Dopo una vacanza di qualche secolo Dio è tornato in ufficio, in Paradiso, e per prima cosa chiede al suo staff un brief sugli ultimi avvenimenti. I suoi gli fanno un quadro talmente catastrofico - preti che molestano i bambini, enormità di cibo sprecato e popolazioni che muoiono di fame...- che Dio si vede costretto a rimandare giù il figlio per dare una sistemata. JC (Jesus Christ) gli dice: "Se i sicuro sia una buona idea? Non ti ricordi cosa è successo l'altra volta?" Ma Dio è irremovibile. Così JC piomba a NY, dove vive con alcuni drop-out e ha modo di rendersi conto in prima persona dell'assurdità del mondo degli uomini. E cerca, come può, di dare una mano. Il ragazzo non sa fare niente, eccetto suonare la chitarra. E riesce a finire in un programma di talenti alla tv. Un gran bel modo per fare arrivare il suo messaggio a un sacco di gente. Ma, come già in passato, anche oggi chi sta dalla parte dei marginali non è propriamente ben visto dalle autorità.
Se è vero che l’idea di Gesù che rinasce e torna sulla terra non è originalissima (ci avevano già pensato Andrew Masterson e James Frey), è altrettanto vero che John Niven la rinnova, compiendo un piccolo miracolo di intelligenza e originalità. A Volte Ritorno, infatti, è un romanzo spassosissimo, in cui si ride a crepapelle, ma che, al contempo, è in grado di suscitare nel lettore riflessioni importanti sulle nostre esistenze (alla deriva). I dialoghi urticanti, le situazioni inverosimili, il ritmo incalzante, i continui cambi di registro (si passa dal surreale all’on the road, dall’invettiva sociale all’action vero e proprio) rendono la lettura di esilarante divertimento. Eppure, il retrogusto amarognolo e nostalgico che percorre l’intera narrazione, ci induce a fare i conti anche con lo stato in cui versa il nostro pianeta e con ciò che siamo diventati. Ridiamo, certo, ma ci guardiamo anche allo specchio, ritrovando, attraverso la scrittura agile di Niven, tutti i peccati di cui ci continuiamo a macchiare, in una discesa lenta, ma risoluta, verso uno scadimento etico apparentemente irreversibile. La nostra è un’umanità afflitta da un’ormai congenita incapacità di distinguere il bene dal male, la società è lobotomizzata dal pensiero unico, da bisogni inesistenti e da miti costruiti a tavolino, mentre dilaga il verbo dei falsi profeti (la tv, la giustizia umana, la religione, soprattutto), che dispensano menzogne e predicano odio. Di fronte a questo cumulo di macerie morali, in cui tutto è violenza, cupidigia, ipocrisia e tradimento, può l’Uomo aspirare ancora alla salvezza? Dio lo dubita, ma poi, sorseggiando un buon whisky e fumando un sigaro Habanero, ascolta A Love Supreme di John Coltrane e capisce che la bellezza è possibile e non tutto è perduto. Inizia così A Volte Ritorno, con Dio che manda sulla terra Gesù, rocker sfaccendato e amante della marjuana, a rinnovare il suo sacrificio per amore degli uomini. La trama del romanzo è, dunque, una rielaborazione 2.0 del Nuovo testamento: ci sono i miracoli (la moltiplicazione dei pani e dei pesci, trasformatisi nell’occasione in sandwich), ci sono le prediche sotto forma di concerto rock (Gesù che esegue una versione sudatissima di Born To Run di Bruce Springsteen), c’è una sgangherata accolita di discepoli, c’è Giuda (Morgan, il batterista della band di JC) e c’è una splendida Maria Maddalena (Becky, ex prostituta, che Gesù ha tolto dalla strada). C’è, insomma, la vita di Cristo, come narrata dai Vangeli, ma riletta e riadattata ai giorni d’oggi. Così, l’arsenale che Gesù utilizza per indicare la strada verso il bene non si compone solo di amore, fiducia, amicizia e compassione, ma anche, e soprattutto, di splendide canzoni rock, che sono il collante della nuova fratellanza. Riuscirà nel suo intento? Lo saprete solo nelle ultime pagine del romanzo, il cui finale è ovvio (almeno per tutti quelli che hanno letto il Vangelo), ma non così scontato come si potrebbe pensare. Un unico avvertimento ai lettori meno disinibiti: la satira di Niven è feroce e non risparmia nessuno, la religione è al centro del mirino e viene colpita ripetutamente e senza pietà. Dio e Gesù bevono, si fanno le canne e dicono le parolacce; il papa, colpevole di aver protetto gli atti di pedofilia perpetrati dal clero, viene addirittura dileggiato; beghini e baciapile cattolici sono messi alla berlina e condannati senza attenuanti. Secondo Niven, a Dio non importa nulla della religione, né tanto meno che gli uomini credano in lui. Dio ci ama, ma non pretende da noi amore né rispetto né fede né sacrificio. Perché la religione è solo invenzione, e ha finito per oscurare l’unico comandamento che davvero conta qualcosa: Fate i Bravi! Parola di Dio.