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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
A Night Like This
The Cure
1985  (Fiction )
POST-PUNK/NEW WAVE POP
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02/12/2019
The Cure
A Night Like This
Perfetta colonna sonora per terremoti sentimentali e vertice di un disco a cui manca il fascino dei Cure più gotici e presbiteriani, ma che resta la prova convincente di una band consapevole e ispirata.

The Head On The Door è quello che potremmo definire un disco di passaggio, un’opera che traghetta definitivamente i Cure dal post punk crepuscolare della prima parte di carriera (Pornography risale a solo tre anni prima, ma sembra lontanissimo nel tempo) verso un suono che si farà sempre più variegato e contiguo al pop (una mutazione già iniziata, peraltro, coi precedenti Japanese Whispers e The Top).

Un album che, nonostante segni un’importante transizione dalle atmosfere gotiche degli album dei primi anni ’80 verso contesti più mainstream, convince per l’impianto sonoro coeso (è il primo disco in cui i Cure funzionano come band e non solo come proiezione dell’estetica decadente di Robert Smith) e al contempo risulta imprevedibile, accostando hit clamorose (il pop dagli echi smithsiani di In Between Days e la filastrocca maliziosa Close To Me), a rock chitarristico (Push), riusciti esperimenti di post punk spagnoleggiante (The Blood) e ballate malinconiche in salsa (vagamente) orientale (Kyoto Song).

In questo coacervo di idee tanto disparate e sperimentali quanto vincenti (il disco darà alla band un inaspettato successo commerciale), spunta A Night Like This, piccolo gioiello di struggimenti definitivi, attraversato da un senso di tragedia imminente che incombe nel sax disperato di Ron Howe. E’ la storia di un amore che sta collassando, di un relazione sull’orlo del baratro (“Dì arrivederci in una notte come questa/se è l’ultima cosa che mai faremo/Non sei mai sembrata persa come ora/Per favore rimani/ Ma ti guardo come se fossi fatta di pietra/mentre cammini via”) in cui la scrittura di Robert Smith torna a vestirsi dell’enfasi pessimistica che aveva caratterizzato i lavori precedenti.

Perfetta colonna sonora per terremoti sentimentali e vertice di un disco, a cui manca il fascino dei Cure più gotici e presbiteriani, ma che resta la prova convincente di una band consapevole e ispirata.


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