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MAKING MOVIESAL CINEMA
28/01/2019
Doctor Who
Stagione 11
Partita con tutti i presupposti per ritagliarsi un posto nella storia della serie, questa undicesima stagione si rivela poco più di una cocente delusione.

L'epoca Capaldi è definitivamente tramontata. L'incarnazione del dodicesimo Dottore non mi ha mai convinto appieno nonostante Peter Capaldi si sia rivelato un ottimo attore, ben calato nella parte, cresciuto con il tempo e sempre più a suo agio nei panni del Timelord. L'attore probabilmente si è unito al progetto in un momento di crisi creativa, con un Moffat (sceneggiatore) a corto d'ossigeno e una difficoltà diffusa nel creare quel coacervo di emozioni che è stato il cuore del serial per un numero cospicuo di stagioni. Ad ogni modo anche nelle annate che hanno visto protagonista l'attore scozzese non sono mancati momenti alti, puntate molto riuscite e una caratterizzazione del personaggio coerente e progressiva. Alla fine di un ciclo che è durato ben tre stagioni avevo comunque accolto la notizia di una nuova rigenerazione, del cambio di attore protagonista, dell'avvicendamento nel ruolo di showrunner tra Steven Moffat e Chris Chibnall, come la classica e doverosa ventata d'aria fresca che avrebbe potuto donare nuova linfa alla serie per rilanciarla al meglio, convinto che ancora una volta il Dottore (la Dottoressa in questo caso) non ci avrebbe deluso. È stata un delusione su tutti i fronti.

L'occasione era ghiotta, per la prima volta dal 1963 il Dottore, in seguito a una delle sue ormai numerose morti, si rigenera nel corpo di una donna; l'evento ha del clamoroso, una svolta storica al passo coi tempi a dare corpo alla quale è stata chiamata l'attrice inglese Jodie Whittaker, una decina d'anni di carriera alle spalle, nulla di particolarmente memorabile in curriculum ma nemmeno un'attrice di primo pelo. Le prime foto della Whittaker nei panni del Dottore lasciavano ben sperare, il look era quello giusto, il volto anche, i presupposti per far bene non mancavano. Cambio totale anche per quel che riguarda il cast dei comprimari, coprotagonisti inseriti nel primo episodio della nuova stagione (The woman who fell to Earth, ottima scelta per il titolo d'apertura), a viaggiare con il Dottore troviamo il giovane Ryan Sinclair (Tosin Cole) nipote della coppia interrazziale formata da Grace O'Brien e dal nonno "acquisito" Graham O'Brien (Bradley Walsh), lo stesso Graham e Yasmin Khan (Mandip Gill), un'ex compagna di scuola di Ryan, ora poliziotta in forze al dipartimento di Sheffield.

 

Nel corso dei dieci episodi che compongono questa stagione, molti dei quali di scarsa qualità, abbiamo un Dottore che deve completamente tararsi sul nuovo corpo: un nuovo carattere da definire, l'aspetto femminile da metabolizzare (questo avviene in fretta), una nuova identità da creare, personale ma come sempre coerente con lo storico del personaggio. La tredicesima incarnazione del Timelord è quella alla quale sembra occorrere più tempo per arrivare al suo equilibrio definitivo, a fine stagione sembra che il nuovo Dottore ancora non si sia "fatto", che non sia diventato ancora "adulto" e che nel corso dell'intera annata non sia riuscito a crearsi quel carattere che lo andrà a definire per tutto il tempo che passerà con noi. Se Dodici era il Dottore del gesto gentile (nonostante il carattere spesso scorbutico) e dell'altruismo, Tredici sembra essere il Dottore dell'indecisione, aspetto che emerge dalle scelte del personaggio, dal suo modo di parlare e soprattutto dalle sue azioni, spesso meno incisive e efficaci di quelle dei suoi predecessori. Se con le incarnazioni precedenti era difficile vedere il Dottore lasciare morti sul campo, qui la cosa avviene con regolarità (anche se non per mano del Dottore) quasi allarmante, spesso il Timelord non riesce a salvare vittime o colpevoli, creando un precedente un pochino straniante nell'economia della serie (anche se nel passato storico del protagonista ci sono grosse zone d'ombra). La scelta della Whittaker non mi sembra malvagia, anzi, proprio come accadeva con Capaldi, nonostante le puntate non sempre girassero al meglio (e quest'anno il livello è sceso ancora parecchio), non ho mai avuto l'impressione che la causa fossero gli attori protagonisti ma ancora una volta mi sembra che tutto sia imputabile a problemi in fase di scrittura. Lo stesso problema si avverte nella cura dei comprimari; a parte Graham che si rivela il personaggio migliore della serie (più dello stesso Dottore) Ryan e Yaz sono ancora appena abbozzati, per il primo si perde lungo il corso delle puntate il suo problema di disprassia che a inizio stagione sembrava dovesse essere uno dei leit motive del personaggio che invece vive più che altro di riflesso sulla relazione con nonno Graham (questa ben gestita a mio avviso), su Yaz si poteva lavorare decisamente di più e meglio, ma magari ci sarà tempo più avanti per farlo.

Mancano totalmente gli avversari storici, se Dodici ha dovuto gestire Missy e tutte le precedenti incarnazioni hanno avuto a che fare con Dalek, Slitheen, Cybermen e compagnia danzante, qui non c'è un avversario degno di questo nome, la minaccia degli Stenza si rivela inconsistente e alla memoria rimane forse solo l'alieno P'Ting, un esserino caruccio e vorace che può piacere parecchio ai bambini (a mia figlia è piaciuto molto). La stagione scorre via indolore, spesso annoia, mancano totalmente i picchi emozionali che hanno decretato il successo della serie (c'è proprio qualcosina in un paio di puntate) e anche il finale non vale più di una qualsiasi altra puntata della stagione, presenta qualche buon momento ma troppo poco per una chiusura d'annata. Per chiudere il cerchio manca lo speciale di Capodanno che per risollevare le sorti di una stagione deludente dovrà davvero fare i botti.