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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Ain't No Mountain High Enough
Marvin Gaye & Tammi Terrell
1967  (Tamla/Motown)
BLACK / SOUL / R&B / FUNK / HIP-HOP
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06/04/2021
Marvin Gaye & Tammi Terrell
Ain't No Mountain High Enough
Una hit clamorosa, un duetto leggendario, una leggera e giocosa canzone d'amore, che nasconde però un verso ambiguo

Omnia Vincit Amor et Nos Cedamus Amori, scrisse, secoli fa, Publio Virgilio Marone. L’amore può tutto, vince su ogni cosa, è un uragano che spazza via ogni ostacolo che si frappone fra due cuori che battono all’unisono. Una locuzione che abbiamo letto centinaia di volte, che ha riempito pagine di letteratura e che, molte volte, abbiamo usato, nelle nostre vite, a significare che nulla è più potente di due persone che si amano.

E’ questo il tema che ha ispirato le liriche di Ain’t No Mountain High Enough, celebre canzone pop soul, scritta da Nickolas Ashford e Valerie Simpson nel 1966, e portata al successo l’anno successivo da Marvin Gaye e Tammi Terrell, con uno dei duetti più celebri della storia. Omnia Vincit Amor: non c’è distanza che possa tenere lontano due persone che si amano. Inizia così, la canzone, con un uomo che vuole rassicurare la propria donna sulla forza di un sentimento che non ha limiti e che può tutto. “Ascolta piccola, Non c'è nessuna montagna alta abbastanza, Non c'è una valle tanto profonda, Non c'è fiume abbastanza largo, piccola. Se hai bisogno di me, chiamami. Non importa dove tu sia. Non importa quanto lontano, Non preoccuparti, piccola. Chiama il mio nome, sarò lì in fretta.

Parole meravigliose, che toccano il cuore, che trasmettono la purezza di un amore pronto a percorrere chilometri, non importa quanti, per essere presente e proteggere, confortare, aiutare. La cantano dividendosi le strofe, Marvin e Tammi, come reciproca promessa d’amore, e poi, insieme, in un ritornello così giocoso da sollevare l’ascoltatore a un metro da terra, leggero come un piuma, traboccante di fiducia.

Però, fate attenzione, perché c’è un verso a metà canzone che cambia radicalmente la prospettiva, e mette in luce il motivo della distanza che separa i due amanti. “Remember the day I set you free”: ricorda il giorno in cui ti ho lasciata libera, canta Marvin Gaye, ed è un tuffo al cuore, perché è chiaro che i due ragazzi non stanno più insieme, ognuno ha preso la sua strada.

Ora, quale fosse il senso di quel verso, bisognerebbe chiederlo ai due autori, però possiamo fare delle congetture. Che quelle parole, così intense e poetiche, ad esempio, sgorghino, come spesso succede, in modo un po' teatrale, dalla bocca dell’amante ferito: tu mi lasci, ma sappi che io ti amo, e se mai dovessi avere bisogno di me, io ci sarò sempre. Un modo per suggerire che una porta resterà sempre aperta, un modo, un po' patetico, di aggrapparsi alla speranza.

Si potrebbe pensare, però, a qualcosa di peggio, a un amore tossico. E’ l’aggettivo “free”, ti ho lasciata libera, che richiama l’idea di un rapporto oppressivo e claustrofobico come le pareti di una cella, a cui fa da contrappunto il senso di libertà evocato dalla distanza e dalla natura. Un aggettivo che, volendo, finisce per rendere inquietante quel meraviglioso verso centrale, che risuona quasi come una minaccia: “Nessun vento, nessuna pioggia, Nessun inverno freddo può fermarmi, piccola”.Sono solo illazioni e congetture, ovviamente, che nulla tolgono alla bellezza di una canzone che, tolto quello strano verso, suona come una delle più belle e leggere love song di sempre.

La canzone fu scritta da Ashford & Simpson con l’intenzione di farla interpretare da Dusty Springfield, che si era innamorata della melodia. I due, però, fecero ben presto retromarcia, perché avevano intenzione di intrecciare un proficuo rapporto con la Motown (di cui la Tamla è una divisione). E così fu. Il brano divenne ben presto una vera e propria hit, arrivando alla diciannovesima posizione di Billboard e alla terza piazza delle charts R&B.

E’ curiosa, però, la circostanza che il duetto fra i due cantanti avvenne a distanza, la stessa evocata dalla canzone. Prima registrò la Terrell con i produttori Harvey Fuqua e Johnny Bristol (contrariati dal fatto che la cantante non si fosse imparata a memoria il testo) e poi, in un secondo momento, fu aggiunta la voce di Marvin Gaye.

Il brano fu poi portato nuovamente al successo da Diana Ross, che nel 1970 ne diede un’interpretazione così intensa da farle vincere un Grammy Award.

Breve nota a margine: sei mesi dopo aver pubblicato il duetto, la bella e talentuosa Tammi Terrell, durante un'esibizione live, proprio al fianco di Marvin Gaye, perse i sensi, abbandonandosi fra le braccia del partner. Di lì a breve, le venne diagnosticato un tumore al cervello, che la condusse alla morte in poco tempo, all’età di soli ventiquattro anni. Marvin Gaye, distrutto dal dolore, si ritirò dalle scene per due anni, perché quella perdita, improvvisa e brutale, era davvero una montagna troppo alta da scalare.


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