Cerca

logo
SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
11/11/2019
An Early Bird
A volte c’è poco oltre, ma solo a volte...
“In genere la tensione verso un certo approfondimento è una cifra del nostro momento storico. Approfondiamo poco: dischi, relazioni, esperienze di viaggio”. (S. De Stefano).

Il paradosso è come un disco intimo e solitario, come questo in realtà nasconda grande voglia di incontrare gli altri. O forse il paradosso sta anche nel non trovare chissà cosa dietro nonostante il titolo reciti “In Depths”. Eppure non mi convince tutto questo fluttuare nella casualità dei gesti, dei luoghi, in quella routine di pensieri che viaggiano con il pilota automatico… come nel bellissimo video di “Stick it out”, quel sapore di esserci e non esserci allo stesso tempo, quelle attività corporee che ormai sanno da sole come svolgersi mentre la mente pensa e guarda altrove. E pensa. E guarda. E la decisione è presa nel tempo di un caffè. Non mi convince e sono sicuro che, forse inconsciamente, c’è un’orchestra che suona fili d’erba e fisarmoniche dietro ogni singolo attimo del nuovo disco di An Early Bird.

Lui è Stefano De Stefano, An Early Bird dicevamo… e lo incontro per questo nuovo Ep davvero preciso e puntuale, che inneggia agli approfondimenti, che cerca una naturale condivisione più che una misura pubblica della propria espressione. Sento i suoni di una cucina, ma sento anche i suoni dello spazio circostante, sento il vento che sospende il pensiero, sento le luci che il pensiero distrae, sento i riverberi che lo prolungano… l’elettronica che lo arreda e che si fa misurata con cesello artigiano e il tutto che prende una dimensione suddista, quasi che in alcuni tratti risento l’eco lontano delle liriche morbide dei R.E.M.

Nomi che sembrano tornare in questo circolo vizioso che ho nei miei ascolti, nomi che sono vittime di quella voglia che ho di ritrovarli: da Ray La Montagne alle tundre desertiche dei Low Anthem, giusto per farne un esempio. E tutto c’entra sempre poco, sempre lontani anni luce da ogni lavoro di personalità. Pontificare sulle evidenze è ben poca cosa rispetto a quella indescrivibile necessità di divenire parte di questo suono. Che poi alla fine, nella sua semplicità del non troppo ragionato, An Early Bird riesce a farmi sentire parte integrante delle sue canzoni. Ci fosse meno industria dietro sarebbe totalmente appagato anche il mio gusto effimero. Ma l’elettronica sembra quasi non possa mancare, oggi, neanche nei suoni partigiani dei cantautori di provincia.

“In Depths” è un disco che plana, che non atterra mai, che resta su un filo volante che lega a sé le decisioni, le rotture, l’amore e tutte quelle cose che lasciamo in sospeso.

Prima di ogni cosa mi piace parlare di trasformazioni. E qui ci aiutano i nomi… perché e in che modo Stefano De Stefano diventa An Early Bird? Un nome che mi conduce verso parole come risveglio o anche suono umano…

An Early Bird è semplicemente un modo per parlare di un nuovo risveglio e di qualcosa che fa iniziare in modo diverso una giornata. Arriva alla fine di un percorso di 10 anni con la mia band Pipers, con la quale ho fatto tanta gavetta e belle cose.

Di questo video mi incuriosiscono moltissime cose. Partiamo dalla scelta di un solo piano sequenza. Ti dico le mie impressioni… come a dire non interrompermi, come a sussurrare un segreto che però resti custodito…

In realtà non c’è tutto questo ragionamento dietro, ci piaceva semplicemente l’idea di mostrare uno spaccato quotidiano in cui far avvenire un processo di consapevolezza, quello di una decisione che viene presa nel tempo di un caffè.

Poi la scelta di un luogo quotidiano come la cucina, come i gesti semplici, come il caffè… come a volersi mettere al riparo dietro quella finestra?

Spesso mentre facciamo delle cose stiamo pensando ad altro, come se mettessimo il pilota automatico mentre prepariamo un caffè, stiriamo o mettiamo a posto la nostra stanza. La canzone racconta di un tizio che prova a scrivere qualcosa a qualcuno per non lasciare le cose in sospeso ma poi si decide ad andare di persona ad affrontare la situazione. Il tempo di mettere su un caffè, guardare dalla finestra…e la decisione è presa.

E ancora… esiste un significato dietro questo sfacciato protagonismo di quel preciso colore? Forse una coincidenza ma anche nel video live i colori vanno verso la stessa direzione…

È un caso. La video session è stata realizzata in Portogallo mentre ero in tour per presentare il primo disco.

Abbandonando il video… questo piccolo progetto cosa custodisce secondo te? Parli di profondità delle cose come del modo di vivere la vita… è qualcosa che manca in genere o qualcosa che manca a te stesso?

Personalmente cerco di razionalizzare e pensare molto nelle cose che vivo e che faccio. Non voglio che gli altri facciano necessariamente la stessa cosa, qui ho solo provato a rendere accessibile un piccolo pezzo della mia sensibilità alle persone. In genere la tensione verso un certo approfondimento è una cifra del nostro momento storico. Approfondiamo poco: dischi, relazioni, esperienze di viaggio.

Nella vita quotidiana, quella di Stefano De Stefano, ricerchi la solitudine come sembra accadere nelle canzoni? Ricercare la solitudine, il silenzio… in questa società devota al consumismo scenico e al rumore…

Non cerco la solitudine anzi: con la musica provo a stabilire in tutti i modi un contatto reale con le persone.

Chiudiamo: da questo piccolo posto che è l’Italia, trovi ancora erba buona da portare in casa per scriverne canzoni? Oppure è il resto del mondo ad esserti complice?

Cerco di essere complice con tutti. Finora però le date italiane sono andate bene. L’erba buona è ovunque.


TAGS: AnEarlyBird | InDepths | intervista | loudd | paolotocco | StefanoDeStefano