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REVIEWSLE RECENSIONI
A Fronte Praecipitium, A Tergo Lupi
Pino Nuvola
2024  (Pipapop Records)
AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS
7,5/10
all REVIEWS
09/04/2024
Pino Nuvola
A Fronte Praecipitium, A Tergo Lupi
Dieci brani scarni e dolenti. Trentacinque minuti incalzanti in cui Pino Nuvola traduce in musica la sensazione di essere in trappola e di non avere scampo. Una corsa contro il tempo alla ricerca della salvezza che potrebbe arrivare inaspettata.

“L’anima ha bisogno di assorbire i sentimenti di un’altra anima e di assimilarli per restituirglieli più rigogliosi. Senza questo meraviglioso fenomeno umano, il cuore non ha più vita: gli manca l’aria, soffre e deperisce”, scrive Honoré de Balzac nel romanzo Eugenia Grandet.

Quando si perde l’affetto dei propri amati, quando decade la fiducia nel genere umano sembra non esserci più via d’uscita. Ci si trova davanti a un bivio impossibile, come racconta Pino Nuvola attingendo da un proverbio latino, A Fronte Praecipitium, A Tergo Lupi per dare il titolo al suo album. Di fronte un precipizio, alle spalle i lupi, e questa sensazione di essere in trappola, di non avere scampo, viene messa da lui meravigliosamente in musica e, chissà, forse è proprio la musica la redenzione.

 

La musica di Pino Nuvola, al secolo Stefano Durighel, giovane chitarrista acustico veneto, non necessita di parole, bastano la citazione di un antico detto e i titoli delle canzoni a delineare una trama ben precisa, sviluppata in dieci strumentali intensi, mai noiosi.

Non essendovi i testi, si potrebbe dire che l’artista offre la visione di una stanza meravigliosamente affrescata da una porta leggermente socchiusa. Spetta così all’ascoltatore decidere se spalancarla, toccato nel profondo da quei fraseggi chitarristici a volte minimali, a volte più aggressivi, spesso contornati da una tiepida lap steel sullo sfondo. Le note fluiscono in modo naturale, fin dalla traccia iniziale, “Preludio”, che prepara a un volo senza paracadute, a un salto nel vuoto quando non sembra esserci altra possibilità di fuga. Scorrono così “A Fronte Praecipitium”, un brano che figurerebbe perfettamente nei dischi più sperimentali di Angelo Branduardi e, a chiudere il proverbio, la bellissima “A Tergo Lupi”, con lampi di chitarra elettrica a infiammare il paesaggio sonoro disegnato da Nuvola.

 

Ora è il momento della scelta impossibile: la bestia feroce o il baratro? “Datura Stramonium” consente un attimo di riflettere, con quel suo incedere country folk un po’ alla Crosby, Stills, Nash & Young e una slide eterea. La corsa contro il tempo, la svolta verso la decisione finale arriva con “Rupicapra”, non a caso pubblicato come primo singolo. Il camoscio, rupicapra in latino, è infatti capace di scalare ripidi pendii e di muoversi con sicurezza su pareti a strapiombo, per sfuggire ai predatori.

L’immagine di tale animale, che con il lupo abita il Massiccio del Grappa, luogo tanto caro a Pino Nuvola (il cui nome d’arte è stato plausibilmente scelto per celebrare l’albero e il suo connubio cangiante con la Natura), rappresenta il coraggio di saltare nel vuoto se non esistono alternative. In tutti i brani dell’opera (più spigolosi e dolenti rispetto alle melodie del precedente Fremor Arborum del 2019) l’autore trevigiano mette in mostra il suo talento nel fingerpicking, usando le accordature aperte dei maestri dell’American Primitive, genere musicale strumentale, non proprio popolare, fondato tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta da John Fahey.  

 

Nuvola con la sua chitarra acustica, qualche sparuto intervento con quella elettrica e un tocco di lap steel rappresenta mondi reali e immaginari, multiformi e variegati, e prosegue nel racconto con “Artemisia”, la prima canzone dopo il salto per sfuggire all’ineluttabile destino e l’unica composizione a ospitare nel finale un contributo esterno, con il piano e gli archi creati dalle tastiere di Dnezzar.

Gli ostacoli sul cammino non sono comunque terminati: arrivano i capogiri con “Vertigo” accanto alla dolcezza di “Edera”, mentre le terribili difficoltà tornano a farsi sentire nelle due tracce conclusive, “Venenum” e “Viperae”, a dimostrazione che è comunque impossibile staccarsi completamente dalle asperità della vita, le quali a volte sembrano prevalere su tutto il resto cercando di farci soccombere. Tuttavia la musica, con la sua fiaccola di speranza, con la sua bellezza può offrire un’agile via di fuga, trasformarci per un attimo in “rupicapre”, offrendo così il coraggio per interrompere il tormento.