor è frutto di un’arte rara. Giunti al quarto album, gli Shopping - una delle più rispettate band inglesi del post-punk “do it yourself”, cioè suonato e registrato in casa - dimostrano di aver raggiunto un perfetto compromesso tra l’approccio dell’autoproduzione alternativa e un risultato più definito, in grado di ambire a una diffusione più ampia. In poche parole, di esser scesi a qualche compromesso, in un’accezione tutt’altro che riduttiva.
Il risultato è “All or Nothing”, un disco di dance-punk che, una volta lasciato partire, non lo fermi più. L’ascolto vola tutto d’un fiato ed è curioso che, nell’era della fast fashion, un gruppo che si chiama Shopping pubblichi un album velocissimo, malgrado le occasioni in cui mettere sul pause per fare il punto della situazione non manchino.
La principale novità è che nell’ultimo lavoro della band londinese (in realtà ora trapiantata per due terzi a Glasgow e il resto, addirittura, a Los Angeles) la non-chitarra e il basso rigorosamente suonato con il plettro si arricchiscono di sintetizzatori, la struttura dei brani sembra più in linea con gli standard di settore e le tracce, finalmente, prendono la forma di canzoni vere e proprie, rispetto alla serie di draft - convincenti ma acerbi - registrati al volo sul precedente “The Official Body” che già, comunque, costituiva un passo in avanti verso un’identità più definita della band, se comparato con i lavori d’esordio.
E il bello che, in tutto questo, non c’è nessuna velleità di fare le cose con approssimazione, di abbassare il tiro della constatazione (avevo scritto denuncia, termine un po’ forte in questo contesto) politica e sociale o di risultare più ammiccanti al popolo indie. La scelta di dare qualche pennellata di elettronica sui brani dev’essere intesa come l’obiettivo di conferire una veste più completa - leggi anche “più pop” - a quello che il loro sound è in grado di trasmettere.
“All or Nothing” parte subito in quarta con la title-track: due note in croce di chitarra e one-two-three-four siamo già a un bpm impossibile. Ma è il primo singolo “Initiative” a restituire la vera natura di questo disco: quello che sembra un vortice post-punk elettrico trascinato dalla batteria, ballabile e scanzonato, dopo appena trenta secondi apre, con un perfetto tema di synth, a un nuovo mondo di cui gli Shopping si dimostrano abili quanto rispettosi colonizzatori. Ritorna la formula del botta e risposta tra voce maschile e femminile con la concitatissima “No Apologies”, mentre in brani come “For Your Pleasure” o “Lies” la band oltrepassa addirittura i confini del synth-pop. Per le canzoni finali “Expert Advice”, “Body Clock” e “Trust In Us” è facile rintracciare qualche ispirazione nella new wave americanissima dei B-52's e dei Devo meno alienati.
Nel complesso,“All or Nothing” è un disco gradevole e fruibile con cui gli Shopping sono pronti a fare un salto anche nelle classifiche delle vendite più mainstream, giacché la loro prima posizione in quella delle band più veloci del mondo continua a mantenersi indiscussa.