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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
24/10/2018
Salem Mass
Witch Burning
Chi si fosse trovato, nel 1682, a passare per la cittadina di Salem, Massachusetts, avrebbe potuto udire le grida di ragazze disperate e l’odore di fumo del più retrogrado oscurantismo cristiano (si, cristiano) che mise al rogo 19 persone accusate di stregoneria e ne torturò e perseguitò altre centinaia (si, centinaia).

Una pagina così truculenta non poteva certo scampare alle attenzioni dei rocker sotterranei cresciuti all’ombra di Black Sabbath, Coven e Black Widow…

Furono i Salem Mass, della lontanissima Caldwell, Idaho, a produrre Witch Burning nel 1971; album dalla dubbia ispirazione ma pur sempre interessante quanto sanguinolenta testimonianza di un certo shock-rock venuto alla ribalta con Alice Cooper e Bloodrock. E in realtà il lavoro non è poi esageratamente splatter nonostante la tetra copertina.

Certo, la mastodontica jam d’apertura dispiega in oltre 10 minuti tutta la truce potenza di una sorellina minore di In-a-Gadda-da-Vida: riff circolare, azzeccato, tenuto perfettamente a galla dal basso per tutta la durata di un brano in cui una chitarra black-blues di robusto stampo e gli eroismi tastieristici di un Emerson di provincia si scambiano le parti soliste come in una versione da incubo di Light My Fire. Un pezzo imponente, privo di misura ma non di un sottile equilibrio che ci risparmia minuti di noia; datatissimo eppure divenuto un classico dimenticato del west più profondo, cantato oltretutto con la teatrale schizofrenia di un Grande Inquisitore autoproclamatosi Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il tono di scura mestizia si fa ancora più profondo con My Sweet Jane, la canzone più intrigante: una sonata corrucciata per piano elettrico, falsamente urbana, che disegna nell’aria del tramonto depresse figure di ombrosa femminilità violata.

Il resto dell’album si muove per vie più consuete tra biker rock come Why, un’intrusione appena psycho-pop in You're Just A Dream e il classico riffone maschilista di You Can't Run My Life: un’esplosione metallica tra Iron Butterfly, Steppenwolf e Captain Beyond con l’aggiunta del timbro progressiveggiante delle tastiere di Jim Klahr che offre un impasto sonoro veramente godurioso.

Alla fine marca un bel punto Bare Tree, una lunga divagazione tra frustate assai hard e strofe di autunnale distensione, aperta da un maestoso organo da Chiesa Alta e in bilico precario tra Vanilla Fudge, i primi ELP, e degli strani Doors che, in favore di scenari di britannica sperimentazione, hanno rinnegato i blues di Jimbo.

Tre volte, prima del canto del gallo; e dell’ennesimo rogo.

Album raro, argomento horror, opener mastodontica: c’è tutto per fare di Witch Burning un oggetto di culto vinilico; e infatti la stampa USA originale (di fatto un’autoproduzione: Salem Mass SM 101) viaggia costantemente tra i 100$ e i 300$... nemmeno tanto in realtà, ma gli scambi sono ridottissimi. In vinile è anche l’edizione Akarma, mentre la Gear Fab ha ristampato l’album in CD nel 1999: un po’ ovunque tra gli 8 e i 10 euro più spedizione.

 

Jim Klahr - keyboards

Mike Snead - guitar, vocals

Steve Towery - drums, vocals

Matt Wilson - bass, vocals