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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
20/09/2017
La Movida
...madrileña, non italiana.
L’uso erroneo delle parole nella migliore delle ipotesi è segno di una approssimazione che – gravemente – è causa dell’altrui (successivo) uso ignorante del medesimo termine.
di Stefano Galli steg-speakerscorner.blogspot.com

L’uso erroneo delle parole nella migliore delle ipotesi è segno di una approssimazione che – gravemente – è causa dell’altrui (successivo) uso ignorante del medesimo termine.

Qualche volta, però, mi chiedo a che livello comincia l’ignoranza, perché se un uso scorretto è fatto da un giornalista, non vedo scusanti.

Nel mio tentativo, periodico ma saltuario, di riordinare i miei libri sono arrivato alla movida (più propriamente Movida).

Mi è tornata subito la pelle d’oca nel confrontare l’essenza del fenomeno e l’uso proprio della parola che lo sintetizza rispetto a quanto si legge sulla stampa italiana. Perciò mi è parso un buon momento per tentare di limitare la proliferazione dell’impiego – sbagliato – del termine.

Ignoro quale sia lo stato delle pagine cittadine di giornali quotidiani e di altra editoria periodica in città diverse da Milano, ma nella mia città l’espressione “la movida milanese” è abusata; il problema sta nel fatto che l’espressione non può concettualmente essere abusata poiché non è mai esistito un suo uso corretto.

Per essere ancora più chiari, un problema di territorialità espressiva sussisterebbe già se scrivessi della movida di Barcellona (a parte le rivalità fra la città catalana e la capitale spagnola), ma facciamo finta di niente e concentriamoci sull’Italia.

Nella prosa “simpatica” di giornalisti e simili, la movida consiste in gruppi di persone sorridenti e scanzonate che tirano tardi con consumi più o meno ortodossi di alcoolici in quartieri ovviamente “alla moda”[1] nel capoluogo di regione lombardo.

Ma questa non è movida, questo è “ir de copas”[2]! Sarebbe “ir de copas por las calles Madrid” se fossimo là.

Sì d’accordo, e allora?

Il fatto è che sostenere che frequentazioni serali di locali pubblici, con o senza tavoli all’aperto, sia praticare la movida non è molto distante dal sostenere che futuristico sia sinonimo di futuribile o che quantizzare sia sinonimo di quantificare, eccetera.

Eppure basterebbe poco: ogni volta che si legge o si ascolta una parola non conosciuta, ci si informa; esistono ancora dizionari, vocabolari, enciclopedie.

Dimenticavo: troppo faticoso.

Andando per massima sintesi, la Movida (dunque con dignità di maiuscola) è stata un movimento artistico e sociale, giovanile, nato e sviluppatosi a Madrid, con una sorta di incubazione oscillante fra la morte del dittatore Franco nel novembre 1975 e il 1979.

Se non fosse che i Kaka De Luxe (sorta di London SS spagnoli, in ambito musicale) esistevano già nel 1977.

Sicuramente il 1981 e il 1982 furono cruciali, specialmente per la musica; tanto che già nel 1983 un programma televisivo nazionale[3] come La Edad de Oro nella sua prima puntata (effettivamente trasmessa) poteva fregiarsi di aver riunito i Kaka De Luxe e con rammarico della presentatrice esso trasmetteva poi due canzoni eseguite dai Parálisis Permanente tratte dalla puntata pilota, perché il loro leader Eduardo Benavente era morto nel frattempo[4].

Se non fosse che un volume monumentale (782 pagine) a mo’ di catalogo di una mostra tenutasi qualche anno fa a Madrid è suddiviso in: artes plasticas, fotografìa, musica, diseño grafico, arquitectura y diseño industrial, moda, letras (ad includere anche i fumetti), cine[5].

Se non fosse che nella Movida c’è una componente di libertà nelle tendenze sessuali di molti personaggi che talvolta è insopportabile, come certe tavole di Rosario (famoso[6]) per il character del detective transessuale Anarcoma (cui Marc Almond ha dedicato una canzone dal medesimo titolo: si trova come secondo b-side nella versione 12” del singolo “Ruby Red” del 1986 o, più agevolmente, nel Volume 2 della eccellente compilation di “canzoni sparse” A Virgin’s Tale) fumettista gay dichiarato.

Qualche affinità con il tempo libero trascorso nei locali pubblici? Nessuna.

Purtroppo, il panorama del “disponibile” è intermittente, sia quanto a fonogrammi sia quanto a letteratura[7].

Comunque, siccome terminologicamente gli artisti non sono individualmente targati movida, per la parte musicale suggerisco, in modo incompleto e in ordine alfabetico, i seguenti, ponendovi come data ultima il 1985: Alaska (essenzialmente con i Pegamoides, eventualmente con i Dinarama), Gabinete Caligari, Kaka De Luxe, Loquillo y Los Trogloditas (ma c’è anche un collettaneo del leader con Sabino), Parálisis Permanente, Radio Futura[8].

Per chi riuscisse a recuperarlo, il cofanetto quintuplo (esiste anche una versione di 15 CD separati che però risulta troppo varia) di La Edad de Oro del Pop Español è un ottimo inizio.

[1] In Italia tutto è alla moda per decenni, bell’ossimoro. I VIP locali non sono persone molto importanti, ma sono solitamente tipi e tipe cui è stato cucito addosso per esigenze commerciali il costume di famosi per un minuto e mezzo (e già il 10% della quota warholiana mi pare eccessivo).

[2] O “irse de copas”.

[3] È da questo momento storico sì che si può parlare in senso lato di “movidas” extra madrilene.

[4] Il 14 maggio 1983, in un incidente d’auto. Esiste un cofanetto DVD quadruplo intitolato come il programma, per chi fosse interessato.

[5] Il volume collettaneo a cura della Consejera de Cultura y Deportes, Comunidad de Madrid è La Movida, Madrid, 2007 (ISBN 978-84-451-3005-6).

[6] Forse non tutti sanno che Lou Reed si rese colpevole di plagio utilizzando senza autorizzazione un disegno di Rosario per la copertina dell’album dal vivo Take No Prisoners.

[7] Cinematograficamente è ben rappresentato Pedro Almodovar, il quale però è divenuto popolare dopo la metà degli scorsi anni ottanta.

[8] Interessanti sono certi riferimenti, evidenti, ad artisti britannici come Siouxsie and the Banshees, The Cure, Bauhaus.