Le Hen sono un trio di ragazze Bolognesi, con tanto coraggio, tanta dolcezza e tanta voglia di fare quello che vogliono, senza avere troppe etichette addosso. La dice lunga il nome che hanno scelto: Hen, che altri non è che il nuovo pronome svedese senza genere, perché l’unico genere a cui vogliono appartenere è quello musicale. Hen, però, significa anche gallina in inglese e bizzarro in giapponese: una garanzia di trasformismo, imprevedibilità e un buon alibi dietro il quale potersi nascondere all’occorrenza.
In questo nuovo doppio EP, infatti, è proprio di Alibi che si parla. Ogni pezzo nasconde qualcosa di meno evidente e l’album stesso nasce con due facce: il lato A e il lato B, uno in italiano e uno in inglese, perché Le Hen cantano come preferiscono e appartengono ad entrambi i mondi. Attraverso questa dualità il disco cambia effettivamente faccia. Del lato italiano si apprezzano senza dubbio in maniera migliore i testi che, per quanto talvolta bizzarri, portano alla luce con sfrontatezza sessantottina delle grandi verità, che sarebbero da cantare più spesso a squarciagola. Del lato inglese, invece, si apprezza molto di più l’artisticità sonora, la scelta delle influenze musicali d’oltremanica da cui essere ispirate e un’esecuzione meno grezza, che permette di apprezzare una diversa sensibilità musicale delle ragazze.
Alibi porta con se giochi di parole, dualismi e sottotesti, che a seconda della canzone possono prediligere l’ironia, la sfrontatezza o il coraggio delle parole e delle prese di posizione che contano. Dalle scuse di un raffreddore di “Abore Bio”, al bellissimo inno di “Non Credo” e alla sfrontata e ironica “Taffetà”, e questo solo per il lato italiano. A fianco degli ammiccamenti al lato anglo-giapponese del significato di Hen, si dipana il coraggio di urlare in faccia testi che denunciano le regolamentazioni e gli obblighi morali che le donne si trovano a dover subire nelle loro vite. Un esempio quello di “Maledetto Fa”: «Far la brava, far la buona, far dei figli, far la madre, ricordarsi i compleanni, cucinarti melanzane, farmi sempre rispettare senza farmi detestare […] Maledetto “Fa” [non ti ho scelto], non ci riesco/non mi voglio più ad “accordare”». Perché va bene essere senza genere, ma se si è tre donne di una città italiana e si è persone libere, sono questi alcuni dei problemi che ci si trova ad affrontare; ed è un gesto da persone (non donne, persone) coraggiose e libere poterlo cantare. Ed in italiano, perché va bene il gioco di alibi, ma almeno che il messaggio abbia più possibilità di essere compreso.
A livello musicale si trovano diverse influenze: dal post punk all’indie-rock, dall’art rock al grunge, fino ad ispirazioni più elettroniche. In alcuni punti (leggi “Non Credo”) è probabile che il Capovilla del Teatro degli Orrori sorriderebbe soddisfatto, in altri ci si ricorda i Verdena più grezzi e alcune cose del teatro degli Orrori, il tutto unito alla schiettezza sonora del punk delle origini.
E questo solo rispetto al Lato A, perché non c’è Alibi senza inatteso, e quindi come negare al curioso ascoltatore la sorpresa di un bel lato B in puro english style?
Indipendenti dall’animo all’etichetta, queste tre ragazze non saranno perfette (e difficilmente vogliono esserlo), ma vi porteranno in un’avventura senza pregiudizi e confini, fatta di tanto cuore, tanta ironia, tanto impegno e tanto sudore. Pronti ad affrontare queste tre riot grrls?