A volte cercare e indovinare le influenze di gruppi e musicisti famosi all’interno del lavoro di un nuovo artista è qualcosa di soggettivo, solo un gioco abusato per far capire agli ascoltatori quali territori musicali stiamo calpestando. E nel caso del secondo album di A Red Idea è anche difficile trovare un riferimento, un filone, tanti sono i sentieri intrapresi. Rimane la certezza del genere, tra folk, indie rock e un certo tipo di cantautorato lo-fi mischiato all’elettronica.
Si tratta di premesse doverose per un’opera che incarna pienamente i crismi dell’originalità, ma, tuttavia, allo stesso tempo necessita comunque di essere incanalata in un’area. Così, se il debutto del 2019, Bed Sea Walks è accostabile alle genialità melodiche e alle intuizioni sonore di Beck e dei National, il nuovo A Second I Will Forget fa un passo in avanti (e pure indietro nel tempo), mischia ancor di più le carte in tavola, con suggestioni che arrivano da Alt-J, Midlake, Adem, Baustelle e da echi di decadi passate, come gli anni Novanta dei R.E.M.; il viaggio a ritroso in realtà non si ferma, fino a tornare a estetiche tipiche dei Sessanta e Settanta con Frank Zappa e i Beach Boys nel mirino, il tutto condito da una produzione impeccabile.
Andrea Liuzza, musicista e patron dell’etichetta Beautiful Losers ha infatti svolto ancora una volta un lavoro eccezionale, tant’è che ascoltando la seconda traccia, "In The Sunshine", un uptempo rockeggiante introdotto da un mellotron arioso, chiuso da pennellate disordinate di sax e con un testo ironico e godereccio, pare di essere catapultati nei mitici Abbey Road Studios, ove i Beatles registrarono, fra le tante, "Strawberry Fields Forever" e i Pink Floyd diedero vita ai loro album più innovativi.
"E mi chiedo come ci si sente, come ci si sente quando non c'è nessuno intorno a te. Cosa si prova a essere quello che cade". ("Your Beauty Is So").
Trentatré minuti distribuiti in nove brani concepiti in momenti e luoghi diversi, con in comune la bizzarra dicotomia fra limpidezza dei suoni e “impurezza” della voce, stralunata e arruffata: Alvise Forcellini è chiaramente un antidivo, e qui ci si riconduce per un attimo nuovamente a Beck e alla sua canzone più famosa, "Loser" e poi ancora al nome della “scuderia” di Liuzza. Tutto collegato? Probabilmente sì, viste le attitudini della casa discografica a scoprire personaggi insoliti e assolutamente autentici.
"E mi sento come se avessi il controllo volando in alto, dall'alto del cielo posso vedere che tutte le cose saranno spazzate via". ("Above You")
La varietà delle soluzioni sonore si denota passando dall’eccellente opener "Above You", cronaca di un volo effettuato con la mente, al di sopra della fragilità terrena, plasmata a mo’ di ballata e con la bellissima seconda voce di Teresa Sartore, al post punk di "Keep Coming", punteggiato all’inizio da una chitarra acustica e piacevolmente attraversato da un organetto in stile Inspiral Carpets.
"Life Was Only", con un piano da urlo di Alberto Bettin, è un altro highlight del disco e dimostra la duttilità di A Red Idea, giocoso polistrumentista abile a giostrarsi tra americana, folk e perfino surf music sotto l’attenta programmazione di Liuzza, oltre ad essere perfettamente a suo agio nella scelta della lingua inglese per i testi, permettendo all’opera di giovare di un respiro più internazionale e consono ai generi attraversati. “Why should I care. Life was only a second I will forget. Will forget. What should I see. Life was only a nightmare within a dream in a dream”, canta Alvise, riflettendo sulla caducità dell’essere umano, sulle frustrazioni subite da chi pensa al futuro cercando delle motivazioni sul proprio esistere che non si possono trovare razionalmente.
Tuttavia da questo disincanto, da un’inquietudine neanche tanto velata, emerge la bellezza della musica, una chiave per prendere una pulsione di autodistruzione e trasformarla in una passione, che fa dimenticare le assurdità del vivere. "Waiting for a Sign" prosegue liricamente tali concetti con la consapevolezza dell’impossibilità di ricevere risposte alle domande importanti della vita: delicati arpeggi, break e cambi di tempo creano un clima sospeso, a tratti onirico, ove l’angoscia viene tratteggiata in una cornice di serenità.
L’utilizzo di synth analogici non invasivi, con effetti tipo vibes, glockenspiel, un mellotron da favola e un inaspettato guitar solo caratterizzano "I Wonder", intensa e ammiccante agli Stereophonics, mentre in "Your Beauty Is So" aleggia un’aura nostalgica, quel gusto dolceamaro definito retromania alla Strokes e Interpol, che spinge musicalmente a fagocitare il passato e risputarlo fuori rinnovato. Ciò avviene anche in "For You And I", cronaca di una tragedia sentimentale in cui traspare la scioltezza di A Red Idea nel raccontare storie in terza persona, avvalendosi di una dinamica e poetica non usuali.
Il bellissimo strumentale "Episode 1" chiude il sipario navigando nei dintorni della new wave per approdare in territori fusion ed enfatizzando la raffinatezza compositiva, con una chitarra distorta e in seguito affilata come una scimitarra, l’apertura avvolgente e una libertà di svolgimento con orchestrazioni che portano quasi a naufragare dolcemente nel progressive. E’ la fine di un viaggio intrigante, surreale e ironico attraverso il mondo interiore dell’autore, un microcosmo spirituale ricco e tortuoso che desidera sprigionarsi.
A Second I Will Forget è una piacevole rivelazione in questo 2023 che, almeno dal punto di vista musicale, si è dimostrato ricco di offerte di qualità. E’ un disco che permette di riflettere camminando nel frastagliato paesaggio sonoro di un animo inquieto. E’ il percorso effettuato da un uomo pieno di tramonti attraverso la propria emotività, talvolta misteriosa, che desidera venire a galla e mostrarsi, finalmente, così com’è.
"In ogni singola mossa vorrei trovare un significato, ma non sentiremo nulla. Siamo uguali al fiume che abbiamo attraversato tenendoci per mano io e te". ("Waiting for a Sign")