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MAKING MOVIESAL CINEMA
Thor: Ragnarok
Taika Waititi
2017  (Marvel Studios)
FANTASCIENZA
all MAKING MOVIES
25/10/2017
Taika Waititi
Thor: Ragnarok
Il nuovo blockbuster, uscito nelle nostre sale proprio in questi giorni, ha sposato in toto quello stesso “mood” dell’opera di Gunn, incrementando ulteriormente il lato comico, in alcuni casi quasi parodistico, e riducendo al minimo possibile quello epico e drammatico.
di Simone Nicastro

A distanza di qualche anno mi permetto ormai di dare per assodato che il lungometraggio più rilevante della seconda fase (2013/15) del cosiddetto Marvel Cinematic Universe è stato quel “Guardiani Della Galassia” di James Gunn che all’epoca meravigliò, non solo per gli incassi superiori al previsto, ma per quel “mood” da space commedy in salsa anni ottanta eccezionalmente adatto al lato più cosmic della “Casa Delle Idee”. Ritengo sia necessario iniziare da qui per raccontarvi brevemente del nuovo “Thor: Ragnarok”, terzo film “a solo” del Dio (Zio) Del Tuono e penultimo passo (il prossimo in calendario è Black Panther) dei Marvel Studios verso il doppio evento dedicato agli Avengers, previsto uno per l’anno prossimo e il successivo nel 2019, che chiuderà la terza fase dell’universo cinematografico espanso e probabilmente darà inizio a qualcosa di differente.

Infatti il nuovo blockbuster, uscito nelle nostre sale proprio in questi giorni, ha sposato in toto quello stesso “mood” dell’opera di Gunn, incrementando ulteriormente il lato comico, in alcuni casi quasi parodistico, e riducendo al minimo possibile quello epico e drammatico. Il regista neozelandese Taika Waititi, qui al suo primo film ad alto budget, ha voluto accentuare le caratteristiche ironiche di tutti i protagonisti, regalando a Chris Hemsworth (Thor) la sua interpretazione maggiormente sopra le righe, a Tom Hiddlestone (Loki) l’ennesima prova di talento e versatilità, a Mark Ruffalo (Hulk) la comparsata più schizofrenica e “massiccia” di tutte le sue (verdi e banche) apparizioni, a Jeff Goldblum (The Grandmaster) un nuovo personaggio originale e irresistibile, a Cate Blanchett (Hela) un ruolo da cattiva sensuale e irrefrenabile e a Tessa Thompson una prima e convincente apparizione tra supereroi, divinità e pianeti spazzatura. Da segnalare anche due camei divertenti e riusciti, il solito Stan Lee (spoiler!) e un certo attore londinese (spoiler magico!), e una serie di comprimari vecchi e nuovi efficaci tra cui lo stesso regista (Korg), gli ormai consueti Idris Elba (Heimdall) e Anthony Hopkins (Odino,) e Karl Urban (Skurge).

La storia, come usuale nella produzione dei Marvel Studios, prende spunto da archi narrativi pubblicati in comics degli anni passati (in questo caso non soltanto quello da cui il titolo del film ma anche il famigerato “Planet Hulk”) e osserva Thor attraversare lo spazio attraverso situazioni per lo meno inaspettate (per non citare il nome di uno di questi “attraversamenti”), combattere ovunque e contro quasi chiunque, scoprire vecchi segreti e intrattenere alleanze insperate, cadere e rialzarsi in continuazione per infine scoprire la vera portata del suo potere e il peso sacrificale dell’essere eroe e condottiero della sua Asgard.

A dire il vero non tutto convince in pieno nella trama e nella sceneggiatura con alcuni personaggi poco più che abbozzati e una scansione dell’azione un po’ troppo costellata di interventi ironici. Certo alcuni di quest’ultimi entreranno di diritto per originalità e ingegno nella memoria degli spettatori ma credo che al film sarebbe giovato, per una miglior fluidità, una minor quantità di questi espedienti alla lunga forse ripetitivi tra loro (attenzione, a giudicare in questo caso però potrebbe non essere il recensore ma il nerd, fan e collezionista di lunga data di fumetti targati Marvel).

Dal punto di vista del racconto visivo invece bisogna congratularsi appieno con Waititi e tutti i suoi collaboratori nei diversi comparti (dalla fotografia al computer design, dai costumi alle coreografie) poiché Thor: Ragnarok aggiunge un ulteriore tassello alla visionarietà scenografica e al dinamismo, creativo e non confusionario, dei combattimenti nei blockbuster dei supereroi. Molte sono le scene ottimamente realizzate, non solo di azione, ma ci tengo a prepararvi agli applausi per il combattimento nell’arena, momento iconico per eccellenza (quasi quanto una certa maglietta). Il tutto poi viene supportato dalla colonna sonora essenziale che raggiunge il suo culmine nel connubio tra la grande battaglia finale e “Immigrant Song”.

L’ultima considerazione è infine che il film resta godibile anche per chi non ha visto le pellicole precedenti e quelle correlate però incoraggio tutti quelli che non l’avessero ancora fatto a provare ad entrare in pieno nel Marvel Cinematic Universe perché, per quanto possano esserci limiti, alcune cadute di tono e elementi evidentemente da migliorare, rimane ancora oggi dopo dodici anni dall’inizio la miglior serie cinematografica d’intrattenimento realizzata e ancora in divenire.

Dopo questo tutti i fan di Star Wars, di Star Trek, di Potter e Animali vari, di quelli che mi rifiuto evidentemente anche di nominare e di tutti gli altri che ho sicuramente dimenticato possono tranquillamente insultarmi e reputare questa recensione non affidabile. Excelsior!