Gli anni più bui nella carriera di Eli “Paperboy” Reed sono stati quelli che, per assurdo, dovevano rifulgere di abbagliante luce. Nel 2012, infatti, Reed passò alla Warner, una major che gli avrebbero garantito maggior visibilità e rilievo commerciale, e con la quale invece rilasciò Nights Like This, lavoro ambizioso, certo, ma pasticciato, privo di autenticità e poco ispirato.
Un fiasco clamoroso, a cui Reed, nel 2016, fece ammenda firmando per la Yep Records e pubblicando un disco, My Way Home, che fin dal titolo, chiariva l’intenzione dello “strillone” del Massachusetts di tornare alla veracità degli esordi e a quel suono vibrante e appassionato, con cui si era conquistato la fedeltà di molti fan e parole lusinghiere della critica. Offelee fa el to meste, si dice a Milano: fai solo le cose che sai fare e non t’improvvisare esperto quando non hai le competenze.
Così, con 99 Cent Dreams, Reed ribadisce qual è la sua tazza di the, e in veste meno garagista del precedente, sforna l’ennesimo disco di soul sudista con vista Stax. Una comfort zone, nella quale Reed si muove senza sbavature, con proprietà di linguaggio e autorevolezza, e con la furbizia da consumato mestierante che sa condurre in porto una scaletta di dodici canzoni utilizzando solo il pilota automatico.
Il suono è come sempre molto vintage, tanto che 99 Cent Dreams sembra essere stato scritto negli anni ’60 e non alla soglia del 2020, e non è un caso che l’album sia stato registrato a Memphis, negli Studios della Sun Records di Sam Phillips, certificazione, questa, di autenticità e garanzia di qualità.
E infatti, il disco è molto divertente: Reed ha una gran voce, il suono è scintillante, le canzoni tutte piacevolissime, alcune addirittura molto belle (gli struggimenti di In The End, il passo saltellante dell’irresistibile Bank Robber, la melodia ruffiana di Burn Me Up).
Rispetto a My Way Home, però, manca incisività e gagliardia, e il disco resta sul piano delle cose ben fatte, che si ascoltano volentieri, ma che non lasciano segni duraturi. Per carità, non si tratta di una bocciatura, perché 99 Cent Dreams regge diversi ascolti senza vacillare mai verso il crinale della noia né dando mai l’impressione, nonostante il filologico citazionismo, di trovarsi di fronte a un disco posticcio.
Tuttavia, da chi esordì con una bomba come Roll With You, ci si aspetta sempre qualcosa in più. Perché a Reed, su questo non ci piove, il talento non manca.